Critica Sociale - Anno XVI - n. 18 - 16 settembre 1906

CRITICASOCIALlò: 277 Hivoluzione francese Nl acrertare nuovi ritorni sto– rici, quasi che, prima e dopo \1H9,non ci siano state rivoluzioni affatto diverse di origine e di effetti. Come l'immortale farnrncistu Ilomais attribuiva ai preti tutte lo miserie del mondo, così molti scrittori di giornali attribuiscono alla Hivoluziono russa tutti i carntteri della Bivoluzione frnnceso. Per la circo– ~tanza rilel(gono Michelet l' Carlylc, Blnnc e 'l'aine, sforzandosi di ricavarne la seconda edizione slava, con i rolath·i quatre-l'i,igi-neuf o quall'e-vingt-treize. 11 giuoco ò grazioso e di\•crtentr. ~on so quante volto mi ò avvenuto cli legl!ere le troppo celebri 1>arolc cli Larochefoucault ul suo re, cd isrnoro quante altre ,•olte ho sorpreso, nelle prose politiche di at– tualità, Nicola J l a braccetto di Luigi XVI, \Vitte accanto a. Necker, Stolypino in fraterno colloquio con Cnlonne. Peccato cho nessuno nbbi1l pensato di r<'gnlarc nl pope Onpon l'anima. di Mirnbeau. Qu1\.lldo lo 'l\rnr 1 con perfido dis<'gno, volendo mo· strarc pacificato l'Impero ai dubbiosi banchieri oc– cidentali, convocò la Duma, si pensò subito ad un para.gane con gli Stati Genera.li. Si disse che il pa– lazzo di ~rauride era a un dipresso destinato a ra1>· presentare nella storia russa la Sala dei .Yenus: cioè l'ara della. consacrazione dell'id~nle unità della patria minacciata dal feroce potere assoluto. La Duma non è stata un'assemblea, è stata una barricata tonante, non solo contro l'autocrazia, ma contro il reggimento monarchico, e quasi annunziante il regno della giu• 1 etizia sociale. Pure di essa non ò restato che un ricordo platonicamente eroico, gincchè il popolo non l'ha troppo amata e l'ha lneciata quasi sola e indi– fesa. L'rmpero-mosaico ha avuto il suo Parlamento• mosaico, in cui i rappresentanti di genti diYerse di razza e cli aspirazioni non si sono intesi mai per– fettamente. Anche i deputati del Terzo Stato, riuniti a Ver– sailles il G rnaggio 1789, si ignoravano fra loro. Donde venivano e che cosa aspettavano? Uomini di Alvcrnia o cli Borgogna, cli Normandia e di Pro,,enza 1 1 erano: non erano ancora francesi. Si guardarono in volto, si riconobbero, piansero di gioia e, il venti I giu1,;"110, nella Sola clelhi P;illacordrt 1 si abbracciarono. : 14 ./e vowt recomwis gridò 1dlorft. Mirabenu - vous l'tes la / 1 'rm1re! " A Pictroburg-o i deputati non si I sono riconosciuti. A \~yborg hnnno inutilmente ten· tata cli rinnovare Pepico ~iurnmcnto della Pallacorda e non hanno fotto che sognare ad occhi aperti il sogno di una notte di mezza estate. Il popolo non ha udito quel patto di libertà e la resistenza com– J)ntta della Russia alla volontà dello Tzar è man– cata. Onde, dopo un altro sciopero generale fallito, e quest1.1.volta in ventiquattro ore, la m,·oluzione non ha avuto che un'armo: hl bomba. 11 popolo russo ò per ora un assente. E, in ,,ero, che cosa rappresentano poche centinaia di migliaia di rihelli, in un pnese di centotrcntHmilioni di abi· tanti? 1 contadini, l'unica grnnde forzfl che in Russia può opporsi alla enorme potenza militare, hanno tuttora una ben vaga nozione della loro funzione storica. Indecisi fra la forca e la fttme, si agitano disordinatamente e intempestivamente. D'altra parte, l'esercito non sembra deciso ad abbandonare la causa della tirnnnide, come in sulle prime si pre– vedeva, calcolando con troppo roseo ottimismo sugli effetti domorrtliizatori della _guol'rn. di Manciuria e sull'offìcuoill della propnga11cla Rovversiva. Quanto nitro tempo dovremo 11spettnrc por voclcre tutht la Russia, dulia Siherin. nlliL l'olonia, da Pietroburgo a Oclessn, levarsi in armi, concordo, contro il secolare rep:gimonto d'oppressione e di morte? Duo audaci e tenaci rninornnze sono di fronte per ora. Si cercano, si combattono, si offendono, con ac• canimento che non è nuovo nelln storia, o è nuovo soltanto per la modernissima perrezione dei mezzi cli offesa e di difesa: una minoranza di satrapi avi,li di snngue e di ricchezza, ed un'altra minoranza di operai e di intellcttunli, forti C'Ome la morte, pri– ma ,era di eroi giovinotti, calmi e sdegnosi mar– tiri dell'Idea, amidi dell'avvenire. Si chiudono i primi nei palazzi vigilflti dai cosacchi, fendono la folla in n.utomobili blindati, dileguano in una fnn– tnsticn fuga tra barhnre coorti. Colpiscono e si ri cacciano nel\ 1 ombra dei vili esi,ali a inebriarsi feri– namente del sangue che dilaga. )Jnturnno, gli altri, cu1>i proponimenti di vendetta nelle università e nelle officine, rinunziano Rlle promesse della giovi• nC'zza.e dell'nmore 1 dimenticano In gioifl di vi,•ere e vanno a cingerei cavalieri della. grande gesta 1 h'l dove non giunJrono voci lacrimose di madri e di sorelle, nei belli e orribili concilii dove pare si elahori la materia di un !po.~ futuro. L'odio ~pinge gli uui contro gli nitri, senza tregua nrni. Ed al can– none, che nffornrn. la volonth dello 'l'zar, l'isponcle In. violcnh~ selvaggia solitarin prote~ta della dinamite. ~ una vertigine di rosso, un delirio macabro, in cui uomini e cose appaiono tinti di sanguigno, in un mondo quasi irreale, dovo una nera forma si aggiro, battendo i denti, chiusi ,ali occhi entro le palme, per non vedere: la Paura. Non già la volgare paura della morte, chè, essendo le leggi della vita da gran tempo sconvolte e familiare il pericolo, la morte non dà più brividi e timpiauti. l~ la 1>aura dell 1 ignoto. che abbatte tante anime, e le fa morire ogni giorno un poco, pure so il corpo sopravvive. 'I~ la paura di ,•ivere lungamente cosl, nella ,•ertigine rossa, senza. ,•edere un barlume, senza udire lfl voce possente dell'Eroe atteso. E intanto si uccide nelle fortezze, si uccide nelle strade. Cadono donne e fanciulli, colpe,,oli talvolta di a,•er nascosto un libro proibito, o il sangue dei carnefici si mischia col snugue delle vittime. E la nera Paura, da~li occhi sharrati, dalle labbra livide, dai piedi lordi cli strage, urla, prega, bestemmia, piange. I~ con lo Tzar e con i suoi sudditi, è da per tutto, accn.nto a ciascuno, sempre. Freddi e taciturni come lo stntuo Rtanno gli eroi. Furono ieri, sono ogg-i 1 1:111r1urno clon11111i 1 inesorabili nncho con sò medesimi. So quolcuno ha un tremito nello mani e lnscia cadere una homba prima cli :wero scovata la preda ignol.,ile, si uccide. Tale ò il ca~o di Borbnm Prinz, fiore cli forza e di gentilezza slnva, designata dalla sorte nd n.ttentare alla vita di Kaulbars. Altri, come Sofia Lnrisnow, scarica la rivoltella addosso al generale ~linn, e poi consiglia umanamente i soldati di non nrrestarla, prima che ella abbia smontata una scatola di dinamite che h(I in tllsca. 1\ltri, infine, nascondono in un paniere di frutta il 1>iccolo ordigno mortiforo, come Armadio n.,·,olgeva in un ramo di mirto il pugnale tiranni– cillu. Armadio ha prl'SO il posto <liLeone 1'olstoi. 1::- dicono gli es('gcli della Rivoluzione - il ritmo storico del 'l'errore: di quello antonomastico, s'intende. Pure, se Robespierre ritornasse al mondo, snrehbo oggi scambiato per un umanitario codino. La sua mannaia lampegginnte al sole di termidoro fu un segno di vittoria, quasi di pace, mentre le bombe di Russia ammoniscouo che siamo sempre al principio e che la trng-e dia finirà a tarda ora. 'l'ra le duo rivoluzioni c 1 è di 11101.zo 11 11 eccolo di ch•iltà, il Recalo delln lydditc e dolln. panclastite. li che vuol dire che la ltiYoluzio110 rua~n A;trÌ\.assai meno o rtsHni piì1 della IUvoluzionc rrnncPse. li. i\f. BO'fTAZZI. La Critica Sociale e U Tem(J0 1 per l'Italia: mmo L. 22, semestre L. 12 - per l'Estero: anno L. 40, semestre L. 22.

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