Critica Sociale - Anno XVI - n. 18 - 16 settembre 1906
280 C::RIT!CA SOCIAL~ privilegiati, eredi del vecchio diritto gentilizio, non po– tevano capire. . . . Noi non possiamo qui seguire l'Autore nella disamina di tutte le ragioni che militano contro la corrente idOiL dell 1 lmpero. J\ già detto è sufficiente a mostrare che questa idea corrente è insostenibile e ci impedisco di capire, ad Ciempio, lo stato di ra.ntastica allucinazione, ìn cui visse tutto il medio evo, e che ha pur una mae– stosa manirestnzlone nel poema divino de\PAlighieri, per la quale gli Imperatori germanici eran creduti i successori di Cesare e per la quale niuno pensava che l'Jmpero romano avesse mai cessato di es!rnre, od osava rredere che esso non rosse una parte 03senziale dell'or, dine di natura. Non invano e non per nulla i popoli clovono aver circonfuso la rronte dei Cesari con raureola degli eroi! Ma 1 se l'idea corrente dell'Impero Romano è ronda– mentalmente errata, qual è la vera? Il Venturi o I, in questo primo ,·olumo del suo lavoro, non ce ne parla che in relazione all'Imperatore, alla Latinità, allo [,e• gioni e allo Provincie. Ei ci prometto di intrattenerci nel secondo volume con: i Barbari, i Servi 1 l'Istruzione pubblica, la Famiglia, lo Svolgimento del Diritto Ro– mano, l'Amministrazione pubblico., In. Success!one dei Cesari, la Trasformazione dcll 1 ImJ)ero. Nel terzo volume, <ledicato interamente al Cristianesimo, ci promette d'in– trattenerci su la Religione romana, la Condizione del Paganesimo a\l'av,·ento d'Augusto, Io Piccole religioni orientali e barbariche nel mondo romano, lo Stato del– l'anima pagana nel secondo secolo, le Prime predica– zioni cristiane, lo Persecuzioni, Oluliano l'Apostata) il Tramonto degli Dei, la Vittoria del Cristianesimo e l'inizio del mondo moderno. Nel quarto volume tratterà delle Arti e delle Scienze sotto l'Impero RomllnO; e tutti e tre questi volumi appariranno nel 1906. Il contenuto del secondo e terzo volume, i due plì1 importanti, è troppo essenziale ad ogni giudizio su un'opera. come questa, perchè, prima di leggerli, ci si arrischi a un giudizio generale sull'opera stessa, tanto più quando da osso, e da ciò che nelFintroduzione l'au• toro dice sui la,·ori del Mariano, del Semeria o del Boissier, appare la sua decisione, seguendo gl'indirizzi più recenti, di considerare il Cristianesimo non già- come una forza demolitrice dell'Impero, ma come la forza più adatta a dar nuova "ita alle correnti etiche e sociali <lell'Impero 11tesso,la cui struttura legislativa, runmlni• strati\'a e giuridica, in virtù del suo carattere d'univer• salità, offerse d'1\ltra. parte l'ambiente più favorevole alla diffusione della nuova dottrina, alla riorganizza– zione della società, 11econdo i principt di questa o alla formazione degli istituti della società imperiale-cristiana o poi della Chie.qa cattolica. Il concetto che le forme storiche del Cristianesimo noi primi secoli furono plasmate da. quelle dell'Jmpero Romano, o che la Chiesa cattolico. ò l'erede di questo, non è nè nuo,·o nè moderno; ma ò concetto non abba– stanza comune o diffuso, nè ancora abbastanza precl– sa.to . Eppure ò con esso soltanto che l'Intero corso dellR. storia europea acquista una significazione limpida e chiara. Allora ln Grecia, questo. terra per eccellenza europea tm le terre cl'Europa, rappresenta delPEuropn il primo destarsi e il primo espandersi. Ma circostanze e geograHche o storiche e politiche impedi:icono alla Grecia d'esser una, e quando, cou Alessandro, Il pen– siero e la civiltà ellenica subiscono la massima espan– sione all'oriente e a mezzogiorno, essa ha un substrnto etnico troppo eterogeneo per essere efficace e dura– tura. :bla in ltalia nò il genio della razza nè Circostanze geografiche ostacolano Io spirito di nssociazione; a dif– ferenza del genio ellenico per eccellenza individuali– stico e speculath·o, il genio italico primitivo si manifesta come eminentemente sociale e univer:1a\e 1 e si esprime come tale intero nella storia di Roma. Roma trae le sue origini dall'amalgamarsi di due genti viventi su due colli vicini, e in questo amalga– marai a sua volta ha origirie la suocossiva e rinnovan– tesi tradizione di a3sorbimento, prima delle genti latine, poi delle italiche, indi delle galle ed iberiche,da ultimo di tutte le popolazioni dell'Impero. :Nel mondo romano, per la prima volta, con l'editto di Caracalla, l'uomo, per ciò solo che è uomo vivente nell'lmpero, è anche soggetto di diritto, cittadino; in esso per la prima volta la coscienza europea ha una espressione unificata. Ma di per sè il mondo romano è solo il risulta.lo di un processo di negazione e soppres– sione d i tutte le differenze di carattere gentilizio, locale, nazionale, etnico, religioso; la sua universalità è il ri– sultato di una. negazione del particolarismo del mondo che lo ha preceduto e da Clli esso stesso è nato. Il contenuto di universalità positiva è èlato a questo mondo dal Cristianesimo. È il Cristianesimo che dà unn comunione dl spirito etico al mondo romano 1 e che, creatosi una Istituzione sua propria nella Chiesa di Roma, continua con la lingua. dell'Impero ed il suo di– ritto, al di là de' suoi stessi conflui, la missione incivi– Iitrice; è cosl dalla cristianizzazione del mondo romano che deriva l'atmosfera morale comune in cui si move l'Europa moderna e che l'avvolge, al che le diverso na• zioni hanno tra loro legami ideali e non sono isolate, ma sempre più in intimo commercio materiale e spiri– tuale; e i loro Governi appaiono solo come organi dlt– terenti, esistenti per pura necessità di divisione di la– voro, di quella medesima funzione cli difesa del diritto, che prima era indistintamente compiuta dal Ooverno imperiale, e che poi passò al vari Stati cresciuti al– l'ombra doll'Jmpero medie,·alo e della Chiesa. noma imperiale è quindi non una decadenza, ma un anello di passaggio indisJ)ensabile tra il mondo antico e il moderno, e questo suo carattere è degno della massima insistenza da parte degli storici, degli scrittori e del filosofi.. Ciò ))osto, seguiamo il Venturini nella sua sintesi della fisionomia storica di Roma imperiale, vista nei quattro elementi considerati nel primo volume: l'lmpe– ratore, la Lntinit~ le Legioni, le Provincie. Anzitutto, Il Venturini corregge, in riguardo agli [m– perntori, l'opinione corrente anche tra storici di gran fama, ad esempio il La.risse, secondo cui la mancanza d'unà legge che regolasse la suceessione sarebbe stata una delle debolezze dell'Impero. li vero è che il suo dipendere dall'adozione dell'autecessorP, o dall'elezione del Senato, o dall'acclamazione delle legioni, metteva ad ogoi momento alla testa dello Stato Puomo del mo– mento. Io seconclo luogo, Popiniono comune s'immagina che la concentrazione di tutte lo cariche nelle mn.ni del– l'Imperatore signiHeasse la dedizione all'arbitrio per– sonale di questo. Anche qui la realtà è molto diversa. Ciascuna di queste cariche ora uu prodotto storico: aveva per sè un cumulo di tradlzioni 1 di costumi, di esperienze secolari) che ne defluiva.no chiaramente la
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