Critica Sociale - Anno XVI - n. 17 - 1 settembre 1906

266 CRITICASOCIALE dei latifondi. Il borgesato non sarebbe il subaffìtto, ma propriamente la colonìa parziaria o la fiuta mez• zadria. Vuol dire che i borgesi nell'epoca feudale, di cui gli attuali patti agrari sono una tradizione, la– voravano la. terra dei signori sotto la sola forma servilo della colonìn, nella quale il colono soggiace ad infinite soverchierie ed espoliazioni, e che il subaffitto sarebbe ora un progresso apportatore di meno disumani rapporti economici. li borgese, per condurre a colonìa parziaria una tenuta seminativa, dcYc possNlere aninrnli ed nrnesi di lavoro propri. I campieri. - I conduttori di latifondi, per assicurarsi contro i fur ti e i danneggiamenti del malandrinag-gio o cont.ro le rappresaglie dei propri ('Oioni, mettono i camp icri a custodia dei campi, come mettoni::li i cunitoli e i soprastanti nell'ammi– nistraziono delle fattorie agricole principalmente ar• mentizie. Perchò il campicre tenga in rispetto i ma– landrini a riguardo clel pndl'One 1 bisogna ch'egli sia della loro risma, che li soccorrn al bisogno, e che faccia l'omo. ]~gli de,·o sopratutto sorvegliare che i borgesi non trafughino i covoni e che i subaffittunrì paghino prima di pol'tarscli via. l campieri non ven• gono tutti dal mnlanclrinnggio 1 ma devono saper vi– "erc nei campi infestati eia esso e far rispettare gli interessi dei padroni. l cam1>ieri dei feudi siciliani sono un avanzo dei brai:i al servizio dei signorotti e così ben descritti dal 1fanzoni. Conservano ancora un che di partico• lare nell'esteriore, e formano il codazzo armato dei don Hodrigo di Sicilia, pei quali non vanno più a. rapire lo Luci~, ma. compiono vendette e intimori– scono i villani. l~ssi sono i migliori giannizzeri per convincere il corpo elettorale a votare per l'hmomi– nalo fattosi uomo pubblico. Essi, però, esercitano la. loro soverchieria anche sui padroni ; qualche volta ne scroccano denari per darli, dicono 1 ai malandrini, pcrchè costoro non facciano altro male; qualche altra fingono che gli animali furono razziati, e poi si dànno l'aria di averli, per confidenza mafiosa, ritro– yati, ma con qualche mangiata promessa ai picciotti. Il loro triste mestiere li espone spesso ad una triste fine, pagando pili di tutti con la loro vita morale e con quella lhica la loro importanza di bravi del Jatifonclismo. Nella ripartizione dei feudi ai coloni il campiorc assurge spesso a fartotmn. Si riserba il migliore pezzo cli terra per sè, e Paltra la fa dare a pochi preferiti, pigliando da qualcuno la fava. È così che si forma una classe di speculatori secondari, e che la terra arriva anche di quarta. mano al misero la• voratore, do1>0due ed anche tre camorre. li campiere è, in somma, una ruota indis1>ensabile dell'ingranaggio ladresco e violento, con cui si sfrut· tano i latifondi sclrnggi di Sicilia. L'artigianato rurale. - Nei borghi sparsi tra le campagne del latifondo siciliano, l'artigianato ha forme rudimentali e vive assai miserabilmente, perchè ivi i bisogni primitivi della popolazione agri· cola non richiedono i prodotti di maestranze svi– luppate, e molto meno della grande industria. JI lavoro di calzolaio, barbiere, fabbro, mura• tore, ecc., spesso viene alternato con quello di con• tadino nel tempo che i lavori agricoli ceseano. Anzi 1rnò dirsi che i così detti artigiani, in quei luoghi, non s ono che miseri contadini che si clànno pure in eia.ti giorni dell'anno ad un 1 altra nrte o in bottega o gir ovaga. J+:ssi hanno comune con i contadini la s,tessa sorte che li nffama, li abbrutisce e li costringe ad emigrure. [ rapporti fra artigiani e contadini sono così pri– mitivi, che- si ricol'ro 1>cr poca parte all'uso della moneta: il servizio fatto dall'artigiano è generai- mente pagato con prodotti della terra; e spesso il pagamento vien rimandato all'epoca del raccolt(), specialmente per la fattura di arnesi cli lavoro. Il contadino, anche per queste anticipazioni fattegli da altri lavoratori, deve pagare con usura. Il sistema è iniquo in tutte le sue parti. Dal furto principale del latifondista, come dal toufo di una pietra in un lago, si partono onde concentriche cli minori sfrut– tamenti, ma più dolorosi, perchè maggiormente scar– nificanti il lavoratore della terra. Ciò spiega la di· stintiono sociale tra il genuino artigiano e il con– tadino in Sicilia, cioè <1nnnclo il summastro (signor maestro) non confonde lo sue funzioni con quelle del villano. Quautunque la soi•te dell'artigianato non sia so– stanziaJmentc diversa da quella del contadino nei centri rnrali, il primo sente di formare una classe più ele,•ata, e guarda il vero contadino con aria di superiorità e cli sprezzo. L'odio, cito hanno in comune contro i caJJpeddi e i signori, non li accomuna nello spirito di solidarietà proletaria. La distinzione, che vieno all'artigiano dal lavoro meno vile della bot• tega o dai contatti con ogni classe di cittadini, dà la possibilità. di raggiungere un'agiatezza relativa e una considerazione personale a cui non può mai aspirare il lavoratore non nhbiente dei campi. Quel· l'agiatezza è riservata a pochi; ma i molti, che re– stano nella oscura miseria, invasi dal sentimento di esagerato individualismo, prodotto dal perpetuo stato di guerra sociale, aspirano permanentemente a quella possibilità. Chi guarda con invidia coloro che stanno pili in alto, disprezzar dc,•e coluro che stanno più in basso. Solo il sentimento di classe ispirato dal socialismo puo rendere solidale l'artigiano con il contadino. Le masserie. - Nell'antichità. i latifondi o grandi poderi C'hiamavansi in Italia masse, da cui è ùeriYato il nome alla. masseria siciliana, con una significazione pressochè simile alla ferme francese, ma pet· un organismo agricolo diverso. La masseria è l'espressione pili compiuta dell'in– dustria agricola nei latifondi incolti, ma solamente !:!fruttati con In semina e col pascolo naturale. Come un latifondo solo, nelle dimensioni ultime, serve alla rnota delle coltme seminative alternate col riposo e pascolo, la mrtsseria serve in una scala maggiore alla ruota delle stesse colture con il relativo pascolo tra vari latifondi. Vuol dire che il latifondo attu~le si è impicciolito di troppo sotto la pressione del di· ritto ereditario, e non è più per l'estensione la massa antica. Per lormare la massa moderna, cioè la mas• seria, occorrono pii1 latifondi. lia massa antica com– prendeva tanta massa di terre da rendere possibile e proficua la. complessa industria della pastorizia. Oli attuali latifondi senono prindpalmente al borgesato per integrare la piccola possidenza colti• vatrice, con la terra sempre rinnovabile in affitto o a colonìa parziaria. della semina e degli erbaggi ; ma a11'industria ,,era.mente propria. della semina e della pastorizia, perchè possa vivere da sè, occorre un complesso mutevole di attuali feudi per avvicen– darvi i semincrl e gli erbaggi e per dare agli ar– menti il pascolo d'inverno nelle marine e quello cli estate nelle montagne. Nelle masserie l'allevamento del bestiame e l'industria dei suoi prodotti conscr• vano molta parte clel1 1 antica importanza. Per prospe· rare 1 le masserie vogliono terreni in abbondanza e a poco prezzo, non reggendo esse alla concorrenza dei dissodamenti e clPlla grnnicoltura nei terreni d'infe• riore produttività. Il massarioto possiede quasi sempre un podere proprio, attorno a cui aggregare con l'affitto altri latifondi a,·vicendati, secondo la mutevole conve– nienza. La fattoria del massarioto, con magazzinj,

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