Critica Sociale - Anno XVI - n. 20 - 16 ottobre 1906

308 CRITICA SOCIALE parti si lanciarono anatemi, e a cui si rimproverò un po' di tutto, dalla mancanza di sincerità. e di coraggio all'assenza di estetica e di grammatica, è pur una parte non piccola del Socialismo Italiano. J',: cattolica nel credere alla onnipotenza delle rorme e delle formule, nella pigrizia a ripudiar vecchi dogmi che l'esperienza smentisco, nella ostinazione a voler proclamare certe cose nel punto stesso che no fa certo altre: ma ò - piaccia o non piaccia, prendere o la– sciare - la maggioranza del Socialismo italiano. Sperar di mutarla con le rampogne o di rinnovarla con gli or– dini del giorno, è cattolicismo metafisico eguale a quello ood'essa è malata. Accostarla, organizzarla, educarla, elevarla a più larghe e più esatte comprensioni, è l'o– pera del II Riformismo " s'esso non vuol rimaner solo con un manipolo di studiosi e una piccola élite di or– ga.nlzzazioni più evoluto o più erudite dall'esperienza della quotidiana battaglia. ... La soluzi'one, che la mossa dei riformisti, interpretata con piena sincerità da Camlllo Prampolini, diede al Congresso 1 significò appunto e sopratutto questo con– cetto: cl!e, di fronte ai rtoveri che abbiamo verso il proletariato insidiato da tanti nemici esterni ed interni, le formule degli ordini del glorno 1 anche se inesatte, imprecise, ingenue, contraddittorie e illotterarie, contano poco o nulla appetto alla sostanza delle cose: la quale, al lume dei ratti e dei nomi, è che 'l'urati, Bissolatl, Prampolini, Cabrini, Morgn.ri,Ferri (parlo del Ferri 1906) sono nel Socialismo, agiscono, malgrado anche le parole, nel Socialismo, e non v'è ragione perchè si debbano dividere sulle frasi di un ordine del giorno quando son d'accordo sostanzialmente nell'opera. E, se il Congresso di Roma non lasciasse altre, ricordo e altro insegnamento che questo, dell'allegra noncu– ranza delle formule verbnli e della affermata premi– nenza dei fatti, sarebbe giù. non inutile nella storia delle Accademie socialiste italiane. Perchè i molti scandolezznti dell 1 abdicazione dei ri– formisti dimenticano che da quattro anni la nostra lotta contro Enrico Ferri consisteva bonsl nel rimproverargli di gettar confusione nel proletariato con quell'iniqua parola dì rivoluzio,iarismo che ora egli ha passata agli arcbivt: di covare col suo atteggiamento i germi anar– coidi che maturarono in frutti copiosi nel suolo d'Italia, ricco di concimo por tutte le scempiaggini speciose; ma consisteva sopratutto nel rinracciargli di di1'Si dive,·so da noi seni'e,~serlo; di intitolarsi rivoluzionario mentr 1 era Il più riformista, il più pericoloso dei riformisti, ogni– qualvolta s'accingesse a un'opera pratica. E parimenti, da un anno, la nostra lotta - se tale pub dirsi - verso gli Integralisti, consistette nel dimo– strare ch'essi sono un travestimento del Riformismo. Complessa moltiplicità di mezzi, autonomia di tattica, ripudio di ogni pregiudiziale In materia di metodi: tale era il nostro programma, col quale rivendicavamo a noi il diritto al titolo di Integralisti genuini, sul quale chiamavam o gli Integralisti dei semplici Riformisti ri– battezza.ti. 'l'ale è il programma che l'Integralismo accetta, salvo i timidi freni, predestinati a esser violati come al solito, ch'esso volle porre per pudore a se stesso nella misura dello alleanze e del minlsterialismo, come nella dosatura di qualche altro ingrediente dol suo ordine del giorno. Ma era egli rispondente alla rcaltà 1 era sincero, era lecito, per una questione, dir() così, farmaceutica di un pizzico di più o di meno d'intransigenza o di sciopero generale, staccarci da coloro con cui in Parlamento e nelle lotte economiche ci troviamo sostanzialmente go– mito a gomito? Quanti di coloro, che ora ci criticano per la nostra u viltà 11 abdicatrice, ci avrebbero criticato - poichè qualchecosa convien pure che facciano! -- per aver messo un puntiglio di frazione o un ripicco di formule dinanzi alla realtà sostanziale e al dovere verso coloro che attendono lavoro fecondo e concorde! Molti però, che criticano con convinzione la mossa del riformisti, ci sono. Alcuni son degli esteti, che ci rim• proverano di aver vinto la ripugnanza letteraria per certe imperfezioni formali doll'or1line <leigiorno integra– lista. Son coloro che perdonano ad Arturo Labriola le più sfacciate capriole di ponsiero 1 le più invetriate con• traddizioni di concetto, in grazia dol fuoco e del forno onde la sua eloquenza pirotecnica sa, abbagliando, ve• !arie. Ma altri son degli usurpatori del nome di riformisti, che speravano nella scissione por costituire quel partito radico-socialista alla francese, unicamente parlamentare e polemico, avulso e separato dalla massa proletaria: noi quale si troverebbero bene d'animo e di corpo. Altri, ottimi socialisti, ma riformisti dell'ultlm 1 ora, pieni dello zelo di neofiti, son gente cui occorsero due anni per persuadersi che la scissione era necessnrla o che i riformisti devono fare <la sè, e, al solito, arrivano troppo tardi, come sono partiti. Essi, che Hno a un anno fa erano per l'unità del Partito anche col diavolo, vole– vano oggi la scissione anche da Morgari. Come intende– vano la unità. ad ogni costo, cosl ora intendono la scis– sione. S'imaginavano che a Roma il Congresso potesse tagliar a fette il Partito, e distribuirlo in caselle come le corrispondenze postali. Sono amanti focosi o furibondi, perchè serotini, della sincorità. Non comprendono che il Riformismo, se si vuol farne non un nome di battesimo ma un metodo e un'arme, convien adoperarlo non solo noi rapporti esteriori, ma anche dentro il Partito. Sono i II rivoluzionari del 1tiformismo "' e non intendono come l'intransigenza assoluta, in certi casi, serve solo a pigliarle ... ... Ma c'è un altro che della mossa dei Riformisti restò fieramente turbato, e il cui malumore deve insegnarci molte cose: Enrico E'erri. Mostrerebbe animo J)lccolo e puerile chi ci attribuisso il piacere dispettoso del suo cordoglio, o un criterio cosl scioccamente semplicista per cui deducessimo la bontà della nostra mossa dal solo ratto che a lui ò spiaciuta. Ma il malumore di Ferri è invece significante e da tener in gran conto come elemento di giudizio a poste– riori sulla bontà della tattica nostra, perchè esso ò la pili chiara confessione che a Uoma, uonchè perpetuarsi o aggravar.:1i l'equivoco, come pretendono alcuni, !'equi• voco ru colpito nel cuore. Infatti, da quattro anni in qua, qual era l'equivoco vero che Aviava e paralizzava il nostro Partito ? D'orso la vecchia intransigenza elettorale tradizionale, che si sfogava in innocui ordini del giorno ad ogni Congresso, tosto smentiti dalla pratica della vita? Forse il Sinda– calismo, che s'affrettb a crescere, a differenziarsi, a ga– loppare per conto suo verso PAnarchismo con cosi bella sincerità, da formar ormai agli occhi di tutti un secondo

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