Critica Sociale - Anno XVI - n. 20 - 16 ottobre 1906
310 CRITICASOCIALE noi siamo educati alla scuola americana e siamo utilitari; non perdiamo tempo in chiacchiere; eh! poveri amici nostri 1 •- e qul, con una rimestatina nelle tasche elci calzoni, fanno tintinnire i soldi e sorridono di dolce compiacenza bottegaia - eh! gli affari sono affari! - Gli affari millantati dovrebbero risolversi nella partecipazione agli utili integ ralisti; ma i nostri buoni amici furono brutalmente ln.scin.ti alla porta della Direzione ciel partito e della Roda• zione dell'Avanti! a scodinzolare; non hanno buscato nemmeno un posticino d'u~ciero! Lasciamo dunque stare il Machiavelli e i1 Benthnm, la diplomazia e l'utilitarismo, e veniamo all'altro ar– gomento, molto più modesto. _[riformisti dicono con assai buona grazia essere tanta l'ignoranza dei com• pagni 1 che la divisione dagl'integralisti 0011 si sarehbe capita. L'argomento mortifica 1 ma ha di certo il suo valore. A mo sembra tuttavia che la semplicità dei compagni debba essere turbata anche dal fotto che sentirono i riformisti dirne di cotte e di crude degli integralisti o poi li vedono in combutta, non però amici ed eguali, sibbene tol1erati e trascurati; e mi sembra che la confusione dei cervelli non sarebbe mnggiore, se i riformisti, distinguendosi con un loro ordine del giorno, ne avessero chiarito il significato coJ dire: che nes:sun'avversione ò in noi per gl1inte• gralisti, che l'integralismo all'atto pratico è rirormi– Smo empirico, che tuttavia troppo ritiene di preg-iudizì ed errori onde non è possihile pcl' ora Punione con quei nostri compagni, la quale domani non potrà mancare e noi verremo affrettando, che per conse– guenza i riformisti hanno pro1>ositi di conciliazione e agevoleranno gPintegralisti nella parte buona del lavoro, riserbando tutta la loro irriducibile avvcr– ~ione por il sindacalismo, che insomma riformisti od integralisti muovono contro il nemico comune, ma con eserciti per ora distinti ed alleati, nella speranza di fare presto un esercito solo e una sola nazione. Queste ed altre cose del genere, es1lresse per dichiarazione di voto, a nome di tutti, dalla bella parola e dal nobile sentimento di Camilla Prampo– lini, sarebbero state intese anche da un islituto di deficienti. · Quale la differenza? Andammo por rimornhiare o fummo rimorchiati; mentre, in questo modo, gl'inte– gralisti sarebbero venuti col tempo a noi. I riformisti hanno abdicato, rinunziando alla loro indipendenza. .Ma, da huon riformista del1 1 ultim'ora 1 voglio lnr– gheggiare in concessioni ed ammettere l'opportu– nità cli quello che si fece. E allora si doveva usare un'altra tattica: non bastonare per poi carezzare, non fare gli altezzosi per ridurci n chiedere l'clQm0• sinn. Nè i due metodi opposti si distiuguouo per un taglio netto nel tempo; giacchè furono usati a Yi– c.onda ed unitamente, pur da coloro che aveano fisso in testa il chiodo del riformismo integralista, tanto che poche ore prima del voto non sapevano quali pesci pigliare e ci davano per cosa certa la rottura del fascio integrale. Questi orrori sono senza scusa. Da qualunque parte la questione ~i rigiri, si nrriva A.Ilaconclusione che il riformismo fu incerto, con– traddittol'io, errabondo; non ebbe la chiarezza del fine, non la sicurezza dei mezzi. Ed è tuttora così sbalestrato, che non sa con quali intendimenti e con che diritto si trovi sul podere integralista. È andato sull'aia. per ricercare e riprendersi i covoni che fu- 1:ono portati ,,ia dal suo campo? E la tregua avrà la durata cli un'ora e presto udremo voci irate e suoq di busse. O, com'è più probabile, cerca di en– trare in casa per corteggiare la vecchia dalla dote grassa e sposarla, con l'onesto desiderio di comporla presto nella hara e di esserne erede? L'idea non sarebbe scioccn; ma la vecchia, anche se un poco rimbambita, potrebbe capire lo scherzo e non aprire l'us·cio. [n tal caso, il riformismo starà come un pezzente a fiutare l'odor della pentola dal buco della gattaiola. . .. L1integraliemo puzza cli vecchiume, nonostante al– cune apparenze in contrario. Non esso debellò il sin– dacalismo, che, come disse Filippo 'J'urati, fu qualche volta accarezzato pur dai maggiori integralisti. Nè merita l'elogio che gli vanno tributando i riformisti, di avere, nel suo ordine elci giorno, sancito il prin– cipio della collaborazione di classe. Già, lo stile è alfonsino; ed ò naturale <lei resto (ed è stupefacente la meraviglia dei riformisti) che quel principio fa– cesse capolino, dappoichè tutti i manipolatori del pane integrale avevano in Parlamento co11ferito i loro voti al Ministero Sonnino e ne avevano ricevuto biasimo dai soli sindacalisti. Questo minimo di rifar· mismo non 1>oteva rifiutarsi dagl'integralisti; ma i riformisti si barcheggiarono in modo che quel mi - nimo, certo e non disputahile, non si è accresciuto neanche di un millesimo. losomma, sconfitta dei sin– dacalisti e collaborazione di classe sono fatti prece– denti al Congresso e non contestati da nessuno, fuor– chè, s'intende, dai sindncalisti. Il Congresso sfondò due porte spalancate. C'è ora chi ne mena vanto. M'aspetto che qualche miles gloriosus del riformismo vnnti come sua la battaglia di .Maratona. C'è nei Hefractafres di Giulio Vallès un bel tipo di alluci– nato il quale, ogni volta che una banda militare passava sotto le sue finestre, si affarcia,·a u ringra– ziare come dì un omaggio reso a lui che si era con– vinto, non rammento in virtù di quali fantasticherie, di avere costituito la grandezza della Francia e del– l'Impero. Riformisti, spalancate il balcone e salutate! Nonostante tutto, io dico che l'integralismo sa di mucido. Non dimentichiamo elle, per bocca de' suoi stessi interpreti, ha diritto di stare al mondo sola– mente perchè risponde allo stato psicologico delle moltitudini; onde bisogna ricercare qui la sua na– tura e la sua essenza. La condizione di spirito della folla è quella che si esprime nel motto: - 'l'orniamo all'antico! - Si stava meglio quando si stava peggio; al tempo della reazione eravamo tutti uniti e non c'era posto por le " tendenze "; riprnndiamo la pro• paganda dogli evangelii; storniamo le menti dai fatti dell'oggi, che portano in discussione il ministeriali– smo, la collaborazione di classe e le altre diavolerie, e riferiamoci alla visiono del domani, al paradiso ter– restre del collettiYismo; saliamo dal reale al1 1 ideale. Tale è il sentimento dei moltissimi; è misticismo che ricompare in veate dimessa; è bigottismo. A questi lecchetti si lasciano prendere spesso anche i rifor– misti, i quali, unendosi al coro, Y0ciano: - Noi siamo socialisti senza tendenze. - È una forma. de• magogica volgaruccia, che serve a strappare l'ap– plauso di una parte e dell'altra. Ol'integralisti sono i cristianelli <lei socialismo; sono come quei frati, come il Savonarola. ad esempio (si parva licet), che pretendevano ricondurre la chiesa alla semplicità delle catacombe; sono i nostri pia– gnoni. " '.l'ra le ridde do' suoi piagnoni non vedeva, povero frate, in qualche canto della piazza HOrridere pietosamente il pallido viso di Nicolò Machiavelli. ,, Così il Carducci del Savonarola. In un certo senso, sono più pericolosi dei sinda– calisti; e sono per certo pii1 retrivi. Odiano la di– scussione o la critica dolio forme usate. Almeno i sindacalisti, insieme con tanti demeriti, hanno il merito dell'irriverenza pei tianti e dell'omaggio al libero esame. },acciamo che col sindacalismo non vada perduto quel poco di buono che conteneva o che non sarebbe poca cosa. per tempi ne' quali la horghesia clericaleggia e il socialismo cristiane~gia .. Non è forse cristianesimo da francescani, oioè del 11eggiore, quella cura gelosa che gl'integralisti ripon-
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