Critica Sociale - Anno XVI - n. 22 - 16 novembre 1906
348 CRITICASOCIALE ci basti fissare come, se per i diritti naturali di li• bertà e di uguagli1111za il contratto imaginato dal Rousseau è i-inuncia [)L'Onisoria e fittizia, per ogni appropriazione pl'ivata, fondata sul diritto del più forte o del pl'imo occupante, che per il Rousseau è adroite usurpation, deve essere rinuncia reale e de– finitiva. La società, ricevendo tutti i beni individuali, ne darà poi in uso a ciascuno la sua pnl'te; ma il cittadino non è ccsì 1Jossesseur 1 ma solo clépositaire del bene pubblico j 1: le droit que chaque JJai·tic1tlier " a sur son p1·oprefo11àest toujours subordonné au " cLroitque la commirna.utécisur tous ,,. So\tnnto per tal guisa si passa dalla usurpation al véritable droit. " U t!:tat ù l'égard de ses membres est maUre de tous " leurs hiens par le contrat sotial, qui clans l' Jf:rrd sert "de base ù fous les aroUs n (Contr. soc., ri 9); e il diritto di proprietà, per emanare dalla. volontà ge– nerale in modo couforme alla u jusUce w1ivr.rselle, émcwée de la raison seule "' deve esser fondato " s10- un titre vositif "' Qnesto titolo per il Rousseau non può essere che il lavoro, come già per il Locke. In quanto che e~li dichiara nol Disrou1's sw· l'infg«lilé, che, !Jet· deter• minare con sicurezza i diritti naturali, hisogna de– durli dnl concetto di uomo, sì che essi risultino uu attributo della personalità.. E nel Confrat social, par• lando della occuJH1zioiie, fissa non in questa, ma nel lll-\·oro il titolo yero alla proprietà, rinnovando l'idea del Disrours: "il est impossible cteco11revoirl'idie ae 1 ' la -propriété 11a-issauted'aillew·s q11e (le la mciin– u d'amvre " (ed. Garni'er, p. 75). Qui per altro nasce la questione: il diritto di pro• prietà si applica, secondo il Roussf'au, ai soli prodotti o comprende anche i mezzi di produzione? Originariamente, egli dice, " les fntits so11t ù tous " et la terre n'est (t per.<:,onne ,., (Disc., 67); ma, quando nella creazione dei prodotti interviene il lavoro umano, lo Janf't crede che non si possa chi Rousseau negare il diritto incli"iduale, e non ai frutti soltanto, sì anche al terreno. Se io ho lavorato un campo 1 la comunità non può reclamar diritti " s1w ceffe terre que j'ai cn " quclque sorte créée par mon industrie,, ( 1 ). Ma il Rousseau limitava ben diversamente il di– ritto di proprietà. Tracciando le vicende del pas– saggio dell'umanità. dallo stato di natura a quello di società, per effetto dell'appropriazione privata, egli dice che questa ru consecutiva alla coltivazione. " Car on ne voit pas re gue, ponr s 1 app1·oprier les 1 ' choses qu'il n'a JJoint faites, l'homme y peut meUre « de JJlus que son trarail. C'est le seul travait qui, t, domia11t droit an cultivafeur SUL' le pl'ocluit de la " terre qu/il a labourée, lui en donne par conséquent "sur le fomls, au. moins jusqu'à la recultc, et cdusi " d'anuée en année "' È dunque diritto di proprietà sui prodotti, cli uso sui meZ1;i di produzione, che si mantiene fino al raccolto, ma con questo cessa, per ricominciare poi ex novo con la ripresa dei lavori l'anno successivo. ·@ dunque un diritto ben diverso da quella appropriazione perpetuamente esclusiva e tr~smis-,ibile ereditariamente, cbe lo Janet voleYa includere nelle teorie del Rousseau. Nel fatto questi riconosce che tale appropriazione è risultata: d'anno in anno LI une possession continue " se trcmsforme aisément en propriété "; ma non la riconosce iu diritto: questa« nouvelle sorte de droit ,, è un diritto " ài:fi'ére11tde celui qui résulfe cle la loi "naturelle "' cioè da quella legge che è deducibile dal concetto di uomo e cli personalità. L'appropriazione individuale dei mezzi cli prodm:ione stabilisce in fatti differenze sociali permar.enti come conseguenza delle disuguaglianze naturali di forza e d'ingegno; ma quelli stessi che ne godono devono sentire che " leurs " usurpaUons n'étoient établies que sur un droit pré- (1) 111st. de Ili se. poW., 111od., voi. I!, ,s~-6. " caire et abusif, et que, n'ayant été acquises que par " la force, la farce pouvoit les leurs Ofer sans qu'ils " eussent raison de fen plaindre ,,. Chi pur dicesse : " c'est moi qui ai bati ce mu,r; j'ai gagné ce ter,·ai1( "par mon travail "' si sentirebbe rispondere che abu– sivamente ha sottratto al bisogno comune ciò che ha occupato, "et qu 1 1l falloit un consentement exprés et " wuul'ime au genre tiumain " per appropriarsi ciò che deYo servire alla " subsislance comumne " (Di– scours, ed. Garnier, 75 -79). Ecco perchè, dice il Rousseau, i ricchi vollero creare, con lo Stato 1 leggi e istituzioni "qui liti fussent aussi « favorables que le droit naturel lui étoit contraire ,,. F.gli dunque, mentre riconosce esplicitamente nel– l'in1.ivicluo il diritto al prodotto del proprio lavoro, lo nega per i mezzi di produzione: appropriarseli è usurpazione in danno della comunità. Precisando meglio queste idee, egli sarebbe giunto a distinguere, nell'opera produttiva) la forma, che è valore creato ex novo e che spetta di diritto al suo creatore, dalla materia, che è Yalore preesistente, e che nessun in• dividuo può appropriarsi se non usurpandolo agli aH.ri. " L'uomo procerle come la natura 1 che può soltanto " mutar forma alla materia. E in questa impresa cli "semplice trasformazione egli è costantemente aiu– " tato dalle forze naturali. fl Jayoro non è l'unica " fonte dei valori d'uso che esso produce, o, in altre "parole, della ricchezza materiale. Egli u'è il padre 1 ' e la terra la madre, come dice \-Villiam Petty. " Le parole che ho qui citate sono del Capitalt di C. Marx (1) j ma, come si vede, non suonano di ver– samento dalle teorie del Rousseau. Nel JJiscours sm· l'inégalilé avrebbe trovato il suo posto, quasi conflt– tazione anticipata dell'interpretazione dello Janet, il seguente passo cli Vanderye}de ( 2 ): '' il est clair que, 11 si on peut légitimer par le t1·a11aila prop1"iété des " frnUs du l1'avail, on ne pent pas légitimer par le " travail la propriété cle ce qui n'est le produit d'azt– " cw1 travail: le sol, le sous-sol et, (l'une manière " génémle, les agenls naturels. 011 insiste cepeudant "et l'on dit: c'est le propriétaire qui fuit la terre: " il la trouve inrulte; il est en présence de forets ù " défricher, des marais ù dessécher. il se l-ivre,pour " dessécher et déf/'1.cher, à des travaux cozUeux et pé• " nibles; c'est le tit1'e légitime de sa propriété. Mais " ici eucore, la réponse est aisie: le pionnier n' a pas u fa-il la terre; il s'est borné à la mettre en valeur, " U ne peut avoir de ce eh"{ un droit absoltt et im– " J)rescriptible; il a incontestablement droit aux frztits " qu'il tire du sol, mais il ne peut aquér'ir wi droit "pe1·pétuel et hérédifaire sur ce que lUcardo appelle " les l'acultés productiYes et impérissnhlcs du sol n• Sicchè 1 qualora il Rousseau avesse pensato a dare una formula della proprietà intesa come diritto na• turale, dedotto dal concetto di uomo e dal principio della personalità, non avrebbe potuto accoglierne altra diversa da quella: a ciascuno secondo il suo lavoro, Non la formulò, ma il suo contenuto ebbe ad applicare alla critica delle disuguaglianze econo– miche. In quanto che l'oppressione del più forte sul più debole egli fa consistere preciP-amente in ciò, che, per effetto delle appropriazioni individuali, diventa possibile al potente " contrainà·i·e ,, altri " à pourvoir " (t sa subsistance pendant qu'il demeure oisif ,, (Di– scours, 65). L'oppresso è tale, dunque, perchè il pro– dotto della sua attiYità si converte in vantaggio al– trui; perchè, insomma, è violata la sua propdetà naturale. Sono questi, nel Rousseau, germi di idee; ma non ( 1) L. r, o I, 2, a p. 1-tdella trad. ltnl. nena Bibl, aell'eco11011H!ta. ( 1 } l,t sociausme et t'aqri.c1dt11re, oours proféssé en 1908 à l'Uu\\•or– slt6 nouvelle do Bruxcllea. - l'arls, Olard et Brlè.re, pp, JO·ll,
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