Critica Sociale - Anno XVII - n. 3 - 1 febbraio 1907

40 CRI'frùA SOCIAl,li ordinarie, fisse e variabili, L. 18.137.0CO i spese obbli– gatorie straordinarie: L. 1.662.0ClO i spese facoltative, L. S.700.(X)(); totale L. 23.S99.000. lfa da queste spese per Pistruziooo pubblica vanno tolte quelle per l"istru• zione tecnica, classica e normale, quelle per i Convitti 11colastici, per scuole agrarie, industriali e commerciali, per mu'lei, biblioteche, pinacoteche, ecc.. che non hanno a che vedere con l'istruzione elementare. Calcolando a circa 2 milioni queste spese per istruzione diversa dalla elementare, resta per Pistruzione primaria una somma di L. 21.999.000, cioé, in cifra tonda, 2-2milioni. Nessuno pensa certamente di addossare senz'altro questa spesa allo Stato, sgravando di 22 milioni i Co– muni del Mezzogiorno. Per quanto sia doveroso, da parle dello Stato, riparare nlle perdite che i Comuni hauuo sofferte in seguito u.ll 'npplicazione della recente leggo per il Mezzogiorno, ò però equo cho il risarcimento sia proporzionato al danno e non lo superi di mollo. J~, poiché il do.uno, secondo calcoli approssimativi assai prossimi al vero, può calcolarsi di 4 milioni ( 1 ), potrebbe lo Stato, largheggiando alquanto, concedere 5 milioni annui ai Comuni meridionali, obbligandoli a pagare allo Stato, come loro contributo all'istruzione elemen– tare, la somma risultante dalla differenza fra 2'2 mi– lioni e 6 milioni, cioè 17 milioni. Il congegno tecnico per una tale rirorma sarebbe semplicissimo i ogni Co– mune pagherebbe allo Stato la somma che oggi de– stioa all'istruzione elementare, dedotta la cifra che lo Stato gli assegnerebbe quale risarcimento della per– dita dovuta alla rirorma tributaria recente. Con che i Comuni potrebbero da un lato assestare abbondante– mente i loro bilanci, dall'altro esonerarsi da una spe<1a che minaccia, col suo progredire fatale, Pequilibrio delle loro finanze. Senonché l'avocazione della scuola elementare allo Stato non può limitarsi ad un semplice passaggio di spese da un ente ad un altro. Se e:-1<1a deve avere una influenza benefica per l'istruzione popolare 1 deve, non 1:1010 distribuire o sorvegliare meglio quest'istruzione, ma nltresi diffonderla e intensificarla di più. Le. qual cosa, tradotta in linguaggio finanziario, vuol dire spen– dere una somma maggiore. Quale potrà es.,ere questa somma.? Il calcolo è presto ratto. Riferendoci alle cifre del 1899, si ha che, nel– Jlltalia settentrionale e centrale, le spese per istruzione pubblica erogate dai Comuni raggiungono per ogni abitante L. 2,99, mentre invece, nell'Italia meridionale e iosulare, tali spese si limitano a L. 1,83 per abitante. S'intende che il salto non è cosi brusco come può ap– parire da que.~te cifrej così che, per esempio 1 si scende dal Piemonte con L. S,SO e dalla Lombardia con L. 3,05, giù per l'Emilia con L. 2,90 e la Toscana con L. 2,15, per arrivare alla Campania con L. 2 1 alla Sicilia con L. 1,80, alle Calabria con L. l,S.3 per abitante. Ma ciò non toglie che, per ravvicinare la diffusione media dell'ititruzione elementare del Mezzogiorno alla diffu– sione media del Nord e del Centro, si debba aumen– tare di circa un terzo la spesa attuale, cioè portare i 22 milioni, che si spendono attualmente, a 32. Dieci mi• lioni all'anno dl più ci paiono, per ora, più che suffi- (') 1 oaleoll ohe eond11eo110R 4ue&ta J)rovletone Il ho e&Jl0lltlnel• l'Avm,ti I del 22 dleemllro 10011.Calcolando Il rapporto fr,1 la 110- vrltnll0lltr, ro11dl11r1aeo111un111e le due Imposte di famiglia e 1111 be11uame none pro,1ncle a1c111anodo,·c, per I regolamenti lm11011t1 dal Commtuarlo olvlle, la riforma tributarla decretata dalla recente ICfiC 1ut Mezzoil0rno, li i1B In atto, lo 11rrtvavo a 6tabll1re che queate due ultime lm110111e d11ranno d'ora lnn11nz1, nel lll.e:u;oglorno, circa 9 mlllont. Oula • milioni di meno di <1uelloche hanno dato nn qui. cienti a perequare le condizioni intellettuali delle varie regioni d'Italia, nè sarebbe forse po~sibile impiegare in poco tempo e utilmente una somma maggiore. Ed ora tiriflmo le somme. Lo Stato spenderebbe per la scuola elementare incasserebbe per contributi comunali spenderebbe effettivamente L. 32.000.000 n 17.000.000 L. I 5.000.000 Ossia con 16 milioni lo Stato potrebbe assestare i bilanci comunali del Mezzogiorno (ciò che dovrà fare, di buona o di cattiva voglia, fra pochi mesi) e avocare a sè la scuola elementare meridionale, dandole subito uno sviluppo adegmlto ai bisogni. }~noi, frl\ questa rirorma che può avere etfetti eco– nomici o politici inl'1perati, e uno sgravio di 15 milioni sul petrolio (il quale, allo stato delle cose, non potrà procumrci neppure quelle agevolezze doganali, dfl parle della Russia, cho il Majorana sperava), non rimaniamo esitanti neppure por un minuto. L'industria degli au– tomobili, al cui incremento si riduce ormai tutta la politica di sgravt del Ministero, non vale certo Pele– vamento intollettual1;1,e per conseguenza politico, delle plebi del Mezzogiorno. ... 11 problema dell'avocuione della scuola elementare allo Stato non è però esaurito con questo esame finan• ziario. I partiti sinceramente democratici chiedono anche un'altra cosa: la laicità della scuola. So benissimo che l'amico Colajanni in~orge contro qne~ta nostra pretesa. Egli vede la terribile ignoranza delle plebi della sua Sicilia, ed ha paura di complicare uo problema, già di per sè arduo e contrastato, con un altro più appassionante e burrascoso. Dateci la scuola - egli dice - qualunque scuola, purché insegni un po' d'alfabeloj più tardi penseremo a laicizzarla. Indubbiamente, da.I punto di vista dell'opportunità, la mossa è abile. Ma ha il difetto d'e~sere troppo abile. I clericali non sono poi cosi gonzi da non capire la n08tra ustuzia e dn non correre ai ripari. Essi hanno git\ iniziutu. h~ campagna contro Pavocazione della scuola elementare allo Stato, in nome delle autonomie comunali o a braccetto dei sindacalisti antistatali. Bisogna, dunque, atfrontare la questione e portarla alla Camera. Anche oggi, prima che la scuola elemen– tare sia avocata allo Stato, il problema esiste e va ri– solto. Vogliamo noi che la scuola sia laica, nel sen:-10 che nessuna credenza religiosa vi sia inseg:iata 1 Eb– bene, noi dobbiamo esigere che la legge vigente s:a rispettata e sia abrogato quell'incostituzionale regola– mento Baccelli, che, snaturando la legge, concede l'in• segnamento religioso quando i genit-0ri ne facciano istanza. Una tale questione, affacciata dal Bissolati nel novembre scorso, dovrebbe formare materia di largo e profondo dibattito, nel quale misurare le forze della democrazia anticlericale. So le grandi dimostrazioni per la libertà di pensiero e contro le forze politiche della Chiesa sono destinate a non osaurir54i io un vocio incomposto, ma a tradursi in opero feconde, bisogna che ne derivi un più vivo, costante, intelligente affetto per la scuola. Perchè solo la scuola, o lo ricordava di recente Emilio Combe:., può avere la virtù di uccidere la Chiosu. lvANOE BONO:\!!. Al prossimomouero: Per Il\ riformi\ 1lell11 sc11ola media dà fll'O(. B. llolf– DOLfO.

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