Critica Sociale - Anno XVI - n. 17 - 1 settembre 1906
CRITICASOCIALE 265 del suo lavoro: paga perciò al padrone feudatario quello che questi dovrebbe pagare a lui. Le gabelle si fanno di poca durata, generalmente di sei anni. Il proprietario mira a possibili aumenti dello eslaglio 1 come suol chiamarsi il prezzo di ga,– bella. Non vuole che la tel'ra venga sfruttata a danno delle successh•e gabelle, perchè, come vedemmo, il riposo è il migliore coefficiente di fertilità della terrn. La gabella 1 adunquo, <lei latifondi siciliani non oltrepassa i sei anni per impedire che il gabelloto, in un arfitto lungo, i;frutti di troppo la terra. Ija terzeri:1 1 cioè Pobbligo nel gabello/o di lasciare in– seminata una terza parte del feudo nell'ultimo anno di grrhella, perchè il gabelloto successivo trovi la terra riparata e possa seminarvi con profitto, sarebbe in– sufficiente, con un affitto più lungo, a codesto fine. La terra eccessivamente sfruttab1, senza una suffi– ciente reintegrazione con concimi, richiede un più lungo riposo cli quello ottenuto con la terzeria alla. fino dell'nf:l-Uto sessennale: ciò che tornerebbe a danno del latifondista. Vero ò ohe in molti feudi si lascia spesso della terra lungamente in ripOSOj nHL ò sempre una parte meno fertile, utile piuttosto ad orhag:gio. L'obbligo invece della. terzeria mira a rein– tegrare le forze produttive cli tutto il rendo con lo avvicendamento del riposo. La rinunzia. ai casi fortuiti, espressamente dichia– rata nei contratti di gabella,, ò un'altra delle sover– chierie imposte dal feudatario prima al [Jabelloto e da costui poi ai coloni. .li mancato raccolto per qua• lunquo cnusa di forza rnaggiorn prevedibile ed im– prevedibile, magari che il vulcano inirhiotta. il ter– reno dato in gabella, non dà. ma.i luogo ad alcuna remissione del prezzo convenuto e per tuUo il ses– sennio. rJ feudatario, contro la 1>ossibilità di perdite a danno suo, si garantisce richiedendo una forte an– ticipazione o una solida ipoteca sopra i fondi del gabellolo. Si giustifica tale clausohl contrattuale rite– nendo computata nel canone d 1 aflitto la. media di tutte le possibili perdite; e, perchè cotesta media sia al piì.1 possibile preveduta, la. (}((bella non oltre– passa il sessennio, per cui non sono possibili le mi– gliorie eia parte degli agricoltori. i\la, non restando alcun margino di profitto al contadino negli anni di buon raccolto, uno o un paio d'anni cli carestia. ba– stano per stremare del tutto il contadino e farne un tapino cli più. I contadini pregano le madonne e i santi per a,•ere una sicura ed abbondante messe, anzichò farsi mezzo miracolo da sè mettendo a parte del castigo di dio anche i padroni della terra. Nel mucchio del grano sull'aia mettono un 1 imaginc sacra per tutelarlo; ma non sanno tutelarlo dalle ingor– digie padronali, e chiamano bw·one quel mucchio, por tradizione feurlale di appartenere esso come cosa sacm cd inviolabile al barone. J.a fede nella possi– bile messe miracolosa è così stupida, ohe il conta– dino non si accorge che, se mai 1 il miracolo torne– rebbe ad esclusivo vantaggio del feudatario 1 perchè questi r1abeflerebbe di più la terra miracolosamente produttivo. Dato il latifondo siciliano, anche il mi– racolo sarebbe di tornaconto ciel latifondista. Si vorrebbe togliere il gabelloto intermediario per mettere in contatto diretto il proprietario latifondista con i contadini, e far cessare li\ sinecura. padronale. :Ma 1 se sparisce il gabellolo, il proprietario ne dovrà. occupare il 1>osto 1 facendosi però pagare la terra allo stesso prezzo che i contadi11i avrebbero pagato al gabelloto, come difatti avviene dove il latifondista ripartisco direttamente la terra a piccole partite. Anzi la poca garanzia reale o personale che possono direttamente offrire i contadini al feudatario, senza l'intermediario speculatore, sarebbe un forte motivo di debolezza nelle contrattazioni. Per risolvere il problema· del latifondo siciliano, non il gabellofo de– vesi togliere, bensì il latifondista, sostituendo que- st'ultimo con l'organizzazione delle forze di Ja,~oro, magru·i seguitando a. pagargli un canone annuo, purchè egli cessi d'ingerirsi con contratti ancora feu– dali nella gestione produttiva. Dato il diritto di propriefa privata della rendita fondiaria e date le condizioni locali cli Sicilia, non possono essere diversi i rapporti tra proprietari, gabelloti e lavoratori. L'insicurezza e la malsanìa dei campi generano l'assenteismo con il difetto di via– bilih\ e cli case rurali i intanto la terra 1 essendo sempre piì.1richiesta per i bisogni della crescente popolazione, offre il migliore impiego di capitali nel suo acquisto anzichè nel suo miglioramento agrario. 11 proprietnrio perciò mantiene il feudo immutato, e ne cede l'uso temporaneo ad un intraprenclitore che vog-lia e sappia affrontare le difficoltà dclPagri– coltum dei latifondi squallidi cd inospitali. Il pro– prictnrio, pur di non corrern fLlcun rischio, rinunzia, nel canone d'affitto, a favore ciel gabelloto, ad una parte cli tutta la rendita ricu.vabilc; il gabellolo in compenso va soggetto alle vicende ciel mercato e del climu, agli abigeati, alle vendette dei lavoratori o a doversi tenere nelle buone grazio elci briganti. B, con tutto questo ben di elio cli pericoli, egli deve spesso dare ~aranzia con ipoteca o anticipare l'ar– fitto. u A rischio si 1>igliano le gabelle 11 , dice il pro– verbio siciliano. [ gabelloli, perciò, non che prcoocu1>arsi della sorte dei lovoratori, devono incrn<lelire su di essi. Quello, che meglio riesce nella sua durn impresa, proviene por lo pili dal brigantaggio fortunato, e con tali numeri µuò spesso salire a feudatario. • Il borgesato. - Il borgesato in Sicilia è il ceto dei contadini piccoli poosidcnti, i quali hanno bisogno, per la mancia, di ijeminnre in affitto o in colonia parziaria. un tratto di terra dei latifondi vi– cini, porchè il piccolo fondo proprio - il luogo - non può dare al contadino tutto il bisognevole. Ncissuno tratterrebbe per sempre la quota stessa di latifondo, percliè essa, a causa. della sua relativa piccolezza, non si presta a lungo ad una divisione di superficie per la rotazione delle colture di semi– nerio con l'inevitabile pit'1 o meno lungo riposo. ll gabello/o speculatore, o dirottamento il proprietario, adempie alla funzione distributrice della terra della semina o del pascolo, come vedemmo in un para– grafo precedente. 1';:per questo che la terra della semina. e elci pascolo non si è mai divisa con per• petue concessioni enfitl'utichcj ed è per questo che la. quotizzazione dei terreni demani;lli è riuscita a ricostituire il latifondo che si voleva. spezzare. Il grido nntico della plebe romana: date lerrmn efiam c1wi onere, è e sarì~ quello di tutti i popoli. Però la proposta pili volte avanzata dello concessioni enfì– tcutiche perpetue a favore dei lavoratori, come mezzo cli spezzamento e di miglioramento dei lati– fondi siciliani, non è generttlmente attuabile per le terre della semina e ciel pascolo naturale. Ciò di– mostra che la forma dei contratti agricoli dipende dalle condizioni naturali della terra. Il bor(Jesato, garantendo la gabella, con i propri fondi, dà alla speculazione latifondista la spina clor· sale, e stabilisce il nesso princi1>ale tra latifondo e piccola proprietà. La piccola proprietà allodiale CO· stituì nel\1cpoca baronale la burgensatica, perchè, assieme all'artigianato, diede la consistenza ai borghi, contrapposti al castello reudfllc. Lrt classe dei con– tadini, posseditrice degli allodi attorno ai borghi, co– stituì il borgesato di campag-na, come dai commerci o dalle professioni dei borg!Ji sorse la borghesia, cit– tadina. Oltrechè a desìgnar una classe cli contadini, la parola borgest1lo serve piì1 usualmente in Sicilia nd indicare un particolare 1rntto agrario per la semina
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