Critica Sociale - Anno XVI - n. 15 - 1 agosto 1906

CRITICASOCIALE 229 n viso aperto, in riguardo alle lotte clettornli? Noi la difendemmo con gli stes~i precisi argomenti con cui la invochiamo oggi per un'applicazione and1e più radicale j gli altri la combatterono con gli s'.es.:1i precisi argomenti cbe ripeter:rnno a :Morlena o a Roma, per preferirlo la disciplina forti:', sicura, lurrih., adamantina, ecc., ecr. Ala, so questo deve essere il primo obbiettivo della 110- stra sincerità., due altri se ne impongono come logica conseguenza. Il primo attiene all'ordinamento del Congresso - il secondo ·ai vincoli di partit0. Se è sul tappeto (e non può non esserci) la necessiHl o meno di proclamare l'.iutonomia di organizzazione, o libertà di aggruppamento, che, dir si voglia: come non intendere cho s 1 impone la sanatoria - almeno provvi - soria - di tutti i distacchi o di tutte le ribellioni alla gerarchia che quella necessitì~ vollero affermare? li; rispetto ai futuri vincoli di partito: bisogna che CO· loro, i quali vogl:0110 l'autonomia di organizza1.ione, alJ. Uiano l'onestà di non foggiare quel vincoli in g'oìsa che es::ii strozzino silenziosamente, nello file del partito 1 quelli cui non si osò negare il "diritto di cittadinanza,. - por non apparir settari. ~ allora? msognerà chiedere che l'inscrizione al partito non possa esser negata a chi accetta: le finalità del socia. lismo non settariamente formulate - il suo metodo sto• rico (che, come bene hai detto, ò fotegrale appunto perchò non è integralista) - o il suo programma <l'a.zio11e im– mediata. E qui mi casca l'asino - potreJti dirmi. E io a.nei diritto cli dolermene come d'una allusiouc personale, perchò, proprio qui - almeno per ora - io mi fermo. Mi feL·mopertlbè io vole\'O proprio arrivare a questa conclusione: che noi dovremmo otteuere dal Congres,;o che, prima di tutto, ammottesse tutti (anche i ribelli come mi); poi deliberns~e la lit,ertà di aggruppamento; e da ultimo - rasserenato o.... sfogato(!) l'ambiente . - si dedicasse a formulare quel programma d'azione im– mediata. Ed in questo programma d'azione non ci dovrebbero essere paroloni nè minutaglie; ma la indicazione sobria e precisa di ciò ohe ò doveroso - e possibile! - rare oggi nel campo politico o nel campo economico. Noi non dovremmo 1 per l'ennesima rnlta, formulare il pro– gramma minimo socialista, compilando un ceutone che vada dall'abolizione del sequestro dei giornali o da una legge sulle associazioni tontinarie .. , alla repubblica! Dovremmo essere più onestamente e pit1 sinceramente parchi: fissare le due o tre grandi agitazioni cne si do– vranno c si potranno fare; prevedere - tlando mandato (molto ampio) al Gruppo parlamentare <li pre:lisporlo colla sua azione politica - quello che sarà l'atteggia– mento dei socialisti, nella situazione politica che si de• linea in Italia (Poma o Gian turco ne sono gli arnldi); chiarire la posiziono del Partito di fronte ai de!iberatì che l'organizzazione eeonomica del proletariato italiano formula nei Congressi specifici della cooperazione, della previdenza, della resistenza. E basta. Io sono sicuro che il programma d'ar,ione immediata, così inteso e così formulato, varrà meglio di mille formule astratte a chiarire le idee e le posizioni - cosl come a classificare gli individui. Lo formule, appunto perchè sono un accozzo di pa-role, non soao soltanto delle meretrici - come il poeta inglese dice che son le parole; ma sono del ... luoghi di cooveguo di meretrici; e ne accolgono parecchie alla volta, e dei gusti più vari. Se tu chiami invece la gente a indicare ciò che vuol fare, perchò sa di poterlo fare: tu potrai dar del poltrone a chi si offra ili muovere la festuca - così come potrai dare del fan• farone a chi grida di voler alzare un monte. Ed ho finito. J~ se, per darmi in tutto rngione, vuoi prima che io ti dimostri, a fatli, che quel certo prognunma d'(izione immediata si può compilare: aspetta, e t.i manderò la Relazione, che mi hanno commesso <ìi fa.re per .il Cou– gres-;o, sul!'" azùme politiw 11• Ridi? Tl3 ne sei acc0rto? - Ebbene, sì, qlrnsta mia è il prear.nbolo neces3ario di quella Relaziono. Pcrrlona il tiro al tuo 0JUSJ~l'l'F: EllANU.;1,F: i\JOD10LIA1'1. POLITICA DI PRODUZIONE o climin.UZhJne di imposte'? Nella postilla aggiunta all'ultima ora al mio studio sul " Probabile n.mmontare elci reddito nazionale in Italia 11 , pubblicato nell'ultimo numero dì questa Rivista, dicevo 1 in contrasto con l'opinione dell'ono– revole prof. Nitti, cli preferire che gli attuali avanzi del Bilancio dello Stato fossero impiegati nel dimi– nuire le imposte sul consumo, anzichè nello stimo– lare la produzione per opera dello Stato. Mi sembra ora necessario di spiegare le ragioni della. mia pre– f'crenza1 al quale scopo è innanzi tutto necessario di fissare bene i termini della questione. U Bilancio clell'escrcizio 1905-06 si è chiuso con oltre 50 milioni di avanzo e pet· l'esercizio 1906-0i' è possibile che si verifichi un flVfrnzo non meno ri– levante. Ora, Pon. :Nitti, pur riconoscendo i grandi vantaggi di una seria. riduzione di due o tre imposte indirette, in alcuni suoi interessanti articoli pubbli– cati nella" Yita 11 ritiene ancorn pili utile una politica stimolatrice della procluzione 1 che iji dovrebbe con– cretare: 1° nel combattere in modo pill efficace l'a– nalfabetismo; 2° nell'intensificare la lotta contro la malaria; 3", e sopratutto, in un vasto e durevole programma di nazionalizzazione delle forze idrau– liche. A tale conclusione !'on, Nitti giunge dopo nver esami11ato 1 una per mm,, le merci <li cui si propone la riduzione, e cioè il petrolio, il sale e lo zucchero. L'on. :Kitt.i è certamente ben lontano dal negare la utilità della riduzione del prezzo di questi beni, ma vsserva che il petrolio, dopo il 18~9, ò venuto sempre a diminuire nel consumo interno, e che, per il sale, una riduzione cli 5, od anche cli 10 cent., è quasi inu– tile, mentre una riclllzione della metà assorbirebbe forse tutti gli avanzi del Bilancio. In quanto poi allo zucchero, egli nota che quasi tutto lo zucchero consumato in Italia è prodotto al\ 1 interno, per cui (sebbene l'Rttuale protezione sia. eccessiva) il pro– hlema va discusso con ogni serietà, e non operando a caso. Poichè dunque - a suo avviso - al forte sacrificio del Tesoro non corrisponderebbe un pari sollievo delle economie private, l'on. Nitti desidera che il Governo abbandoni) pel momento presente, la riforma tributaria per seguire invece una politica di produzione. Ora, io sono perfettamente d'accordo col :Xitti nel denunciare i pericoli e le delusioni, cui si andrebbe incontro, seguendo una politica di piccole riduzioni, applicate a caso. In tale ipotesi, la perdita per l'e• rario sarebbe grande e il contribuente non godrebbe che in misura insensibile - non tanto dal punto di vista economico, quanto ùa quello psicologico - dei

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