Critica Sociale - Anno XVI - n. 22 - 16 novembre 1906
CRITICA SOCIALE 349 tarderanno a trovare sviluppo e ad esercitare larga efficacia. E con ciò non voglio riferirmi al fatto che le sue parole sulla comunanza della terra furon as– sunto lia Sylvain Maréchal a insegna del Manifeste deségaux nella congiura cli Babrouf, e che il Babrouf stesso, come già il Fauchet, prese a fondamento della sua dottrina la massima. del dit'itto alla vita e alle sussistenze, " scms que perso,me ait rien de trop ., 1 proclamato così nel JJiscours come nel Contrat. Ma la proprietà comune dei mezzi di produzione recavn, per il Rousseau come già per il Locke, un nuovo concetto del diritto di proprietà individuale; l'esi– genza del lavoro quale suo fondamento unico signi– ficava diritto per ognuno al solo prodotto dell'opera proprio, dovere per altri di rispottttrlo. La. proprietà, quale diritto naturale, si risolve nel possesso del prodotto integrale del lavoro; e il Rousseau nel Di• scottrs sw· l'foégalUé mostra cli considerare la viola– zione di questo diritto quale causa del disconosci– mento di tutti gli altri. Ora a noi interessava chiarire il 1>ensiero del Rous– seau su questo punto, anche pernhè il Contrat socia/ ha inspirato direttamente la l)ichiarcizione dei rliritli 1 la quale pertanto non può essere interpretata in modo disforme da esso. Nè avrebbe potuto la Dichiarazione affermare la proprietà come diritto naturale inviola• bile, se non deducendola, come il Rousseau volev,,, dal concetto cli personalità e giustificandola esclu~i– vamente col la"oro. A ciò non le teorie del Rousseau soltanto condu– cevano. Le dottrine degli economisti, che a quelle si soglion contrapporre come la tendenza individua• lista s'oppone alla socialista, non si trovavano affatto su una ,,ia diversa. Io mi riservo di dimostrarlo più ampia.mente altrove: qui accenoo per sommi capi. L'economia ò, oei secoli X\'11 e xv111 1 strettamente connessa con la filosofia: Adamo Smith era professore di morale. Seguace del Locke, egli tmsforma in unità cli misura ciel valore ciò che il Locke aveva dato come fondamento giustificativo del posseBso: il la– voro. Ma dei prodotti del lavoro anch'egli afferm1 la pn>prietà inviolabile: "la proprietà più inviolabile "è quella del lavoro, perchè è fondamento od origine " di tutte la altre, è la proprietà più sacra n· Ma. alla vigilia della rivoluzione francese un altro eco– nomista, il Necker 1 ministro di Luigi XVI, ossen•ava, al pari di un comunista, il Linguet, che quella pro– prietà ò violata nell'operaio, e che in ciò sta la. causa della sua soggezione. L'oppressione, dice, consiste "da11s le pouvoir qu'ont lespropriétai,·es <lene tlounrr i: en l'rlrnugo tlu trnvail que le IJlus pctit snlaire "11ossihlo" (1). Jt la teoria del plus-valore, che ra. le sue prime apparizioni ; e il .Necker poteva E_lsser ricordato dal 11Iarx accanto e contro all'altro scrit– tore del xv111 secolo, autore del Saggio sull'iuàustl"ia e sul commercio, che egli richiluna nel cap. xxiv del L. I do\ Capitate. Le idee del Nocker del resto si trO\'avano anche, e in forma assai esplicita, in un discepolo di Adamo Smith, in Sir J'. !I. Eden. Nella scuola dei fisiocratici v'ha chi ritiene che dal principio del Locke possa dedursi la giustifica– zione della pro1>rietà privata. È il Mcrcier dc la Rivière, nel libro De l'or<lre11aturel et essentiel des sociétls politiques (Londres 1 1767) 1 che traccia una specie di catena sillogistica, le cui proposizioni sono: J 0 diritto alla vita o prop,·iété pers01mellr; 2° diritto alle sussistenze; 3° diritto al lavoro; 4° diritto ai frutti del lavoro o vropriétè mobilière. Ma da questo ef!li vuol passare al 5°, diritto alla propriflé fonciére, col dire che il lavoro, " incorporé '[}Ottr ainsi (lire (I) Lo UgLslotJon et lt commel'ct de g,·(llns, nn,. SI oonrrontlno le parole dei ;\fan: " Il caplta11eta, ohe vuole ooAtut ! Ottenere 0011 la "'minor quantllA J)0Hlblle di <11rnaro la mAggl!)t qu1tntl1à poun,ue - di lavoro ~· Jt CopJtott, 1, 1, o. xix. àans les terres, 11e 1)i'ttt en Ptre sépai:I "' Egli sup– pone per ciò che lcLterro, prima crcsser hn·orata, sia senzi.1.valore e che di più, senzu possesso individmdo della te1Ta, non sia possibile la stessa proprietà personale. Ma il .Mably (Doutes proposés au.c éco11omistes) assai facilmente può osservargli che, so la terra è neces– saria ad assicurare In sussistenza. dei cittadini, non occorre per ciò che appartengll ai singoli 1 anzichè alla. comunità. 'fanto più che dove, come nel La Rivière, il concetto di proprietà cerca la su.i le– gittimità nel diritto alla sussistenza, non può dtt. questo passare al diritto ai frutti del proprio lavoro senz1l attraversarne uno intermedio: il diritto al la– voro, qualo mozzo produttore cli sussiate□ze. F, il La Jtivière l'aveva sentito. lfa diritto al lavoro si– gnifica. diritto ai mezii di produzione; e, se un in di\ 1 iduo con la appropriazione esclusiva da lui com• piuta ne priva altrii la sua occupazione diventa, secondo avean detto Locke e Rousseau, illegittima. li nuovo fond,unento dato alla pro1>rietà richiede quale condiziono indispeusabile l'uguale possibilità in tutti di raggiungere il soddiaracimento dei propri diritti naturali. gc1 ecco perb.L11toil Mably condotto, nella \'ia che il Rousseau aveva già tracciata, a di• chinrare la necessità di sostituire alla occupazione inrlividuale la comunità dei beni, come unico mezzo di ristabilire l'uglrnglianza, la cui distruzione pro– clama contraria. a natura. e sorgente di tutti i mali dolhL società e di ogni depravazione umana (De la législation, Entretiens <le Phocion ). Queste idee già aveva affermate il :Morelly (Cvae de [(1, nature, 1775); e, se anche le loro teorie trovan seguaci solo fra. i giacobini 1 e, poi, fra i babouvisti, il principio dei diritti naturali, da cui eran dedotte, era patrimonio comune cli tutte le menti, e rii1ssu– meva in sè lo stato d'animo riflesso nella Déclaraliou. Il concetto di personalità umana è fondamento cli tutti i diritti; ma come, da una parto, esso riluce il diritto di proprietà a legittimo possesso dei pro– dotti del proprio lavoro, così, dall'altra, dà origine a una nuova conseguenza collaterale, il diritto al lavoro e all'assistenza. E, se la prima parte noi tro• viamoi nella rivolu1,io11O, più specialmente afftJrmata dai rappresentanti della borghesia 1 che ritengono, in base ad essa, giustificata la proprietà iudustri.1lc contro la fondiaria (come il narnave), la seconda, che è sopra.tutto patrimonio dello tendenze giacobine, si affaccia però (dal l.ocke al Montesquieu, al La lli\·ière 1 al Necker) accanto nd essa negli stessi scrit– tori apparentemente individualisti, rivelanLlosi così anche storicamente, oltre cho logicamente, quale in– tegrazione naturale di una medesima corrente di pensiero. I.I Ba.rnave, che nclht Jnlrocluzione alla riroluzione francese contrappone le duo proprieHi, la terriera, fon– data sulla usurpazione e la violenza, e la industriale, fondata sul lavoro, causa l'una d'oppressione del popolo 1 risuscitatrice l'nltra delle idee d'uguaglianza, interpreta il pensiero della borghesia del Delfinato, che, come dice lo Jaurès (llisloire socialiste), non si poneni il problema del prolehuiato, ma, prolungando direttamente la sua forza. industriale e il suo mo– ,,imento sociale, intravedeva l'umanità. piì.1 viva e più libera. Accogliendo la teoria del Locke, leg"ittimante la sola proprietà frutto ciel lavoro, essa crede di poten•i rient!'flre: il terzo stato non s'è clilforen:dnto ancora.; e la compenetrnzione primitiva dei suoi elementi yuole appunlo e3ser ricordata per la retta interpre– tazione del suo concetto di proprietà. Bnrnttve infatti non è corto un isolato. L'abate Sieyès (Che cosa è il te,·zo statoP) chiede i diritti elci I terzo stato perchè è la forza produttrice; gli oziosi, 1 gli sterili, i parassiti, che consumano senza produrre,
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