Critica Sociale - Anno XVI - n. 21 - 1 novembre 1906
330 CRITICASOCIALE dalla necessità che i secondi hanno dei mezzi di sus• sistenza, nessun individuo potrebbe risultarci votior in ùtre rispetto agli altri. Occorre perciò che l'uomo abbia in sè qualche elemento capace di modificare la condizione cli i11differe11za in cui natunilmentc tutti si trovano riguardo al diritto di possesso e d'uso degli oggetti: e questa capacità gli deriva precisa– mente da un elemento etico giuridico) dal concetto di personalifa. La persona, nei suoi rispetti fisiolo– gici, psicologici e morali, costituisce una proprietà: è qui il fondamento dì ogni diritto naturale, indi– pendente da qtrnlsia,i contratto, ed esistente a,·anti e anche contro a qualsiasi convenzione. Comuni a tutti gli uomini sono in origine 1a tern1. e gli animali ; ma ogni uomo ha una proprietà sulla sua pet·sona che esclude qualsiasi diritto al– trui: u every man has a property in ltis own pe,-son. " This 11obodyhas any right lo but himself ,,. E tutto ciò che è estrinsecazione della sua. personalità gli appartiene di natural diritto. u The labour of his body aud the wo1·/t of his hands are jJroperty his " ; quindi, anche data la comunanza originaria dei beni 1 Fuomo aveva in sè stesso il fondamento primo della proprietà. " _ftfa11 1 by being master of himself and " proprieto,· of his own person, and the actions or " labour of it 1 had still in himself the great founda• " tion of prope1·/y ,, (1). ì\la qui comincia nella teoria del Locke a presen– tarsi un punto debole. nue giustificazioni sinora egli ha addotto: l'una fisiologica, delle necessità della vita (the use of man), che crea il diritto gene• rico deWuomo ai mezzi di sussistenza, l'altra mo• raie, della proprietà sulla persona propria, che crea il diritto particolare di un uomo. Ma su che cosa può affermarsi tale diritto particolare, che è il vero diritto di proprietà? Qui il Locke, nel confronto tra lo stato di natura e lo stato sociale, avrebbe dovuto introdurre Una distinzione di fondamentale importanza, fra i vari oggetti che la natura ci offre : alcuni sono mezzi di consumo, altri mezzi di pro– duzione. E, sebbene il valore di questi ultimi per l'uomo sia subordinato al valore dei primi, la di– stinzione non è meno indispensabile allorchè si tratta di fondare sul concetto di persona il diritto di proprietà. II Locke, per non averla posta, ha la– sciato nella sua teoria un punto debole, che a noi importa rilevare per determinare quale fosse la ten– denza logica e quali le conseguenze più complete che dai principi lockiani potevano tt·arsi, e furono effettivamente tratte, neHo svolgimento ulteriore del pensiero filosofico, giuridico ed economico. Dei mezzi di produzione l'uomo può valersi a creazione dì oggetti nuovi i dei mezzi di consumo, a soddisfazione immediata dei propri bisogni. Ora 1 tanto l'una quanto l'altra utilizzazione implica una rimozione dell'oggetto dal suo stato di natura, e quindi un certo sforzo e dispendio cli energie che, in quanto fan parte della persona, fisica o psichica, sono proprietà dell'individuo. Quindi egli viene a mescolare cogli oggetti esterni qualcosa di suo, a renderseli in qualche modo intrinseci. Quegli oggetti pertanto, secondo il Locke, diventano senz'altro di sua. esclusiva. spettanza. Rimovendo un oggetto dallo stato di natura, l'uomo " hath mixed his labour ;with " it, and joined to it something that is his own, and " thereby mahes it is prope1·ty ,, ; l'ha col suo lavoro in qualche modo (something) annesso a ciò che esclude il diritto comune degli altri uomini: 11 forthis labour " being the tmquesti.onable property of the labou.rer, i, 110 man but he can have a right to what that is « once joined lo ,, (!). Qui è evidente che l'estensione della conclusione (I) Il, V. 27, U, (l) Il, Y. 27. supera quella delle premesse. Il lavoro, come pro– pl'ietà. naturale della persona, conferisce a questa il diritto a tutto ciò che è sua creazione; può dirsi altrettanto di ciò che, invece d'esserne creato, vi fu semplicemente unito? Qui occorreva che il Locke mettesse in luce la differenza fra mezzi di consumo e mezzi di produzione. Per i primi le stesse neces– sità dell'esistenza creano un diritto generico negli uomini; resta quindi da legittimarsi soltanto la pre• cedenza che un individuo si arroghi di fronte agli altri coll'appropriarsi per l'uso qualcosa invece di lasciarla a disposizione altrui. Su questo punto il Locke ingegnosamente lumeggia sotto un nuovo aspetto il diritto del primo occupante. L'occupazione implica uno sforzo, un lavoro diretto a togliere l'og– getto dallo stato di natura (cioè di comunanza); per questo consumo di energie sue, l'individuo acquista il suo diritto di consumo. Il selvaggio; che nella fo– resta coglie ghiande o pomi per suo nutrimento, se li appropria; ma 1 se il diritto di farlo non gli fosse conferito dall'atto stesso del coglierli, null'altro lo potrebbe. Quell'atto, che è un lavoro, " added so– mething lo them, mo,·e than Nature, the common mo– ther of all, haa done, m1d so they became his pi·l– vate right " (1): la natura offre a tutti indistinta– mente; chi spende deJle sue forze per raccogliere l'offerta, aggiunge qualcosa che agli altri manca e diventa votior in iure. Ma ciò che si dica dell'acqua attinta alla fontana, o dei frutti colti sull'albero, o del daino cacciato alla foresta, ecc., di tutti insomma i mezzi di con– sumo, la cui appropriazione lascia sempre 1 a dispo– sizione di tutti, i mezzi della produzione di nuove sussistenze, è altrettanto valido per i mezzi stessi di produzione? Di questi nessuno può impadronirsi senza diminuire e rendere nulla infine (quando su tutte le parti della terra sia fissato un dominio pri– vato), a chi sia restato sprovvisto, la possibilità di fare altrettanto e di crearsi o procacciarsi i mezzi di sussistenza a parità di coudizioui con chi l'ha preceduto. Orn, se la proprietà è, secondo il Locke, diritto di natura, attributo della personalità, deve aver carattere di universalità. e mantenersi uguale in tutti 1 non diventar privìlegio particolare di alcuni individui. L'appropriazione dei mezzi di produzione non implica soltanto una. precedenza momentanea dell'uno sugli altri per un oggetto di consumo; crea invece una differenza permanente. E alla distinzione dei due casi il Locke pareva dovesse esser condotto da alcune osservazioni, che egli fa 1 e specialmente dalla sua teoria dei limiti al diritto di proprietà. Egli nota la differenza che esi– ste non solo fra le condizioni di proprietà comuni– stica degl1Indiani d'America e di proprietà. privata degli Europei 1 ma fra queBti medesimi rileva come per la pesca nel mare e la caccia nei boschi sia sufficiente a creare il titolo al possesso la semplice fatica spesa nella ricerca e prensione, che invece non potrebbe conferire diritto alcuno sui prodotti dei campi, che son divenuti di dominio privato. Si tratta, nel primo caso) di mezzi di consumo diretta. mente offerti da natura, nel secondo 1 di mezzi di produzione, che vogliono esser messi in opera, ma che, invece di esser distrutti dall'uso, sono fonte pe– renne di utilità nuove. Ohi si appropria i primi li rivolge immediatamente alla loro utile destinazione in cui tosto si esauriscono; chi si appropria i secondi acquista, più che un valore attuale, un valore poten– ziale, che esige di essere via via continuamente svi– luppato. Per ciò, dove il titolo al possesso può, nel primo caso, essere nell'occupazione stessa, che, come dispendio di energie, crea una priorità in chi l'impiega di fronte agli altri; nel secondo, l'occupa·
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