Critica Sociale - Anno XVI - n. 14 - 16 luglio 1906

220 CRITICA SOCIALE molto minore dei quattro milioni di ettolitri man– canti. Nell'epoca antica era certamente maggiore di oggi il consumo di cereali. perchò ogg·i Palimentn.– ;,o;ione ò piì.1 s,,ariata e i céreali rappresentano una parte minore riguardo al passato, specialmente con l'accrescersi della popola,-;ioue nei grandi centri ove la vita è del tutto mutata. Vediamo ora se e qutrnto sia mutato il rapporto tra produzione e superficie seminata. Sotto Ycl'l'e vedemmo, dalle memorie ]asciate da Cicerone, C'hc la produzione del grano valutata fu dì 2.700.000 ettolitri. 1'1a la valutazione era fatta in base alle decime, mentre c'erano anche le città esenti di tributi. TI Beloch 1 nell'opera citata, valuta.ad 8 mi– liolli di moggi all'incirca, ossia a 700 mila ettolitri, il prodotto delle città immuni. Poi v'era il prodotto delle poche_ città censorie, o confiscato in sèguito alla conquista, o distrutto. fnfìne la riscossione del grano data in appalto permetteva ai pubblicani di estorcerne non poca altra quantità. ai contribuenti. Prr tutto quèsto la produzione si dovea aggirare in– torno ai 4 milioni di ettolitri. Or il Beloch, quando dalla produzione passa ad argomentare la superficie coltivata, cade nell'errore di tanti altri scL·ittori di cose siciliane, che non hanno controllato una inverosimiglianza asserita da Cicernne nelle Verrine. Costui dice che, pet· un ju– gero cli tena delle campagne leontine, oggi Piarnt di Catania, si spandeva in media un medimmo di semente. Un jugero romano corrisponde ad Rre 25,15; un medimmo attico era uguale a litri 52,53. Or, con il jugero di 25 are e il meclimmo di litri 52 e mezzo, si ha che nei campi !contini, secondo Cicerone, si sarebbero seminati due ettolitri di grano per ogni ettaro di terra. Questa quantità è enorme ed inve– rosimile. Oggi, e per antica usanza, un ettaro di terra se– minativa richiede al massimo ettolitri 1,25 di se– mtmza. A me pare che Cicerone, come tanti altri, confon– fondesse il jugerum con il jugmn di tena: il primo sig-nificava la congiunzione - da cui il nome - di duo atti quaclrati, ed avea. dimensioni ben deterrni– nate; il secondo invece esprimeva la quantifa non veramente precisa di terra che potesse arare una coppia di buoi aggiogati - da cui il nome - in un giorno. Questa quantità ora è di circa cinquanta are, e perciò il doppio di un jugero, e pur tale dovea essere nell'antichità, perchè l'aratura con gli animali è immutata. Del suddetto errore pare che dia una prova Cice• rone stesso. Egli riferisce che la coltura del ·grano faceasi a piccole e divise porzioni di terra, e che, prima della pretura di Verro, un gran numero di siciliani aravano un jugero solo ciascuno, e il loro travaglio mai non abbandonavano. In un jugern di 25 are di terra seminativa non puossi trovare lavoro tutto l'anno, nè rieavare tanto da vivere. Anche il jugum, di 50 are sarebbe insufficiente. Egli difatti ci fa. sapere che il territorio leontino era in quei tempi di trentamila jugeri, pari a 7700 ettari (se trattasi di jugermn e non di jugum), e nel primo anno della pretura di Verre 83 aratori aveanlosi tolto a semi– nare. Non dunque un solo jugero era coltivato da un aratore; e l'affermazione di Cicerone, a parte il significato della parola jugero, non era che una gon– fiatura avvocatesca per mostrare la felicità dei sici– liani prima dell'amministrazione di Verre. Quello che sembra inconfutabile delle affermazioni ciceroniane, rig·uardo alla produzione del grano in Sicilia, è che nel territorio leontino il frumento ren– deva otto volte la semente ed eccezionalmente dieci. Nel resto della Sicilia la produzione dei frumenti, limitata come vedemmo alle terre migliori 1 dovea essere supergiù la stessa. Ove, di conseguenza, si amn1e~ta che un medimmo di semente serviva non per un Jttgerwn, ma per un jugum 1 e questo era di circa 50 are 1 si avrà che an– ticamente semina.vasi cil'Ca un ettolitro di grnno al– l'ettaro. Ancora si semina in molti luoghi la stessa quantità e in altri si è accresciuta fino ad etto– litri 1,25. Una tendenza. si è accertata nell'epoca presente, di gettare più semente di quel che sarebbe secoudo le antiche usanze richiesto; ma tale aumento resta in rapporto di verosimiglianza con la corre– zione qui fatta ai dati di Cicerone. Alla stessa con– seguenza all'incirca, con altra argomentazione, arriva Rosario Gregorio nelle sue acute Considerazioni sulla stoi·ict di Sicil-ia. Se otto medimmi di grano, pari ad ettolitri 4,20, che vedemmo essere il punto medio della produzione in rapporto alla semente, si raccoglieano da ettari 0,50 di terra, quattro milioni di ettolitri di produzione totale da noi valutata erano dati da ettari 475 mila circa; e la rendita per ettaro ascendeva ad ctto– Jit.ri 8,50. Passando ora alla produzione del grano in Sicilia verso il principio del secolo XVI, vedemmo èhe la esportazione si trovò essere allora di circa un mi– lione cli ettolitri; ed essendo allora la popolazione, secondo i calcoli di Francesco Maggiore Perai, at– tNno ad un milione, nel mentre la peste infieriva frequente, il consumo locale in ragione di ettolitri 2 1 75 a testa dovea raggiungere ettolitri 2.750.000. li pro– dotto totale, dato dalla esportazione e dal consumo, era adunque di 3.750.000 ettolitri, cioè supergiù lo stesso di quello dell'epoca antica. Non si conosce la COl'l'ispondente superficie seminata, se fosse o no ac cresciuta . . Sulla produzione dei cereali in Sicilia nel se– colo XVHl si trovano dati interessanti nel Diario Palermila110 del Villabianca. Dal 1759 al 1775 i prodotti di grano davano ordinariamente da 4 a 6 volte la semente; una sola volta nel 1764 raggiunse il 10, e non ci fu uomo antico che ne ricordasse uno simile. Paolo Balsamo, girando la Sicilia nel prin– cipio del secolo XIX, riferisce nelle sue 1lfemorie lo stato misero dell'agricoltura siciliana e il piccolo profitto dato dai seminati ai lavoratori. Al presente, secondo i dati dell'inchiesta agraria a pag. 96 del voi. XIII, fascicolo III, sopra la totale superficie territoriale di ettari 2.688.925, ne è desti– nata alla coltura dei cereali 1.185.099. In questa su– perficie sarà certamente compresa quella di tutte le altre piante che si avvicendano col frumento. Difatti, poi, nell'ultima tabella delle statistiche agrarie, la stessa Inchiesta porta ad 1.267.823 ettari la su– perficie di tutte le culture a seminerio. Della super– ficie seminata il solo frumento occupa circa 660 mila ettari con una produzione annua da 7 milioni a 4 mi• lioni e mezzo di ettolitri; e tutta la superficie col• ti ,,ata a cereali, leguminose e tessili ammonta ad et– tari 900 mila circa. La rimanente superficie di circa 300 mila ettari di terra seminativa sarebbe o lasciata a riposo breve, o coltivata a foraggiere, fra cui prin– cipalmente la sulla, o in avvicenda.mento al grano, o per altre colture di seminerio. Essendo, in questi ultimi anni di scarso prodotto, la produzione media dei grani mantenutasi in circa 5 milioni di ettolitri o poco più, il reddito della suddetta superficie coltivata a frumento, ed esclusa ogni altra superficie di avvicendamento, è di circa ettolitri 7,50 ad ettaro. La differenza di circa un punto, data in meno dalla. produzione pres&nte sulla antica, deriva, non da diminuita feracità potenziale delle più vecchie e più ubertose terre seminative, ma dallo estendere la semina nelle terre meno pro– duttive e dal sottoporre le stesse terre ad una più frequente semina estenuante di grano. La produzione del frumento non è più sufficiente

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