Critica Sociale - Anno XVII - n. 4 - 16 febbraio 1907

CRITICA SOCIALE 55 diramato si diffondeva nel più minuziosi particolari per ogni singola disciplina che ra parte dell'ordiuamento attuale; in modo che i materiali da essa raccolti pote– vano esser validi per un miglio1·amento, non per una. t·i(o,·ma; o, nella parte brevissima assegnata al criteri fondamentali per una riforma scolastica, la. questiont', oltre a non essere affatto approfondita (specialmente per ciò che riguarda l posslblli tipi di scuola unica, e la ragion d'essere e l'Intento di questa), era nel tempo stesso gravemente pregiudicate, per il fatto che la scuola media non professionale vi era dichiarata u scuola di coltura generale 11 • Ora, ò noto che 1 precisamente Intorno a questo còmpito di cultura generale, che al– cuni vogliono attribuire alla scuola media 1 o che ri– sponde all'ordinamento attuale cosl farraginoso di pro– grammi troppo vasti, molteplici e ingombranti, coi quall si vogliono infarinare i giovani di un po' di tutto, è viva la disputa. Alcuni esigono che Il flue della coltura ge– nerale non sia esclusivo, ma associato a quello della ginnastica e dello sviluppo della intelligenza e del ca– ratter~ i altri vogliono che la formazione della coltura. generale sia assolutamente bandita dalla scuola media, o che questa debba soltanto preparare il pensiero ad acquistarsela, non fargliela ingerire come cibo non assi– milabile i debba cioè formare uomini pensanti, non sapu– telli ripetitori di cose mandate a memoria. E la Com– mis!lione mostrava invece, anche con tutto il farraginoso questionario sulle singolo materie d'insegna.monto, d'at– taccarsi al concetto più combattulo oggi. Queste e innumerevoli altre deficienze nell'opera della Commissione real e derivavano da un vizio d'origino che conviene evitare. Studiare i mali dell'ordino.monto at– tuale sl può dai sostenitori delle più varie tendenze, riuniti in uno stesso lavoro di indagine obbiettiva; ma fhsare i criteri per una riforma. e tracciarne poi il di– segno non è possibile senza unità di indirizzo. La Com– missiono volle riunire entrambi i còmpitl in uDOj ma la sua stessa composizione vi 81 opponeva, e i suol lavori, quando pure riuscl a radunar!!!, si dispersero in vane ed inreconde lotte tra i vari principt, Inconciliabili fra di loro. Perchò ò bene ammissibile che, anche in una riforma, non si debba senz'altro dar la proterenza esclusiva ad uno fra i criteri: opposti; ma nel senso che, In corri– spondenza ad ognuno di essi, venga formulato un di– segno ben connesso, coordinato, organico, diretto ad uu intento preciso e defluito, e che ai vari disegni poi ei conceda la prova sperimentale, per verificare quale meglio soddisfi alle e!ligenze della società contempora– nea, o per presceglierne poi i più adatti, o per man tenero simultaneamente i vari tipi, se di tutti in qualche misura si sia dimostrata utile o necessaria l'esistenza. Ma un disegno unico, il quale esca dalla collaborazione di persone, che son guidate ognuna da concetti differe!Jtl dalle altre, è come un quadro la cui pittura si affidi alla cooperazione di vari individui, che portino occhiali cli colori affatto diverai l'uno dall'altro. Avviene in questi casi che la conciliazione, non pos– sibile naturalmente, si vuol formare artificiosamente; e, come I principi fondamentali cozzerebbero Inesorabil– mente In antagonismo irreducibile, 81 limita ln discus– sione al particolari pratici, eenza la guida diretti va di un criterio generale. Non è una rtrorma, quella che ne esce, sono ritocchi; lo grandi Idee si sciupano in piccoli ripieghi. Cosl la Commis3\one reale, che, non ostante la para• lisi in essa generata dalla sua stessa costituzione, ebbe il proposito di venire ugualmente a conclusioni pratiche, dovette limitarsi a concezioni ristrette, perdonclo cli vista il nucleo essenziale della questione. Al Convegno filosofico di Milano, in settembre, Andrea Torre esponeva lo linee doli a disegnata rlrorma: tre rami di scuola media superiore, comprendenti il primo l'insegnamento del latino e del greco, H secondo del latino o di una lingua moderna, il terzo di duo lingue moderne. Yien tatto di chiedersi: tutto qui? 1~: questa una t·ifonna? Il problema di rendere la ecuola moderna risponclente alle esigenze sociali nuove e vecchie si risolvo col met– tere il francese invece del greco, o il tedesco in luogo dol latino? E lo concezioni, che al contendono Il campo 9ulla funzione educativa e sociale della scuola medin, si riducono tutto a un dissidio linguistico? Ecco la necessitò. che la :Federazione degli insegnanti promuova un più ampio dibattito; stimoli e critichi l'opera pigra o scarsamente conclusiva della Commis• sione reale; le so,tituisca, so il pungolo della. critica non giovi, l'opera propria. Ma si gu.ardi Il problema In tutta la sua ampiezza, so no cerchi la soluziono con criteri organici di rinnova– mento o non con timirli ritocchi, ohe non si comprende bene a quale Intento mirino. Questo a me paro il còmplto attunle della organizza. zlone degli insegnanti di fronte al paese i il quale in– tenderà assai meglio e appoggerà col suo ravoro le ri · vendicazioni degli lnteres3I cH una classe, quando sia convinto della utllltà effettiva che da es!la gli viene. R. MOSDOLFO, Politica militare Pett i1 mortale de11'eserreito Il disagio morale, che tutti scorgono e lnmentano nell'esercito, ha due cause; uoa ioterna: la condi– zione del personale, più particolarmente degli uffi– ciali e dei sottufficiali, in relazione alle istituzioni militari; l'altra. esterna: la condizione dell'esercito in relazione alle istituzioni civili e alla vita sociale del paese. Ohe oggi gli ufficiali e i sottufficiali nell'esercito, e l'esercito in Italia, non abbiano più nè il posto nò i c6mpiti che dovrebbero avere, è cosa ammessa senza discussione da tutti: sia da quei fedeli e costanti in– namorati del passato, che attribuiscono ogni male presente all'avere camminato troppo, sia da coloro che, mirando eolo all'avvenire che intravedono, pen– sano doverli invece attribuire al non aver camminato nbbastanza. li fatto è che l'esercito ha camminato poco e male: più che camminare, ha tentato di avan– zare brancolando nel buio i e non si può neanche dire con sicurezza se coloro, che diressel'O il movi– mento1 sapessero perchò si erano mossi e dove vo– levano giungere. Fra tanti discorsi e chiacchiere che abbiano inteso in questi ultit'ni tempi sulle questioni militflri, poco o niente si è parlato dello scopo e del valore sociale dell'et1ercito e, ciò che è peggio, se ne è parlato con idee poco moderno. .·. Che cos'è l'esercito? O meglio, che cosa dovrebbe essere? Se lo chiediamo a qualche vecchio militure, questi, colle parole del regolamcnto 1 ci dirà l'esercito essere istituito prima di tutto per sorreggere il Trono 1 poi

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