Critica Sociale - Anno XVI - n. 20 - 16 ottobre 1906

CRITICA SOCIALE Mafialta e mafia bassa in Sicilia Il rtgno dt/lff tlf(l(IO In ~lcllla non N'!ll!erR &I' non Il giorno In cui con IIIIR \'(ltft i,ilfo11rot10 (lb imis I Slcll1anl acqu1t•cr1111no la ll!Jei•1i, \"Cfll, Il dlrUIO e I n1eul di 111m1re I prepotenti, di mettere Alla rogna 1 111.tlrto c:11 assi– cur11re " tutti la plu1tlzlA gi1nfo. X. COI.AJJ.?011, li Governo borbonico - come ogni Oo,•erno di– spotico - fu sempre J>rotettore o complice del bri– gantag-gio e del malandrinaggio, di <1uei ceti crimi– nosi, detti camorristi nel .Nnpo1itano e mafiosi in Sicilia, che, pur di vivere di furto o di truffa non rifuggono dal sangue o eia qualunque atto i,;fame ccl osceno; di essi si sorvivn. per intralciare oo-ni sviluppo di vita civile, cho tanto paventava; di e°ssi si serviva contro coloro che si agitavano per raggi un• gore forme superiori di vita socinle. Cim1orristi e ma• fiosi, i1~f11.~ti, ernno tutti i funzionari civili e militari, dal prrnc1pc al compagno d 1 armo; di camorristi e mafiosi erano composti i tanto invadenti ordini reli– giosi; camorra. e mafia cementavano l'intima unione della Chiesa collo Stato, cioò del dispotismo politico col dispotismo religioso. Fu per questo che, nelle rivolte e nelle rh·oluzioni - che periodicamente erompevnno nelle classi più evolute dei nohili o dei professionisti cospiranti - i patrioti o liberali - come li chinnrnvano - si tro– varono sempre di fronte i fonclacri della malavita; e fu per questo che i rivoluzionari, quando pr,.n•a– levnno, davauo ai camorristi o ai mnfiosi una caccia spietata. Questo era il primo strum ento de l di"J>O· tismo che si parava loro di fronte e cont.r o di esso si avventavano con vera crudeltà; mafiosi e camor– risti venivnno uccisi senz'altro per le "ie e le piazze, nei letti o sui tetti; si rendeva la 1>nriglia - ed era umano! - alla loro ferocia qunsi cannibalesca ( 1). li 'GO sognò il culmine di questa persecuzione ster• minatrice. Per alcuni nnni <listru1,;gero fin le ultime radici della ca.morra e dclln mafia fu la preoccupa– zione gonornlc; si intuiva che in quello radici asi la– vasi 1'1rninrn. clf'I dispotismo, così da. costituire un pericolo permanente per l'a"venirc. Si \'Olc,•a fare l'unità. d'l talin. nel ogni costo, anche col diavolo - diceva Gnrihaldi -; indiscutibilmente questa era la condizione sine qua, 110n per aYere la indipendenza e la libertà; questo era Punico mezzo per fare yl'ltaliaui - come voleva D'Azeglio - cioè, fare del no~tro popolo, reso ahbietto e vile dalla tirannia assolutista e clericale, un popolo civile e moderno, marciante sulla \'in del J)rogresso. Fu questo concetto sublime che infiammi) cli sacro fuoco i riYo– luzionnri; fu questa santa idea che lanciò nelle co– spirazioni e sui campi di battaglia, nell'esilio e nelle carceri e peroino sulla. forca tonti :,:-onerosi,che sul• l':tltare della patria fecero olocausto degli affetti e dr Ila pace di famiglia, d~gli averi o della vita i fu questo sentimento nobilissimo che ci acquistò le simpatie dell'Europa civile e che della nostra guerra cli Risorgimento fece una delle 1>agine pili bellP, non solo della nostra storia patria, ma della storia del mondo. L'Idea stessa e la lotta plona di pericoli o di sa• orifizi quotidiani purificavano lo intc11zioni e nobili- :tJ Ad a\Nuli che hanno lotto l'lnt('r('Uanllii!llmn 1irw1phlef dcl- 1'011. N. COl,UASSI: .\'ti l°tQIIO dtl/a tllll/fa ed n chi non l'hll letto co1191,:11an10 di lcggorlo - toml.Jrerù che 1u qul'UO vun!o C'I tro,·lamo In co111radlztone e-olio 1teuo Sembrerà, diciamo, ma non è; perchè, se ,moli\ maftotl 11 trovarono nello .,,11/ldt•t del lliUi o trn I pkrù>fU. di Oarlbaldl nel llt60, la mllrglore e Pt'll'lflOrc 1pcc:le di l'HI restò a 1ervlzlo del Oovcrno l,orbonlco. tavano gli animi; ai mirabili escm1>icli eroismo anche i. 1>iì1 tor1~ idi.si scuotevano; gl'idenli di patria e di libertà co111c1devano del resto con quelli ancora su– J>eriori cli ch·iltà o cli fratellanza e sboccavano tutti sulla via grande del progresso umano, che redimere d 1 e"c. h!tte ~e cl~ssi, specinlmente le popolari, dal– I ~bb1ez10110 111 cui le hanno fatte stagnare tanti secoli d1 asservimento politico o clericale. Solo a. queste condizioni l'istruziono pubblica po– teva essere In leva della rigenerazione intellettuale e morale; solo a queste condizioni le associazioni potevano costituire la J>alm1tradi educazione politica che infon,lere dove,·1t in tutti la coscienza dei diritti o dei do,·eri civili; in questo nuo,·o ordine di cose che ,·oniva a.d inaugurare il sistema rostituzionaIC: l'agiatezza pubblica, c ome prodo tto del fecondo la~ voro nazionale o dell' aumcnta.tn. ricchezza sociale dovcn C'ostituirc Pultimo co lpo di pompa por asfis~ sinr~ i ceti criminosi clelht cn.morrn e <lolla mafia che \'ivono o prospC'rnno solo cl(-llu miseria cieli; ignornn1.n e della "iglinccherin generale. 1 . .. Sul 1>rincipio in qualche modo lo coso anclàrono bene da sò; certi fatti deplorevoli si credernno ine• vi~nbili o trnnsltori. Da un canto, a capo della pub– l~hc!l cosa stavnn~ i patrioti che, per l'aureola che h c1rconcln\'n, mentavnno bene la fiducia delle classi popolnri, le quali, dall'altro canto, erano ignoranti ed 111es11erte.Un certo sentimento di correttezza presie• de"n agli atti degli uomini 1>0litici sotto l'influsso benefico ciel sentimento clolla nuova' patria an·iata a j?randi destini. Xelht formazione delle lisfe eletto– rali non si sofistica"a, o le \'Otuzioni - oma""gio sp~nt!neo e quasi sempre meritato - erano plebi• sc1tano; a. questi sentimenti cli ammirnzione si univa un forte pro1>osito di concordia per evitare i minac• ciosi pericoli esterni e, nel contempo, per sventare le insidie dei nemici interni, spccinlmente del Yati– cauo. A tale scopo molto si sacrificava. da una parte e dall'n.ltrn 1 porchè si era. unrwimemente compresi del futto, che la grandezza. o In sicurezza clcllc libertà politiche si fondavano sulla sicurezza e sulla gran• clezztl della nazione. In seguito però, allontnnato o~ni scrio pericolo esterno, J>iù por ragioni di equilihrio europeo che di alle1rnze; fullite le speranze di r<•stnurazione dei vecchi principati; i nemici interni finirono per con– vertirsi al nuO\'O ordine cli coi.e. Ernno italiani an• ch'e~~i, erano nemici che deponevano le armi, e perc10 fu fotto loro buon viso. Costoro nulla ave– vano fatto per In. patria, non veniva.110 per fede ma per calcolo; erano vissuti coi regimi caduti, si adat– tavano nl nuo,·o regime, pronti nel affiatand domani anche col nemico invasore. 1,: 1 monlrc i veri patrioti pagll\'ano il loro tributo allit mortr o si ritira,•ano a vita privata, più disillusi che stanchi questa massa scetlicn, nuo"a arrirata, invade,•a tdti gli organi dello Stato, inquinaudoli cli reazione e disonestà· passato il periodo eroico, l'nffnrismo ripiglia\'a il su~ corso e trionfava nei grandi np1rnlti dei la,·ori pub• hlici e delle forniture, nelle Banche o nelle Borse· gli llrri\'ati clcll'ullima om, senza. fede e senza ideali' sfruttn\'ano quei pubblici poteri che clicevansi instau~ mti n beneficio pubblico o fìnivnno in pubblico ma– leficio. Jie classi popolari intanto, aorpreHc dal generale ~lis11~io e ri~ontito dogli scandali dilaganti, un po' 1sfrmto ornrn1 cd anche un po' politicamente e lu• rate, incominciarono a veder meitlio 11ella faccenda o cnpirono finalmente che la nostra società è stata cd è una lotta di clnssi, dio qualunque eiuoco di parole o qualunque prudente riserbo non possono eliminare; che le classi lavorntrici devono fare da

RkJQdWJsaXNoZXIy