Critica Sociale - Anno XVI - n. 14 - 16 luglio 1906
CRITICASOCIALE 223 cercare è, come insegn11 la logica, il genere p,-ossimo. Risalendo a quello lontanissimo, ch'è la ronltà o il ratto, si può raggiungere soH.anto la bella scoperta: che i bi• sogni economici sono una parte della realtà, sono un ordine di fatti! Ed una scoperta dello stesso valore ò l'altra che egli fa: cho la teoria della storia è la teoria dei bisogni; il che, posta la sua deflniziono dei bisogni, val quanto dire che la storia è storia della realtà, e la teoria ne è la teoria. n (1) Noi, clunquo, por quanto crediamo possibile una teoria dei bisogni pill vasta e comprensiva di quella creata ad esclusivo uso e consumo degli economisti, una teoria, insomma, che possa servire, non come unica e inralli· bile spiegazione dell'universo mon,Io, ma come punto di partenza nella spiegazione dell'atHvità sociale in genere e non della sola attività. economica, non possiamo, però, in nulla e per nulla, dare a tale teoria nò la portata datale dal Trivero nò i fondamenti su cui egli l'à posta. Olà. cominciamo dal non accettare il criterio che à il 'l'rivero, non solo della definizione, ma ancho della de• (lnibilitù del bisogno. Per Trh•ero 1 un po' Il bisogno è un concetto indefi– nibile, e al di là non so no può risalire; un po' consiste in un rapporto tra un essere, cui si riferisce il bisogno, e qunlcbe cosri elle può soddisfare il bisogno; i quali due termini implicano In possibilità che quel qualche cosa soddisfi quol bisogno (pag. 8). Io un altro momento poi (pag. 169), spiegando meglio qnesto ibis redibis a.r– ferma ohe il rapporto è dato da t. l'esistenza di un bisogno e l'esistenza di un oggetto atto a t·ecare la sod– disfaziorte ,,. Sicchè ò tutto chiarito: il bisogna é eguale al bisogno, più qualche nitra cosa. Ed io sfido qualsiasi matematico o qualsia.ai economista puro od impuro a non perdere la testa di fronte a questa razza di egua– gllauzo ! ... 10. - Chi tratta del bisogno in termini precisi, se non clol tutto esaurienti, è Maffe-o Pantaleoni nei suoi Prin– cipi di economia pura ( 1 ). Acceuuai già nel mio prece• dente studio 1 citato nel secondo capitolo, al concetto del Pantnlconi 1 e alla critica cui può sottoporsi; converrà. qui insistere maggiormente sull'uno e sull'altra. Il Pan tal eoni cos1definisce il bisogno e cosl ne parla: 11 Un bisogno è il desiderio di dispon·e di un mezzo nputato auo a fa,• cessa,·e una sensazione dolorosa, o a p,·evenirla, o a conserva,·e una sensazione piacevole, o a p,·ovocarta. Se diciamo che 'l'izio ha bisogno di mangiare, ciò !lignifica che egli sente un dolore, chia– mato filmo; che reputa esista un mezzo di /arlo cessare, cioè del cibo; o che desidera di disporre di questo istru– mento di soddisfacimento. A torto si identifica spesso il bisogno - che è il desiderio di un mezzo o istrumento - con Il\ sensazione dolorosa, che ne e una sola delle cause. Afflnohè vi sia un bisogno occorro senza dubbio la preesistenza 1 sia effettiva., sia prevista, di un dolore; nrn ciò non basta; occorre il concorso di un'altra con– diziono, cioè, l'opiuione cho esista un mezzo di alle• viario. Da una sensa?,ione dolorosa, che rossimo convinti di non poter alle,·iare con alcun mezzo 1 non sorgerel>bo alcun bisogno, come non sorgerebbe dalln. immagina– zione di un piacere che parimenti sapessimo riserbato ad un'altra specie ohe non sia la nostra. Af!ì,nchè dun• que vi sia un biwgno, occ01Te it concorso di almeno due condizioni: 1° deve esistere nella nost1·a consape– volezza un dolo,·e (') i poco monta se questo dolore abbia un fondamento 1·agionevole o irragionevole a giudi::io altrui, se appaia ad altri nale o immagina1'io; f!-0 deve aversi la conoscen::adi un meno o istr11mento, (') In G'lo·niale deqU E<om>rnlsli., nnno l\>01,pag. 12i. (! nrenze, G. llBrbera, tUI, 1H1g. :,o e seg. s, Non 11 può dunquo 11nrlaro, come parla !I Trlvero, cli btsoq11f hlCOIIBCl, che, utilizzato, diminuirebbe o sopprimerebbe il dol01·e in questione, o l'opinione, anco,•chè erronea a giudizto ~~~'.~~i, r/gi:~i~~ ~:i ~~l:~,~ie::e~::ia~iob«~re d~~'!:::.:i d1sµon1e o serviJ·sene. t· questo un modus essendi ele• 1wmta1·edell'ar11»w,che perciò non ammette clefini:;ione. De~so a sua \'Olta ò causa di uoa serie di atti intesi a soddisfarlo, e souo questi i soli che se.moobbietto della scienza econ?mìca, inquantochè, in individui egoistici (onero nell'homo oeconomicus), es!ò!isi comJ)iono io con rormità. del principio edonistico, oioè 1 con il minirno costo possibile, dato le circostanze. Como il b1sog,io non dove confondersi con il doto,·e, ohe ò una delle sue cause, parimenti occorre anche evi taro In confusione fra la soddisfazione di un bisogno e il piace,·e (o la ce1 · sazione del dolore), che ne è l'effetto. 11 Come abbiamo detto sopra, i criteri del Paotalconì sono determinati, senza dubbio, con molto rigore, e non si posqouo certo conronclere con quelli alquanto bizzarq di Camlllo 'l'rivcro. Però non vanno osculi nnch'e:,~i, 11 parei· nostro, da un ca.pitale difetto. Cos'è, inratti, quel "m•z.o,, che il Panta.leoni pone, come seconda condi– zione, ali 11. base del bisogno 1 La parola porta i11 sè stessa la critica. Il mezzo è sempre qualcosa di subordiaato al fi,ne. TI fine, io questo caso, ò il dolore o la. sua cli• minazione; dunque il me::zo o l'istrumento, che il J?an– taleoni pone, insieme al dolore, a spiegn:,dono del biso– gno, rientra. nel concetto stesso del dolore, o non ne ò Indipendente. Basti, in ratti, pensare che una determinata cosa diventa o non diventa meno, cioè, ò atta o non ò atta a eliminare un àolorP, a seconda della maggiore o minore intensità del dolore stesso. t~ rorse questa intorclipendeuza fra dolore e mezzo, che balenò anche ngli occhi di Francesco Coletti in una sua critica allo ideo di Pantaleonl· ( 1 ). Ma quella del Caletti fu, in verità, una percezione molto confusa. Egli trovò mal definito l'elemento mezzo, e credette ben de– fluirlo aggiungendo un terzo elemento. "' '.\!entro il Pantaleoni - scri"e il Coletti - fa sor– gere la causa d'unn. serie di atti senz'altro dal bisogno del mezzo, a noi somhra che fra l'esistenza del bisogno o l'inizio di quegli atti debba intervoniro un altro ele• mento: la con:lapovolezza, la. coscienza clelill access1bi– l1 à dell'oggetto del bisogno. Senza di questo, il bisogno esisterà., ma non dh'errà attuoso; cioè, dal dominio della 1>sicologia non passerà in quello della economia, se non por effetti negativi o indiretti. 11 E pii, sotto: "' lu breve la conoscenz-a del mezzo, dato il . dolore, sta al bisogno, come la coscienza doll'accessibilllà, dato il bisogno, sta al compimento della serie d'azioni eco– nomiche, cui deve dar luogo il bisogno nel concrehrsi. ,, Ma queste osservazioni del Coletti non ànno valore, sono formali. Parlando di mezzo, il Pantaleoni non in– tenile nè può intendere che un mez::o accessibile ocre• cinto tale, perchè ò ovvio notare che un mezzo non uccessibile non è... un mezzo, e ohe un individuo, ohe 11011 creda a lui accessibile un meno, ò nelle ste~se condizioni psicologiche cli chi il mezzo non veda. Io, in• fatti, potrei forse domani sentire il bisogno d'un auto– mobile se avessi o credessi possibile avere quelle vario mìgliaiette di lire cito occorrono per comprarlo: ma. quello lire io por ora non le ho, e quindi l'automobile lo ammiro, lo trovo un bello e buon mezzo di locomo– zione, ho un vago rincrescimento di uon essere uu si– gnore per poterci andare, ma, siccome lo ritengo, al– meno per ora, un mezzo inaccessibile, uou sento, in vero, nè posso dir di sentire alcun bi:!Oguo di esso. (I l'.~•rolog/.ll trl uo,iom/<1 politica, lu mvUl<i Ita11<11wdi.SocWtoul{I, maggio 1s1H1, PR!f, 281 e eeg.
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