Critica Sociale - Anno XVII - n. 2 - 16 gennaio 1907

30 CRl'l'ICA SOCIALE :Ma a noi tutto cib poco importa. Ne ho fatto cenno per concludero cho gli elettori furono suggestionati da una forza cho non vollero discutere, e n cui sono abituati ad ubbidire ciecamente. Questa forza venne <lai parroci 1 i quali clisciplinarono ~li elettori al momento della battagliai senza. strepiti, senza disconi, senza ragionamenti. Diedero un ordino, e l'ordine fu eseguito. Le nuove milizie cattoliche porta– rono all'urna il grosso contingente, che fece procombere la bilancia elettorale. l cattolici votarono, senza timi– dezzft questa volta, e voteranno ormai sempre con più ardore nelle elezioni politiche, unitamente al partito moderato, formando quel bloccoconservatore, dal quale le ('lassi proletarie e le classi che lavorano material– mente o col cervello nulla avranno mai da sperare. Io non discuto se i moderati fanno bene o male ad unirsi coi clericali o subirne lo imposizioni; nè discuto la condotta dei cattolici, i qttali, sentendo mancarsi il terreno, nè potendo più avviucere al loro carro i con– tadini colle Casse rurali e coi Ricreatori, si avvinghiano a un morente partito colla speranza di ereditarne le spoglie in un dì non lontano. La tattica degli avversari non è affar nostro. Noi dob• biamo in\·oce pensare alle misere classi che vogliamo redimere dalla doppia schiavitù economica ed intellet– tuale. Dobbiamo provvedere a che non contiuuino 1 in– gannate, a favorire coi Yoti i so~tenitori di una vita SO· ciale che le inchioda alla miseria e al dolore. La gran piaga morale è Fignoranza. Dover nostro è istruire le classi avvilite delle campagne. Esse non hanno vita intellettuale; non sanno unire due idee, nè elevare lo spirito al disopra della più gretta e stolida supersti– zione. Il dovere dei socialisti, quello che va sopra tutti gli altri, è di far prosperare le scuole di campagna; aprirle in tutte le borgate e retribuirne i maestri, afflnchò so– stituiscano, nella vita nuova di civiltÌL o di progresso, il prete, nemico, sempre stato, dei poveri, dei lavoratori, di coloro cho patiscono e soffrono. Ecco il nostro do,·ore 1 onorevole Turati. Non pensiamo, soltanto, come si fa 1 all'istruzione dei grandi centri, dove la coltura popolare ha tanti mezzi per olovarsl e com– pletarsi senza bisogno di spinte e di raccomandazioni. Rivolgiamo con più amore le migliori nostre energie, i proventi della ricchezza nazionale, alla scuola rurale, dove migliaia o migliaia di inebetiti e incoscienti ba– ciano ancora, con riverenza paurosa, la mano dei loro tirannelli, che vivono oziosi del frutto dello loro insop– porlabili fatiche. Altro che dimostrazioni frh-ole, sterili diatribe, scioperi o dimissioni inconsulte! Abbiamo innanzi tanto lavoro, più urgente, più santo, più utile, a vantaggio della classe rurale in ispecie; abbiamo da creare la scuola, il tempio della nuova età, per la definitiva resurrezione economica, intellettuale e morale del pOJ)Olonostro. La sconfitta di Vittorio ci rammenti questo nostro dovere. Suo affezionatissimo LUIGI SUTTO. Concordiamo interamente col nostro collaboratore. Lo dice il titolo che abbiamo imposto alla sua let– tera; lo dirà meglio la rubrica cli polifica scolastica che abbiamo aperta nel giornale: il " vero anticle– ricalismo ,,, che possono fare i socialisti, non consiste in quel volterrianismo che si tenta rimettere in voga, e a cui manca, per essere tale davvero) unicamente - ma non ò poca cosa - lo spirito del signor de Vol– taire; non consiste nel dileggio del sentimento reli- gioso, nella goffa e magari pornografica. caricatura del sacerdote, nella ~liffusione dello spirito di scherno e di intolleranza: questo non è, per dire il vero, che del cattolicismo travestito e, qualche volta, peggio– rato: esso urta le fedi sincere, nelle quali può essere un germe di severità morale molto prossima a quella onde nasce la fede socialista; intimidisce gli spiriti deboli, che, anche se guadagnati per questa via, non reca.no forza a nessun partito; non CQnverte vera– mente nossuno. Più ancora: una propaganda a base di manifestazioni clamorose, di svillaneggiamenti, di persecuzioni appal'Cnti è fatta per risuscitare nelle tendenze cattoliche tutto ciò che esse possono ancora serbare di forza e di prestigio, e si risolverà in un ritardo nel progresso dei problemi pratici che in– teressano le classi proletarie. li vero anticlericalismo consiste nel dissipare le dense nebbie che circondano il pensiero delle classi povere. La lotta con ciò che ha di deprimente la superstizione religiosa non può essere fatta utilmente che sul terreno del pensiero e su quello delle opere. Lo spirito religioso no)l si abolisco se non sostituen• dolo. Finchè hl, Chiesa provvederà a una folla di funzioni morali e materiali necessarie, alle quali la società laica non provvede) la Chiesa sarà - e sarà giustamente - invincibile. La diffusione della scuola - sopratutto nelle cam• pngne - non è dunque che una parte) ma una parte preliminare, di ciò che dee farsi per la redenzione morale delle plebi. ì\Ia la scuola stessa, por sè sola, anche nel puro campo dello sviluppo intellettivo, è poco più di nulla se altre opere complementari non ne proseguano l'influenza nella vita. La scuola che si arresta al saper leggere e scrivere, e non ne in– fonde l'amore e la necessità, è anch'essa una men– zogna convenzionale e un lavoro improduttivo. Se il partito socialista italiano impiegasse dicci anni della sua vita per affrontare e risolvere soltanto questo problema, non avrebbe sprecato il suo tempo e le sue energie. Ma è caratteristica del partito socialista italiano di delibare cento problemi senza. indugiarsi su al– cuno, svogliandosi alle prime difficoltà e volgendosi a conquiste che gli sembrin più facili. Nessuna con– quista però è veramente facile) se l'aziono debba andar oltre l'epidermide. E di questo vezzo, o vizio, converrà che il partito si corregga. Noi scriviamo sopratutto per questo. LA CtUT!CA. l.ì'ECOf-1.0lVIIAIf-1.Gl.ìESE alla fine del secolo XVIII Alla vigilia della grande guerra contro la rraiicia, che costituì il maggior cimento, al quale sieno mal state esposte la energia, la tenl\Cia e la vita stessa. del popolo inglese, noi troviamo in Inghilterra l'agricoltura fiorente, l'industria ancora limitata, ma che mostra giJ\ gli inizii del meraviglioso sviluppo che dovrà avere più tardi, e i salari del lavoro agricolo e industriale estremamente depressi. In questo periodo l'agricoltura forma ancora. la fonte principale della ricchezza della nazione, e co– stituisco l'occupazione prediletta di tutta la nobiltà. Mentre l'aristocrazia francese consuma le sue giornate negli ozi di Versailles, i nobili inglesi pongono il loro orgoglio nell'attendere alla coltivazione dei terreni; Pagrico!tura è considerata come un divertimento, o come un atf6.re , e spesso come l'una e l'altra cosa in– sieme. Arturo Young, scrivendo nel 1772, ritiene che il valore dei terreni sia di 536 milioni di lire sterline, o di

RkJQdWJsaXNoZXIy