Critica Sociale - Anno XVII - n. 5 - 1 marzo 1907
CRITICA SOCIALE 77 venuta la registrazione dell'Associazione per errore o indebitamente. Orbene, quest'ultima clausol:t è tale, nella sua nudità imprecisa, da consentire all'Ufficio registratore un diritto <liopposizione alla concessione della personalità per ragioni, di merito, e da schiu– dere l'adito alPintluenza di motivi politici nel godi– mento dei diritti consentiti dalla leg-ge. li che, in definitiva, rafforza i timori nutriti dalle masse ope• raie sull'opportunità del riconoscimento. A me sembra, però, che la direttiva da seguire su questo punto, data la psicologia della nostra orga– nizzazione, sarebbe quella di istituire un effettivo regolamento 1wrmati1:o dell'acquisto della personalità. La quale si dovrebbe conseguire per Ja sola vìrtù del deposito dello Statuto (fotto secondo legge) presso l'Ufficio pubblico desiguato. La revoca della capacità cos\ attribuita dovrebbe essere ammessa nell'inte– resse dell'ordine pubblico per motivi tassativamente designati, lasciando che, cnso per caso, le parti in– teressAte facciano valere l'inosservanza delle condi– zioni necessarie al godimento della capacità. Io credo che un tal regolamento non sarebbe più uno SP.:;t.U– racchio por alcuna organizzazione professionale./, Certo, non è da accogliere l'opposizione delle As– sociazioni operaie al riconoscimento quaad'essa è basata sull'intento di sfuggire ad ogni responsabi– lità. Nessun serio argomento può servire per soste– nere il mantenimento di uno stato di fatto, in cui le associazioni appaiono investite di diritti e non di doveri. Non è duhbio 1 invece, che il riconoscimento della personalità delle Associazioni, intensificando even– tualmente le garentie giuridiche ed economiche con– ferite ai terzi dagli associati, assicurerà. alle orga– nizzazioni un 1>iùlargo e sicuro sviluppo. Ma. anche qui occorre una precisa determinazione della responsabilità dell'Associazione, senza di che queste morranno prima di nascere. E la Relazione Murialdi, che insiste affinchè si dichiari :t responsa– bile l'associazione registrata in dipendenza dell'opera dei suoi associati, anche nel caso si tratti di contratti per fornitura di personale ", è poco rassicurante su questo punto. Ma qui viene spontanea una domanda: per quali finalità immanenti è sembrato necessario il regola– mento integrale delle associazioni proressionali? La Relazione ci dichiara d'essersi imbattuta, avanti ogni cosa, disciplinando Je contrattazioni colletth•e, nel problema della capacità giuridica delle parti e d'avere ritenuto che - mal potendosi richiedere da parte degli operai l'intervento dello singole persone fisiche stipulanti, o l'uso delle forme d'organizzazione di diritto comune - non ci fosse che il rim~di9 d\ cteare un tipo nuovo <li Associazione,quella. regililrata, dis6iplinandola per intero. Le premesse non sono molto convincenti, anzitutto perchl? l'intervento personale suddetto non è concet– tualmente, nè per motivi d'opportunità richiesto nelle contrattazioni colletti"e; e poi perchè gli esempi, addotti dalla stessa Relazione, di taluni contratti collettivi notevoli, stipulati da associazioni di diritto comune, negherebbero la premessa. Si osserva contro, è vero, che la conclusione di tali contratti tipici s'è ottenuta dalle organizzazioni mediante lo sborso di forti cauzioni, faticosamente raccolte. :Ma è facile rispondere che la personalità dèlle associazioni non creerà loro senz'alfro un pa– trimonio tale da rendere superflue quelle cautele, e che ancor meno varrà a creare il nucleo patrimoniale il vincolo del quinto dei fondi sociali, che la Rela– zione ha imposto alle Associazioni registrate per far fronte agli " impe#tni sociali ,,. Dacchè l'indefinita sfera di attività lasciata alle Associazioni e la necessaria qualifica tra quegli im– pegni (per la personalità del gruppo) delle obbliga- zioni assunte a qualsivoglia titolo dall' Associaziooe registrata di fronte ai suoi membri, assorbirà sem1>re quel quinto. Per convincersene non si ha che da consultare la statistica dello stato patrimoniale delle singole organizzazioni nel primo semestre del 1906 ( 1), la quale dimostra che, se pur poche sono le Fede– razioni concedenti ai soci sussidì di disoccupazione o pur viaggi, sono anche pochissime le Associazioni che chiudono in pareggio il loro bilancio o con no– tevole margine d'attività. Ma, a 1>arte ogni altra considerazione, il regola– mento integrale delle Associazioni professionali, pro– posto dalla Relazione, ha il torto di non prefiggere termini all'attività delle medesime, di disconoscere le tendenze concrete del nostro movimento operaio, e di alterare il naturale assetto che questo s'è dato. Difatti - dicendo che le Associazioni professionali possono compiere qualsiasi atto che non sia cli com– mercio - la Relazione non determina. alcuna sfera positiva di attività. li che sarebbe pur necessario per sapere, ad esempio, se certi atti. quali le dichia– razioni di sciopero, di serrata o di boicottaggio, do• vranno considerarsi legittimamente compiuti dalle Associazioni, oppure se debbano ravvisarsi quali gravi turbamenti dell'esercizio normale degli enti registrati, e tali da autorizzare la revoca della per– sonalità concessa. Il divieto stesso di compiere atti di commercio non si sostiene su alcuna seria base. Già, nella riforma della legge francese del 1884 sui Sindacati, s'è proposta l'abolizione di una simile restrizione, dimostratasi non rispondente alle esigenze pratiche, e che noi pure possiamo dire scom•eniente alle tendenze delle nostre organizzazioni in genere, e di quelle dei lavoratori della terra in ispecie. Chi abbia present.i gli statuti delle organizzazioni in agricoltura e non voglia trascurare i voti di molti Congressi operai, nei qm\li è 1>ropugnato l'abbandono della tattica della pura. resistenza e la sua integra– zione con la cooperazione e la previdenza in tutte le svariate forme possibili - non giudicherà avven– tato il nostro giudizio. Inoltre, la Relazione, concedendo indifferentemente la personalità a tutte lt'3 Associazioni professionali, siano esse Leghe o Camere cli lavoro, non tiene conto a sufficienza della loro diversa organizzazione interna, e quindi dell'opportunità di un diverso or– dinamento corrispondente; 0 1 riguardo alle l'edera• zioni di mestiere, non s'ispira a quella restrizione di capacità. ch'è stata introdotta acile riforme alla legge francese del 1884 per impedire un'inutile so– vrapposir.ione dei diversi enti, e per coordinarne anche la posizione giuridica. Infine, mentre talune nostre leggi vigenti hanno riferimento, per la designazione dei rappresentanti della classe lavoratrice nel Consiglio superiore, nelle Commissioni provinciali di beneficenza, nei Comitati per le case popolari, ecc., alle organizzazioni locali, la Relazione verrebbe a sovvertire la legittima pre• ferenza finora concessa alle medesime. Per quanto lia tratto, poi, alle Associazioni d'im- 1>renditori, la Relazione esclude la necessità di ordi– narle per motivi non conferenti. Che nelle stipulazioai collettive si faccia intervenire un grup1>0 organizzato, in luogo dei singoli, significa rafforr.are l'osservanza dei contratti, sul cui mantenimento premerà, oltre che l'altra parte contraente, il grnppo con tutte le sanzioni giuridiche ed extragiuridiche, di cui dispone. Onde in questo verso non sem1>lici motivi di oppor• tunità politica si possono invocare. Queste nelle linee generali le ost1ervazioni <·he la prima parte della Relazione i\lurialdi consente. Quanto alla nostra conclusione, le premesse medesime da {I) Vedt Dou. vrr. L<ivoro, 11ett. 1toe, v, 611,
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