Critica Sociale - Anno XVI - n. 18 - 16 settembre 1906
CRITICA SOCIALE 285 Da una parte, l'Impresa pubblica coattiva imperniata sul Polf're pubblico centrale e locale, e cioè l'impresa di Stato, l'impresa non fondata sul libero gioco delle forze economiche, ma. sul meccanismo delle forze poli– tiche e giuridiche (Nota E): donde la negazione della libertà della economia, che sono duo termini armonici e correlativi (Collettivismo a11torila1·io}. Oall'altrn parte, una libern organizzazione federale ~ociale economica (non politica o giuridica) di Sindacati, produttori liberi o autonomi nella gestione del processo economico. 11 1larchioli 1 cui certo non sruggo l'importanza della differenza. tra i duo sistemi da me segnata, mi combatto sopra un terreno diverso, affermando che l'organismo federalo da mo prospettato ò un'Idea platoniea. Potrei opporre che, stando tanto i sindacalisti quanto i riformisti nel cAmpo dello ipotesi o delle previsioni, ò impossibile vedere in concreto e in funzione i tipi e i sistemi eco~ nomici puramente logici del socio.llsmo. Jn,·ero, noi non 1>ossiamoformnro le nostre indagini su rutti compiuti, su sistemi, str11tture e organismi bell'e attuati. Noi non ci troviamo, come lo stesso Mnrchioli ammette, che di fronte a tendenze, e a processi di tendenze. E, se è vera e tangibile la tendenza statizzatrice e municipalizzatrice della J>roduziono, ò anche vera e tnngibìle, perchè fon• data su una somma di dati rea.li , cli fatti e di esperienze, la tenrlenza libera. della produzione autonoma dei Sin– dacati. I~ l'organismo federale economico 1 che fin da oggi s'incarna concretamente e non platonicamente .... nelle gran(ti Cu11federazioni ge11erali del lat 1 01·0, ch'io mi sappia, è un fatto empirico o un dato di esperienza, sul quale ci ò dnto cll fondare una pre\'isione d'indolo m(Jrfolog1ca e non una vuota e schematica idealità J>latonica. Per noi sindacalisti, il Sindacato operaio attuale con• tiene in germe la società socialista di domani. rn esso noi vediamo manirestarsi ed esJ)licarsi fln da oggi delle tendenze obbiettivo e dei processi pratici di produzione, di distribuzione, di consumo e di risparmio della ric– chezza. E fin da oggi esiste in concreto ..... la tondenzii \'Orso l'unità federale e non centralizzata dei Sindacati. Proiet– tiamo nell'a\'venire questa. tendenza 1 questo processo obbiettivo, e noi arriveremo a toccare, non il limbo delle idee platoniche, ma la sfera dell'attività pratica della futura associazione comunista. Cosl che il concetto teorico della socializzazione, in• certo ed eia.stico (come pensa .Mnrchioli), prende nella 1·ealtà, mercè l'opera, mercè la J)raxis dei lavoratori sindacati, una forma, un11.strutturn, uu 01·ganismo, un tompori.unento, una materialità consistente, una fattività obbiettiva ..... assai lontana dagli schemi aprioristici e rantastioi del collettivismo quintessenziale di 1\lberto Schiirfle, o di quello del signor Leroy Beauliou, ecc. Riassumendo su questo punto, io penso che l'organiz– zazione economica della società futurn non sia J)ro– spotti\'amonte rappresentabile eia un tipo w1iforme uni– tario e simmetrico di gestione o di impresa produttiva, ma dnlla libera coesistenza armonica di di\ 1 erje forme e strutturo economiche, corrisponclonti alle diverde in– sopprimibili necessità ed esigenze di ordino economic9- socialo tecnologico. Cosl, accanto alla gestione privata dei Sindacati con– correnti e nlla gestione .privnttt imlivicluale (in alcuni Cllsi anch'essa possibile o necessaria), a\'femo un tipo concreto e non platonico di gestione pubblica, in qu~i cMi iu cui prevalendo (come nelle rendite di monopolio, u ei trasporti, ecc.) un interesse generale, è tutta i udi- stintamento la società economica 1 costituita e organiz– zata stabilmente in un comple~so organismo unitario– rederale, che ge,itisce i mPzzi di produzione e i sen•izi nell'interes~e del tutto sociale, che e!JSaarmonicamente e orga.uicnmente rappresent11. (Co11Un1ta). S1;1w10 l'AXuNz10. AJ Il Panunzio non ha proprio alcuni\. ragione rii imputare acl altri l'incertezza e l'ambiguità delle parole, egli che 1 nd esempio, u::1a il termine " nutisindaca.lista .. 1 il quale nella sua oceanica indeterminatezza può com– prendere tanto i riformisti quanto gli integralisti, i ra– •licali, I conservatori, i clericali e magari i soldati del– l'~serclto della Salute. B) 'l'ra i quali oppositori del Sindacalismo stanno in J)rima linea i riformisti. Il sotterfugio logico del Panunzio è consistito nel trasformare i riformisti in collettivisti nutoritarì, fncon• doli pa~snre nttraYerso il filtro Impuro del generico r111ti,'li11dacal1smo, dO\'e, Porne si arguisce dagli articoli pubblicatl sul Divenire sJciale. e come apparo piì1 in• nauzl anche nel presente scritto, il bersaglio preferito, per non dire unico, era il riformismo, cbe, nella iestn del mio contraddittore, incarna quella specie di collet– tivismo a~soluto, contro cui è bella e J)rode impresa muovere in aspra guerra. C) Su questo punto il mio contraddittore non ha com– preso nella sua interezza e nella sua concatenazione logica il signif\cato delle parola. Como risulta dal brano virgolato che il Panunzio si ò preso la briga di riportare, la concezione riformistica, secondo me, presuppone: 1° l'esistenza di un partito il qualo illumini e guidi il proletariato nella sua opera di nffrnnca:done ceouomicn e morale o Il quale fornisca ai lav<,ratori f11lti i mezzi e tutte lo occasioni perchè pos- 11aooacquistare le capacità tecniche necessario a gestire la produzione soci::,le; 2° w, rapporto dì correl<a.ioue e di i,1trrclipeudewm tra l'ascensione e la ctr.pacilùdelle classi operaie e gli strumenti che sf'n:0110 <i realizzare l<.t libera– zio11e eco11omica. I mezzi devono ossoro proporzionati e adeguati allo capacità afflnchè l'ascensione sia effettiva e lo classi operaie acquistino posizioni sempre più ynn• tnggiose. La questione stci tutta 11el decidere quali stru– t11e11ti di lotta devono essere scelti e quali lasciati in cli– spm·te. Noi riformisti, come, da un lato, riteniamo errnnco l'affermare che l'organo specifico della rivoluzione so– cialistica sia esclusit'amente il Sindacato operaio, dal• l'altro attribuiamo a nostro merito il far ripudiare dal proletariato tutti quei metodi che l'esperienza mostra atti n rinsaldare e rincrudire la soggezione capitalistica clei lavoratori anzichè ad agevolare l'a'lcesa di questi. Il nostro atteggiamento agnostico di fronte allo sciopero gene– rale si è co,n'ertito in aperta ostilità non appena abbiamo sperimentato che 11usodi questo strumento (cui i sinda– caliaLi ascrivono una miracolosa efficacia) ridondava tutto a vantaggio della reazione sociale. L'errore mas• simo dei slndacalisti 1 tanto noi campo teorico quanto in quello pratico, sta appunto nello spezzare il rapporto di lnterdipondonza che deve sempre SUS'ii.stere tra le capacit!'t dei lavoratori e l'lmpiego degli strumenti che 11ervonoalla loro gradualo a!lcensione. Questo rapporto cli inter1lipendenza era espresso nel mio articolo colle seguenti p:u-ole: 11 Pm·allelamente alla loro ascensione e capacità, le classi operaio sapranno foggiarsi colle loro mani gli strumenti della liberazione e,I omancipaziOnl· economica .. , li malinto30 del Panunzio deriva tutto dal fatto di non aver po3to attenzione a quell'anerbio "parallela– mente,,, col quale la proposizione si Iniziava. D) lo non nego affatto la tendenza del riformismo vcr::10lo statizzazioni e municipalizzazioni dei pub!Jlici servizi; os~ervo però che 11011 ò la statizzazione pro– gre'lslva di tutti i rapporti economici quella che noi vogliamo, bensì solo dì quei raJ)pOrll che presentano ca– rattere monopolistico più o meno SJ)iccato. Soltanto ri• correndo alle impre,e pubbliche coattive si pos~ono fi11 da ora abolire le rcndìte monopolistiche, scaturienti da quelli che il Cairnes chiama ~ruppi economici non
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