Critica Sociale - Anno XVI - n. 13 - 1 luglio 1906

198 CRITICASOCIALE maggiore libertà e sincerità nei rapporti interni del partito, es~a tende a sprigionare la maggiore intensità di nzioui concorrenti nel movimento so– cialista1 a risolvere la pan\lisi che oggi l'affatica e arl affrettare la conquista. di un equilibrio meno instabile, più spontaneo, più forte e comba.tti,·o verso l'ambiente esteriore. Essa indubb iamente è assai più unitaria di tutte lo ricette che intenda.no a propinare l'uniUL incapsulata iu un a. formula, congegnata più o meno gesuiticamente, e da in– goiarsi, come il lol, orima o rlopo <lei pasti. Un pericolo solo essa ci par che racchiuda; il pericolo, del resto, che attenta a tutti i pu nti d i vista intelligenti e larghi; quello di venire fra.in • tesa. Date le tendenze a.I quieto vivere int ellet– tua le, che il Yarazzani analizza così beDe) nulla <li stra.no se avvenisse che, proclamando essa una va sta toll eranza insieme al dovere òelle afferma– zioni precise 1 coerenti ed ardite, Yenisse intesa, dalla più J'>artedei 1wstri socialisti 1 sotto il primo aspetto - che ò il più facile a comprendersi - anzichè sotto il seconrl.0 1 e finisse in un emb1·os– sons-nous1 che non ò precisamente quel ch 1 egl i vuole; che, mentre egli s'affanna a covare i liberi acquilotti delle idee precise ed intere, si Yedesse poi sgusciar sotto gli eterni anitrinì sciancatelll delle mezze idee infeconde e dell,azione che in– ciampa nelle proprie gambe avviluppate e ritorte. rl'ant'è: vi snrà sempre una folla, che, solo nella Torre di Babele, crede, nella miglior Uuona fede, di parlar chiaro e di essere intesa. LA CRITICA. L'ALIMENTAZIONE DELL'OPERAIO e le cloficienzo fo,siologicbe Più di una volta fu tentata la determinazione sperimentale del bilancio alimentare dei nostri operai, e la letteratura iriedica e quella chimica registrano più <li un buon la.Yoroin questo campo, che interessa altrettanto il medico quanto il socio– logo. bfa, dopo i notissimi lavori <li Albertoni e Novi sulla razione alimentare del contaòino man– tovano e della famiglia borghese, non sono apparsi stud'ì che, per estensione di ricerca e per profon– dità 1Panalisi, permettessero a noi di farci un 1 idea sintetica, esatta, di quella che è oggidì l'alimenta– zione clell"operaio. È un lnogo comune affermare che il contadino e l'operaio si nutrono male e spesso con una razione insufficiente: ancor più banale è il dire che la causa prima <li questo sbilancio nella razione fisio– lo)sica si deve cercare nella fatalità della esigenza economica, che spinge a ridurre le spese compri– mibili. 1\feno comune e ùanale è però analizzare d'avvicino il fenomeno, e stabilire come e di quanto pecchi l'alimentazione del nostro operaio. Quante volte all'osservazione, che la razione alimentare dell'operaio è fisiologicamente insufficiente, non si è risposto dicendo che, se eg·l i bevesse meuo vino e mangiasse più pane e più cacio, cesserebbe lo squilibrio della razione! V,è qualcosa òi vero e qualcosa di errato anche in ciò. Per accertarsene torna utile nno studio, molto recente, di un noto clinico francese, il Lau– douzy e di due suoi collaboratori, Enrico e l\Iar– cello .Labbe; i quali, in occasione <lell'ultimo Con– gresso contro la tubercolosi 1 haouo compiutt una inchiesta sull'alimentazione specialmente dell'ope– raio delle grandi città. L'inchiesta riguarda gli operai francesi, ma, salvi pochi particolari di se– condaria impodauza 1 può esattamente applicarsi anche agli operai delle grandi città dell'Italia set– tentrionale. L'inchiesta fu compiula 1 raccogliendo dati ann.– litici diffusi Lrn, operai di categorie e di professio11i di\"erse. viveuti nelle città grandi o medie, st.a.– bilernlo poi la composizione <lei cibi (dei qnAli si souo anche esaminati esemplari e campioni), do– terminando in fine il bilancio alimentare giorna– liero, anche in rapporto alla questione econornica della razione alimeutare e in rapporto alle necessiti~ termiclie dell'org-a.nisino. Jjiuchiesta è molto vasta ed estesa, ed esula ih,i confini di u11a semplice ricerca di interesse biolo– gico: tanto più che le conclusioni che se ne trag– gono sono assai istruttive per tutti. Esse infa!iti iusegnano che, nei nostri operai (le classi lavora– trici clelPltalia settentrionale vanno portando i propri salari verso un livello ug,uale a quello clei salari fraDcesi; o le rliff~renze esisteDti non mu– tano !e linee generali rlel fellomeno), qualche volta si ha uoa vera deficienza del bilancio alimentare per impossibilità economica a rendere rispondente al fabbisogno organico la razione nutritiva; ma. moltissime volto si ha uno sbilancio per cattiva scelta e distribuzione della razione medesima. Meglio di qualsiASi parùla valgono i dati analitici di fatto. Se si comincia ad esaminare le ore nelle quali si distrilmiscono i vari pasti, si osserva spesso Jlesistenza di lacune disastrose per Porganismo. Così l'inchiesta ha assodato che quasi il 50 ° 0 ilegli operai interrogati 11011 fanno un pasto al mattmo, limitandosi tutt'al più a sbocconcellare un pezzo d1 pane. Nelle donne la percentuale di quelle che, per trascuranza o per ragioni economiche (natu– r.tlmente è questo il caso più frequente), trala– sciano di fare colazione, è un po 1 meno alto, e i::.i ag-g-iraattorno al 40 ¼- :Nell'amore pei cibi si osservano anche tendenze irrp.zionali. Il pane è nella più alta considerazione, ed a buona ragione. Negli operai quasi il 100 ¼ forma del pano la base fondamentale dell'alimen• tazione 1 segno indubbio rli civiltà evoluta; e, se in ta.lune nostre provincie si ripetesse l'inchiesta, non sarebbe difficile convincersi che le cose non cammi– nano diversamente. Le donne hanno un amore meno pronunciato pel pane: soltanto il 63% formano di esso la base della razione alimentare e ne mangiano quindi in quantità. apprezzabile. Consumati in g-nrn copia, e in tutte le zone e per tutte le categorie di laYOratori: sono i legumi secchi e freschi. Però le preferenze naturali sono pei le~umi freschi 1 anche se meno ricchi rli mate– riali nutritivi in rapporto al valore unitario: sol– tanto il GO% degli operai consumano con qualche frequenza i legumi secchi o altrimenti conservati. Una grave lacuna, nell'alimentazione del prole– tariato francese, è fiata dal non consumo del le paste, il cui valore alimentare e termogenico è pur cotanto elevato: in ciò le nostre popolazioni offrono indubbiamente dei punti di superiorità, e nella pasta hanno trovato un vero sostitutivo, eco– nomico e gradito, alla carne. In compenso, l'operaio francese coneuma molta carne, ed in ciò presenta nna manifesta superiorità sui lavoratori anche più evoluti delle nostre città. 11 69¾ ilegli operai inchiestati mangiano carne tutti i giorni in quantità. apprezzabile, e nell'acqui– sto rlella carne viene consumato circa il 60 ¼ della I somma destinata alla nutrizione. (In media l'ope– raio francese della città consuma pei suoi pasti L. 1,26 al giorno: di questa somma, L. 0,75 son rappresentate dal valore della carne). Si comperano I in tal modo 260 gr. di carne, che, libera da tutte le addizioni che l'uso impone al compratore ma

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