Critica Sociale - Anno XVI - n. 22 - 16 novembre 1906
342 CRITICASOCIALE articolo su " Le spese militari » dice e afferma cose che qualche nnno fa, pubblicate dai fogli socialisti, soll~vavano le ire e le scomuniche dei bigotti della politica, mentre poi traevnno la _loro origine dai Cir– coli militari dove, piì1 o meno liberamente o pale&e– mente, erano discusse e deplorate. . . Queste, per esempio: che, mentre, da venti anni ad oggi, Pescrcito si a,igirò sempre intorno ai 200.000 soldati di forza media, fra 'l'orino, Alcssnn– dria, ?lrilano. li"ircnze, Gf'novn e poche altre città, spese la bellezza dì 50 milioni per fabbricati_ ed aree militari: che molti uffici, e in modo spccmlc le Direzioni ministeriali di Artiglieria e del Genio, spesero con discutibile criterio lo somme impostato i\ loro favore, tantochè si sciuparono 25 milioni. - sopra 60 assegnati - in materiale che presto biso– gnerà rifare si fabbricarono e si fa.hbricano fucili in numero ;suhcrnnte, caserme difettose ed edifici non urgenti, trascurando per contro di innnlznre forti e batterio ai conflui. u Si sarebbe quasi indotti a cre<lere- aggiunge testual– mente il Gio,·nale d 0 Jlalia ~ che li quesito propostosi dal– l'Amministrazione militare sia stato il seguente: rare coi rondi disponibili opere non strettamente o rigorosamente indispensabili, ml\ atte a soddisrnrc esigenze e influenze parlamentari e municipali, nella certezza cbe, in altro momento, ai hisogni di assoluta e grave necessità, per amore o per forza, avrebbe poi provveduto in extremis il Paese. E cosl spieg&.si che, mentre, dodici anni or sono, si chieclevano 400 milioni di spese straordinarie, assicurando che con ciò rimedlavasi a tutto, oggi, dopo averne già spesi la metà, si continuano a reclamare gli originari 400, sempre in grazia <li un completo di~egno di difesa! 11 Fin qui sono anch'io (l('J parere del Giornale d'lfalia e faccio mie le sue parole, specialmente le ultime, compreso quel µunto ammirativo finnle, molto espressivo. Ma) quando il Gionmle d 1 ltalici comincia a fare per conto suo il calcolo della spesa e ci racconta che, oltre le somme già. stanziate, bi– sognerebbe mettere a disposizione del Ministero dellfl guerra dai 30 ni 40 milioni, io, J)Ul' apprezzando la discrezione della domanda in confronto alle tante delle quali abbiamo sentito la minaccia, non mi perdo neanche a vedere se i conti tornino e se le spese siano necessarie o no, e trovo che si ha tutto il diritto e il dovere di ris1)ondere semµlicement.e: " Sentite: o giolittiani, o sonniniani, o quello che volete, patti chiari e amicizia lunga; non parliamo di danaro senza parlare di una seria e conYeniente garanzia, perchè è tempo che il danaro pubblico finisca di filare così sconclusionatamente come ha fatto finora. Prima vediamo di trovare il modo di metterci al sicuro dalle catth•e sorprese - che ne abbiamo già a"ute tante - e poi.. .. rifaremo i conti. n "È vero che anche il Giornale (l 1 ltalia riconosce che le nuove spese non bastano o rammenta che era fermo proposito dell'Amministrazione :Majnoni di ri– fare tutte lo leggi fondamentali dell'esercito: ma, tant 1 è, abbiamo paura del1 1 acqua fredda dopo essere stati scottati da quella bollente e non ci fidiamo più di nessuno. . .. A chi non abbia cosbwtemente seguìto il dibattito di questa famosiHsima e quasi etenrn questione mi– litare riesco difficile spiegarsi come mai essa in tanto tempo non abhia avanzato cli un sol passo verso la soluzione e sin invece rimasta stazionaria, smarren– dosi e peggiorando tra un'infinità di dispute, discorsi e consigli tanto sa1>ientissìrni quanto inutilissimi. Se l'indole dì questa Rivista e il tempo e lo spazio disponibili consentissero cli scendere all'esame di molti particolari, sarebbe facile dimostrare come, nelle proposto di riformo fatto sinora dagli innume– revoli salvatol'i dell'esercito - patentati o dilettanti - sµar:ii per tutta l'Italia, ci sia da scegliere tanto di bello e di huono da rifare da capo la. forza e la fortuna dell 1 esercito. Ma, anche \'Olendo darci al più pericoloso ottimismo e ammettere la possibilità di veder salire al potere un ministro che, a\'endo scelto in precedenza tutto quel bello e quel buono, pensasse da.v"cro ad attuarli, il nostro ottimismo non potrebbe mai arri\'arc al punto di crearci illusioni sul risultato finale dell'opera sua. Anche se quel ministro riformatore non fosse sbal– zato di sella alla prima votazione nel Parlamento - dove possono tanto l'affetto 1>cr il vecchio e la paura del nuovo e ancor più le spinte d 1 interessi materiali o morali - e potesse perciò attuare qualche parte del suo programma, non per questo Popera 1:1ua. ri– sulterobho meno vana ed inutile in virtù del sistema dominante nella nostra vita pubblica, per il quale semhra che ogni ministro, salendo al potere, creda di avere il còmpito principalissimo di distruggere quanto più può cli quel che fece o lasciò in piedi il suo predecessore. Qui ritorno d'accordo col redattore del Gionzale d'Italia e con mille altri a sostenere che, piì.1ancora della scarsità dei mezzi, iJ malanno più grosso è la mancanza di un indirizzo preciso e sicuro nell'opera del Ministero della guerra. Questo è veramente il più grosso male, non solo dell'organizzazione mili– tare in sè stessa 1 ma anche dello spirito dell'esercito; perchè questo continuo mutare dei criteri direttivi col mutare delle persone al potere, e questa continua incertezza del domani, oltre ostacolare il progresso e il consolidamento delle istituzioni militari, genernrono una grande sfiducia ed un profondo scetticismo nei quadri. Sfìducia. e scetticismo ai quali soltanto va addebitato - ciò cbe si trova più comodo di adde– bitare alla propaganda dei socialisti o dei così eletti irrequieti ambiziosi - l'enorme malcontento dei gradi inferiori e la rilasciatczza disciplinare, che indiscuti– bilmente comincia a serpeggiare nell'esercito e che appare tanto più pericolosn. in quanto si fonda. su giusti lamenti o su giuste aspirazioni. . . . Perciò - prima di parlare di riforme militari e per poterle anzi rendere possibili - hisogna vedere di eliminare questo primo e grossissimo male della instabilità cli indirizzo delle nostre cose militari, già lamentato da molti ed al quale credeva porre rimedio il ministro ?lfajnoni colla creazione di quella famosa Comtt1issione 1->arlameutare che in pratica si è dimo– strata molto parlamentare, assai più politica o poco o niente tecnica: tutto l'opposto di quello ehe era e sarebbe necessario. A mali estremi estremi rimedi. Per correggere questa instabilità. non c 1 è che un mezzo: imbrigliare le facoltà dei ministri riducendole alle funzioni di alta direzione disciplinare ed amministrativa e di attuazione di un programma e di un piano studiati e regolati da un qualcbc ente di autoritli. e stabilità maggiori di quella di un ministro. Nella nostra costituzione militare c 1 è - istituita con decreto del 19 luglio 1899 " per risOl\'ero in tempo di !HlCO le più importanti questioni concer– nenti la. prepn.raziono della difesa nazionale 11 - una Commissione Suprema per In difesa dello Stato, della qui.ile fmrno parte i più autorevoli ammirnglì e ge– nerali1 e che finora non ha dato alcun frutto perchè le sue decisioni ed i suoi voti sono puramente pla– tonici e non vincolano per nulla i due ministri mi– litari; i quali, se no n vi entrano per altro titolo, per la loro qualità e.li ministri non sono neanche chia– mati a far parte di questo magno consesso.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy