Critica Sociale - Anno XVI - n. 21 - 1 novembre 1906

CRITICASOCIALE 327 all1Adriatico, anche se i confini politici si spostano di qualche decina di chilometri più a destra. " .Ma - si continua ad obbiettare - Trieste unita al regno sarebbe aspramente combattuta dal Governo austriaco, che la colpirebbe aumentando i noli ferroviari per l'interno, e cercherebbe con ogni mezzo d'arrivare a Salonicco 11• - Qlrnst'ultima even• tualità. è più lontana che non paia. Le aspirazioni delle varie nazioni balcaniche sono il più valido ba• luardo contro il .Dmng nach Oslen, e l'Halia, senza gravi rischi e fatiche, potrebbe stornare il pericolo di una austrizzazione dei Balcani, facendo un'abile politica, intesa a favorire le aspirm:ioni di quei po– poli a danno della sua odierna alleata. Salvaguar– dando i propri interessi, essa non verrebbe meno così alla tradizione di una politica estera liberale. Quanto all'aumento dei noli ferroviari, io ne am– metto la possibilità nei primi tempi, per vendetta. Ma i commercianti austriaci finirnbbero con l'accor– gersi, che questo ripioco verrebbe a costar loro sa– lato, e costringerebbero il Governo a venire a più miti propositi. I trattati di commercio non sono, per fortuna, eterni, o non sempre si concluderanno a nostro danno. Ma si sa che un buon trattato può controbilanciare certi svantaggi derivanti da uno spostamento di confini. :Maper tutto ciò bisognerebbe supporre, che 1'rieste potesse passare al\'[talia, pur continuundo l'Austria a sussistere nella sua configurazione politica attuale. Ciò sarebbe possibile solo nel caso di una vittoria militare degl'italiani sugli austriaci, cui non seguisse un inten•ento della Germania o d'un'altra potenza. Data però la nostra debolezza militare e le velleità pangcrma.niche su Trieste, una tale eventualità de– v'essere esclusa senz'~lltro. . .. u '.rutto ciò sta benissimo ,,, osserverà qualcuno, u ma quale interesse à l'ltalia a venire in 1>ossesso dellu provincie irredente? Non si tratta in fin dei conti di regioni specialmente ricche; od esse non nutrono che 800.000 abitanti. Invece di ridurre le spese militari, che estenuano la nazione, e senrono in prima linea a tener soggetto il proletariato, voi volete che ogni anno milioni e milioni vadano a im1>inguare i fornitori, con la bella prospettiva di sacrificare in una guerra con l'Austria centinaia di migliaia di vite umane; troppa parte di ciò che acquisteremmo. ,, Nossignori I non è per quello scarso milione di connazionali che si chiedono all'Italia sacrifici; e, se il loro riscatto dovesse costar troppo caro, essi stessi, siatene certi, vi rinuncerebbero por i primi. Ma ò per l'Italia stessa, per quella sua unità e quella libertà che si raggiunsero a prezzo di tanto sangue, e che ora un pericolo minaccia, che noi crediamo necessaria una politica irredentista. Le province irre• dente costituiscono sulle sue due fronti qualche cosa come le u marche II medievali, che tutelavano il Sacro Romano Impero dalle incursioni barbal'iche. Difen– dendo la loro italianità, tL·entini e triestini sbarrano il passo all'avanzata dei tedeschi e degli slavi, i quali - spinti dal loro imperialismo economico e politico - verrebbero altrimenti a cozzare contro i confini del regno, con la tendenza a varcarli. Per avere un'idea del pericolo io cui l'Italia si trova, immaginate che improvvisamente la difesa nazionale degli irredenti venga a cessare, e che si rea– lizzi il sogno ciel pangermanismo o del panslavismo. E'iguratevi una Hussia dall'Oceano pacifico all'Adria• tico od una Germania dal Baltico all'Adria; organi– smi politici enormi, mostruosi, che toglierebbero il fiato all'Italia. Questa, aperta al suo confine orien– tale, sai-ebbe esposta a tutte le prepotenze e tutte le aggressioni, senza possibilità di resistervi. Essa si troverebbe riclotta non altrimenti della Serbia di fronte all'Austria o della l3ulgnria di fronte alla HuRsia. Non parlo nemmeno dello nostre industrie, condannato a morto per soffocazione; perchò una "Mugna Russia ci toglierebbe il mercato dei Balcani, che miriamo a conquistare, ed una Grande Germania ucciderebbe il nostro commercio col Levante. Tripoli poi, a cui la Germania à già volto l'occhio, pur es– sendone in oggi lontana, diverrebbe allot"a difficil– mente nostra, dato lo strette relazioni di affari che '.1.'rieste à con loi. L'irredentismo à dunque per fino la difesa del– l'rtalia, ed ò l'unica arme che por questo si possa impiegare. Vediamo ora come si debba adoperarla. . .. Abbiamo già escluso che una guerra italo-austriaca possa avere per conseguenza il riscatto delle province irredente. Una guena piuttosto - com'oggi stanno le cose - si convertirebbe por noi in un disastro, e potrebbe ancora mettere a repentaglio la integrità. dell'Italia . .Nessuno può volerlo. Due altre eventualità sono invece possibili : o il costituirsi della monarchia. austro-ungarica in re– pubblica federale (la forma della federazione monar– chica mi sembra impossibile, por motivi che sarebbe troppo lungo esporre qui), propugnata dalla maggior parte dei socialisti (1); o lo sfacelo completo, pre– visto per un'epoca più o meno lontana. fn entrambi i casi lo squilibrio prot.lotto in Europa sarebbe tale, che le Potenze sarebbC'ro obbligate a venire a un Congresso per disciplinare gli appetiti e dare all'Eltropa il suo assetto definitivo il più pa– cificamente e il meno ingiustamente possibile. Ma perchè un Congresso anche nel caso d'una so– luzione federale? Ecco: prima di tutto permettetemi di manifestare il mio scetticismo 'sulla possibilità. che un simile rivolgimento si compia pacificamente. Chi conosce le profonde differenze economiche e di ciYiltà delle varie stirpi dell'Im1>ero devo riconoscere che molto, troppo tempo occorrerebbe a tutte per rnggiungere un tale grado d'educazione politica, che rendesse un tal fatto possibile. Ora è proprio il tempo che manca. [ governanti austriaci hanno fatto sempre tanto assegnamento sul tempo, che ne sono divenuti gli schiavi. " Il tempo e la marea non aspettano nessuno 111 dice un vecchio adagio inglese, ed in latino: Ilo,·a ruit. Una rivoluziono violenta poi condurrebbe all'in– tervento germanico o russo a danno della libertà. e por assieurare ai rispettivi connazionali l'egemonia. nel novello Stato. Ma a qualunque intervento segui 4 rebbe un Congresso. Consideriamo ora la soluzione irredentista. L'Austria-Ungheria si sfascia. Come premesse po– niamo: o la separazione dell'Ungheria; o la separa– zione della Polonia (caso che mi pare irrealizzabile: L O perchè i polacchi sono in oggi i veri padroni dello Stato; 2° perchè un movimento irredentista polacco si troverebbe ad aver di fronte anche la Germania, se non anche la Russia); od eventual– mente la morte dell'attuale sovrano. fnutile dire che queste cause possono poi combinarsi variamente fra loro. Come prima conseguenza avremmo l'intervento germanico. Noi sappiamo tutti la minaccia di Bis• marck : " a Trieste l'Halia troverà le baionette te• <losche Tl' ì\la l'Italia può rinunciare per questo pericolo alle provincie che lo spettano? Abbiamo visto che no. \ 1) Il partito 1001austa di Trloste ò tederallata; fuori del partito molti 1oolallat1 eono per IA 101uz1one Irredentista, por la quale si dichiarano anche tutti I !Oclall9tl tridentini,

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