Critica Sociale - Anno XVI - n. 15 - 1 agosto 1906
CRITICA SOCIALE sacrifici del 'J1esoro. Ma destinare per metà gli avanzi del Bilancio alla diminuzione del da:do sul petrolio e per metà alla riduzione del prezzo del sale, signi– fica accordare ai contribuenti uno sgravio altrettanto gnulito quanto apprezzabile. Oggì il prezzo del petrolio nella vendita al minuto è di 70-80 cent. al kg.; il dazio è di 48 cent.; il che vuol dire che il dazio rincarisce il prezzo dal 178 al 153 ¼- L'importazione del petrolio era (nel 1904) di quin– tali G92.333 e l'entrata del 'l'esoro per questa voce di J. 33 23L.984 ('). Il prezzo del sale comune è o~gi di ccnt. 40 al kg.; il prezzo cli prQduzione non è superiore ai 5 ccnt. al kg; il che vuol dire che il monopolio gO\'ernati,,o rinca– risce il prezzo del sale di circa 1'800 Ofo. Il consumo del sale comune è di quintali 1.701.742 (esercizio 190'.~-03: Sicilia e Sardegna eccettuate) ( 2 ); l'entrata lorda dello Sbito per il sale comune è qui udi cli circa 68 milioni di lire. Per il petrolio è probabile che la diminuzione della tariffa ne aumenti il consumo; ma, al1che nella ipo– tesi pili sfavorevole che il consumo rimangn. il me– desimo, la rhluzione a 24 lire del dazio, mentre por– terebbe il prezzo del petrolio a cent. 50-55 il kg., ridurrebbe di 16 ½ milioni le entrate del Tesoro. Per il sale comune, il cui consumo è notoriamente poco clastico, si può calcolare che ogni soldo di diminuzione nel prezzo faccia perdere all'erario 8 ½ milioni di entrata. La riduzione del prezzo del sale comune a 20 cent. produrrebbe quindi a\Perario una perdita di 34 milioni; si avrebbe dunque: Perdita per il petrolio Perdita per il sale Perdita totale Allllonl 16,50 34,- 50,50 Le imposte sul sale e sul petrolio presentano in g-raclo fJiù spiccato il difetto proprio di tutte le im– poste sul consumo, di essere inversa.mente progres– SÌ\'e al reddito del consumatore, perchè sono spe– ciillmcnte le famiglie povere quelle che ricorrnno all'uso del petrolio, mentre il sale viene consumato a un dipresso nella stessa quantità da tutti, poveri o ricchi che sieno. Quando, al banco cli qualche tabaccaio o drnghiere, incontro delle povere donne del popolo che devono pagare questi articoli tre o quattro volte di pili cli quello che valgono in Svizzera, in ]i'rancia, in Au– stria, ecc., io sento vergogn,, per il Ooverno del mio paese, che si mostra così spietato v_erso lo classi poo~.~e._ ed il nocciolo della questio'fle C 1 qu'i - ri– durre di 50 milioni i consumi popolari vuol dire permettere a questi 50 milioni di lire, che vengono rispRrmiate dai consumatori, di impiegarsi o nella domanda di altre merci o nella domanda di lavoro. La famiglia, che in capo all'anno ha risparmiato le 50 e le 60 lire sul sale e sul petrolio, domanderà con esse qualche altra merce che prima non chie– deva e stimolerà così direttamente la produzione, o meglio ancora le farà registrare sul proprio libretto della Cassa di Rispannio 1 e in tal modo aumenterà il capitale disponibile nel paese, e stimolerà così in• direttamente ]a produzione. L'on. Nitti vonebbe invece che lo Stato incorag– giasse esso la produzione, mediante la sua triplice serie di provvedimenti, contro l'analfabetismo, contro la malaria e in favore dello svolgimento delle energie idrauliche. Ma, con tutto il rispetto dovuto ad uno (I) Atovimt11to commti·cLale dtl lltgno d'ItaHa llell'annQ 19iH 1 pa– g!llll o;. (i) "'-tt11uarto stattstlcoHallano, 1904 1 pag, BH, studioso del valore dell'on. Nitti, alla mia voltfl os– servo modestamente che gli avanzi disponibili sono troppo pochi per essere efficacemente distribuiti a scopi tanto importanti e che sembra preferibile che l'aumento di produzione, in ogni caso immancabile, segua la direzione che imprimerà ad esso la volontà dei privati, i quali sanno più del Governo da che parte la loro barca faccia acqua, anzichè la volontà del szipet"iore politico, che non sempre interpreta net– tamente quella dei sudditi. Nè si deve dimenticare una considerazione cli or– dine pratico: che ancora oggi) cioè, le spese fatte dallo Stato italiano ·dànno generalmente un effetto utile inferiore a quello che un imprenditore privato otterrebbe con lo stesso costo. L'inchiesta sulla Ma– rina dovrebbe avere insegnato che, per impiegare utilmente un certo numero di milioni, bisogna de– dicarne parecchi di più allo stesso scopo. Se anche, disgraziatamente, non si possono abolire ambedue le imposte sul sale o sul petrolio, abbiamo veduto. che gli avanzi disponibili sono sufficienti per permcttel'C una riduiione seria e apprezznbile j tutto a questo mondo è relativo, e, per una famiglia mo– destissima, anche le cinque o dieci lire all'anno di risparmio, hanno il loro ,·alore: la conseguenza logica della teoria di trascurare i piccoli sgravi sarebbe di non fare per ora nessuno sgravio, anzi di aumentare leggermente le imposte esistenti, dal momento che le piccole variazioni riescono insensibili. È inYece la somma di tanti piccoli risparmi quella. che ne costi• tuisce uno grande, e conduce ad un aumento pro– porzionale nella produzione. Anche l'Inghilterra, che al principio del secolo :XIX subiva una pressione tributaria più grave e più iniqua di quella nostra attuale, non giunse d'un salto dalle tristi condizioni finanziarie di allora a quelle attuali floridissime e degne d'invidia; la ri– duzione fu sistematica e graduale, ad ogni anno fu assegnato il suo còmpito, i Gabinetti conservatori gareggiarono con i liberali a chi concedesse le maggiori riduzioni, ma nè consenratori, nè liberali imaginarono mai di preferire la politica della pro– duzione a quella degli sgravt. Poichè le condizioni attuali ci permettono di ope– rare a ragion veduta, non dimentichiamo l'esempio inglese, ossia della nazione le cui finanze nel secolo scorso hanno subìte le piit radicali trasformazioni verso la diminuzione dell'onere dell'imposta e verso la giustizia tributaria; lasciamo alla libera disposi– zione dei contribuenti i milioni che avanzano al Tesoro, e stiamo pur tranquilli che nessuno meglio di loro saprà trnval'C il modo di spenderli più utile, più edonistico, pii\. felicitante. PadOV(I, JACOPO TIVAHONI. Questo articolo del prof. 1'ivaron'i, apre una <liscus– sio11e per noi e ver il paese d-i supremo momento ; della, quale perc-iò non ù1temliamo preveni-re la con– clusione con apprezzamenti nostri. LA ÙHI1'1CA. Avete la 1 a annata? L'Amministrazione della Critica è sempre dis-posta a ricambiare con ima qualsiasi successiva unnata, rilegata, oppure con un am10 d'abbonamentu, l'invio che le venisse fatto della 1a annata (1891) di Critica Sociale in buono stato di conservazione. Ricambie1·emo con opuscoli, a richiesta, ognuno dei se– guenti numeri separnti dello stesso 1° anno: 4 1 5 1 6 1 7 1 8 1 10, 12, 19, 16, 17,
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