Critica Sociale - Anno XVI - n. 17 - 1 settembre 1906
CRITICASOCIALE 263 cui, all'infuori dAllo agonto della rame, niente può seno• tere l'Indolenza. E ei capisco. La miseria eccessiva, l'ab– brutimento, ntroflzzano I sensi e i scotimenti, avvici– nando l"uomo alla bestia; mentre, di quanto s'eleva il benessere materialo dogli Individui, di tanto aumen– tano la loro sensibilità, I loro desideri e i loro dolori. Come dunque rimproverare alla classe operaia la sua irrequietezza o il suo malcontento 1 rinracciandole le migliorate condizioni economiche? Sono queste l'origine del malo (chinmiamolo cosl !) al contrario di quanto pensano gli stessi socialisti. L'appetito viene mangiando, dice un saggio pro,•orblo i ed è la crescente ricchezza, dicono gli economisti, ò il crescere della civiltà, che spingono l'uomo sempre a nuovi progressi e suscitano in lui desidert maggiori. I quali - aggiungiamo subito - una volta nati, non si rlntuiiano facilmente. Farebbe meglio la soolotÌI.CflJ)itnllstica a non olevaro mai d'un gradino la condir.Ione <lei lavoratori e a non destare mai In mlserln. che dormo, piuttosto che tentare di riad– dormentarla una volta destata. 011 uomini sono come i bambini. Jlotroto benh1simo a uu bambino non comprare un giocattolo; ma Rarà un'Impresa difficile il levarglielo quando glielo avrete comprato. Cosl gli uomini. Teneteli costantemente nella piì1 bMSll miseria e 1 come abbiamo detto più \'Olte, ci si abltuerauno. Concedete loro un giorno di respiro o di benessere, e avrete instillato nel loro sangue li veleno. È qui In gran parto l& spiegazione della facilità con cui gli operai dell'Industria da una parte, come i gior– nalieri, i braccianti della campagna dall'altra, si gettano nella lotta contro I padroni, a differenza di altri 1avo– ratori1 meno pagati Corso, peggio trattati anche, ma a\'enti una condiziono ,11vita più sicura e più normale. Anche al mate, so non ò spa.!lmodico, si fa l'abitudine; e chi tutti i giorni sin avvezzo a mangiare polenta e nient'altro, nlla fino comincia n credere che nl mondo nou cl sin per lui nitro cibo possibile. Ma quello, a cui non si ra e non Ri può fur l'nbltucliue, è la continua altalena rm Il bono o il malo, fra il mangiare e il non manginro, trn In glornnti di salario e la giornata di nessun sa!Mlo. i',; quosta la condiziono dei Yeri operai mnnifatluriorl e del braccianti. L'Incertezza della loro vit11. ò la loro misorla; o, mentro sopporterebbero in pace anche la ramo, quando fos.ie divenuta cronica e aves~o estinto in loro ogni potenzialità. di maggiori bi– sogni1 essi ln\'0C0 non possono adattarsi ai passaggi bruschi, immodl11.tl, da uno stato di:!creto a uno, anche non catti\'o, ma sempre J>iù ba~so. L'operaio che per mesi od anni ricO\'0 il suo buon salario e su quello regola la sua vita e la vita della sua. famiglia i l'ope• raio che hn giil Impostato nel suo bilancio psicologico un certo numero di bh1ognl, che s'ò abituato per un certo periodo o. nutrirsi di cnrne, a bavere ,·ino, a sao– tiftcare, con un po' di svago, la festa, mal sopporta a un tratto di dover fare a mono di queste cose, che non sono, è vero, assolutamcnto Indispensabili all'esistenza, ma che facevano parte ormnl del suo tenore di vita. Pressato allora dal desiderio acuto d'un benessere che B\'0va ormai cominciato a gustare, punto dal dolore della ricaduta, egli s'un\11co ai compagni nella lotta contro Il padrone e contro tutto un regime che, nella sua instabllltò., noi suol altl o bassi continui, costituisce per Il lavoratore Il vero supplizio di Tantalo. ... 18. - Ora, tutto quanto abbiamo detto: il raffinamento dell'organi8mo o dolln psiche, come J)ure l'tjlevamento della coltura e della cosclonu; l'aumento dei desidert o dello oslgonzo In un mondo cbo li stimola continua– mente; li sentimento doll'eguagliauza; la precarietà, l'incertezza, lo frequenti scosse nel tenore .!i vita; tutte questo coso, che sono un moro frutto della società bor• ghese In genere, del capitalismo e del regime industriale in ispecie, concorrono ad aumentare di continuo i dolori della classe operaia, portando nel suo patrimonio psico– logico uno sbilancio sempre più grande tra ciò che lo stesso ambiente borghese spingo l'operaio a rohre e ciò che l'operalo, In questo medesimo ambiente, non può sempre ai·e,·e. .. 19.- r..'innegabllo aumento di souslbilità, e quindi di percezione del dolore, prodottosi col progresso nella clQ.ssooperaia, lo ha reso conveniente e possibile cli usare alcuni mozzi di rol\zlone e di combattività. che, in condizioni d'animo pili npatlcho, non ancbbe saputo nò voluto a.fl' rontaro. r.,e armi do! voto, della stampa, del comizti delle coa– lizioni, degli scioperi, In un regimo democratico, teori– camente, sono accosslblll a tutti i ma non tutti le usano, o non lo usano con la medesima efficacia. Un esempio abbastanza tipico lo abbiamo In Italia. Le istituzioni democratiche vigono dalle Alpi al Lilibeo; eppure noi sappiamo <1uant.opoca vita democratica e quanta supina rassegnazione medioevale si svolgono nel nostro ).lezzo– giorno. La ragione ò che le nuove forze economiche non sono sorte ancora laggiù a negliare i lavoratori dai loro sonni profondi, a Inoculare nelle loro vene il r:irus della ribellione o della protesta, a infondere quella co– scienza ferma o sicura e quella energia che occorrono per impegnare contro la clas11edominante una loita si– stematica o lntelllgonto. (,aggil1 rivolte violente e disor• dinate quando i crampi della ramo scuotono lo stomaco; rivolte che lasciano li tempo rhe troYano, se non con– corrono a peggiorarlo; poi l'ludiffero111.a, la sonnolenza e la servilità di prima. •:ppuro l'ologgoro una persona onesta In luogo d'un co.morrlstn 1 il mettere una liberi~ schecl1t nell'urna; l'abbaudonnro paciflcamente, per muta protesta, Il lavoro; son mezzi che laggiì1 pure la legge consente d'usare, eho non abbisognano, per essere messi in opera, di una 0CC0H!livasapienza, nò d'uno sforzo eccessivo, e che produrrebbero pili effetto dell'incendiare i )lunicipt o doll'aisaltare la truppa. Ma son mezzi che richiedono uno 11Umolocontinuo, un desiderio perma– nente di mlglloraro, una sete Inestinguibile di progresso e di ,•lta, Il dolore vivo o tenace per gli altrui godi– menti e le altrui ricchezze i uno spirito di lotta. e di fronda che solo I lavoratori trascinati neffingranaggio economico borghese, affratellati nelle fabbriche, accen– trati nelle grandi e abbaglianti città, messi al contatto colle classi ricche e I agiate, In centri di istruzione, di scettichmo e di anarchia, po11sonoconoscere e sentire ; mentre i la,·oratorl viventi ancora in pieno mondo feu• dale, in mezzo alla Ignoranza. o all'abbrutimento seco– lare, soggiogati dalla gerarchia del prete e del signore, spar!II nelle campagne o nel borghi, provvisti di salari di fame, non h11.nnola rorza nò la voglia di scuotere il giogo, o prororlscono rlmanorc nel flui~o In cui si tro– vnno1piuttosto che compiere la fatica, costante o meto– dica, nocossnl'la por uMrn dello armi politiche, che pur sono a loro dlsposlzlono . 11 La miseria che opprime od abbrutisce - scrive Et• tore Clccottl - che sollotlca od acuisce l'egoismo nella s~retta cieca Od Immediata del bisogno, che estenua in– sieme all 1 organl!lmo lo atth•ltà p<Jlchlche; la miseria che si risolve noll11norzla dell'accasciamento o nell'ora della
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