Critica Sociale - Anno XVI - n. 13 - 1 luglio 1906
CRITICA SOCIALE 205 il più italiano, vorrei dire, il più stendhaliano dei libri di Enrico Beyle: le Prnmenades da11sRome (I). " Nulla sulla terra può essere paragonato a quello che qui si vede: l'anima si eleva commossa cd una gioia tranquilla la penetra tutta intera. Ma mi sembra che per essere al1 1 altezza di queste sensazioui si debba amaro o conosC'ere Roma da lungo tempo. Chi non ha conosciuto il dolore non può comprendere Roma. ,, L'anima di Roma è raccolta nel Colosseo. Quando Michelangelo, già vecchio, creava la cupola di San Pietro, fu visto errare, in un giorno d 1 inverno 1 sotto una densa nevicata, fra le rovine del Colosseo. Egli elevava la sua anima al grado necessario per potere sentire le bellezze o i difetti del proprio disegno della cupola di San Pietro. 'l'ale è l'impero della bellezza sublime: un anfiteatro dà l'idea di una. chics,:i. "Manel Colosseo Stendhal vuole essere solo a sognare. Il cicaleccio dei curiosi, tra le pietre annerite dal tempo, gli dà. fastidio o gli sembra ridicolo 1 onde egli, se ne avesse il potere, farebbe chiu– dere il Colosseo durante il tempo del suo soggiorno a Roma. i:: lo stesso umore egoistico della bellezza che animò più tardi Luigi H di Baviera e Riccardo Wagner. Ed è un sentimento che ciascuno dì noi ha saputo, ve– dendo in una primavera romana i barbari di ogni paese aggirar.:ii fra quelle rovine, consultando il Bedaeker e violando il silenzio con le loro voci aspre e diverse. ((L'architetto che ha fabbricato il Colosseo ha osato di essere semplice: egli si è ben guardato di sovracca– ricarlo di quei piccoli ornamenti graziosi, ma meschini, come quelli che rovinano l'interno della. corte del Louvre. li gusto del pubblico non era viziato a Roma dall'abitudine delle feste e delle cerimonie di una Corte come quella cli J.,uigi X[V. Un re il quale debba con– tare sulla vanità ò obbligato ad inventare mille orna– mentazioni e a cambiarle SO\'ente. Vedi ad esempio gli abiti di l\Jarly inventati da Luigi Xl.V. ,, Nel Colosseo Stendhal dimentica anche le sue ire di parte, e, se impreca contro le processioni di devoti che vi passano salmodiando, rende giustizia ai meriti archi• tettonici di alcuni papi. I papi divennero amanti del– l'architettura, quest'arte eterna cha si unisce così bene alla religione del terrore; ma, grazie ai monumenti dell'antica Roma, essi non si attennero al gotico. Os– serva Stendhal : " Fu una infedeltà all'Inferno: i papi, prima di salire al trono, ammiravano gli avanzi dell'antichità. Bra.– mante inventò l'architettura cristiana. Nicola V, Giulio Ir, Leone X furono uomini degni di essere commossi dnlle rovine del Colosseo e <lalla cupola di San Pietro .. 1 Sperduto nell'immensità. di Roma, con la mente piena <lei ricordi del grande passato e co11gli occhi felici di con– templare il Colosseo e San Pietro, gli affreschi di Raf. faello e del .Pinturicchio, le statue di Michelangelo e le costrnzìoni bramantesche, Stendhal non nomina nep– pure gli oggetti d'arte troppo insignificanti, i quali si vedrebbero con piacere a Torino, a Napoli, a Venezia, a Milano; u perchè solo i loro nomi 1 in una città ricca fli tutto le rovine dell'antichità., di tanti monumenti in• nalzati dai papi, formano un peso inutile per l'atten• zione, che-può essere impiegata meglio,,. Vana e temeraria fatica compirebbe ehi voiesse rias– sumere la '' Roma 11 di Stendhal. L'autore, O!lSessionato dalla febbre della originalità., impermeabile a qualsiasi influenza, non ebbe altro orgoglio che quello di somi– gliare a sè stesso, in ogni suo libro, in ogni sua pagina. Le correnti letterarie e filosofiche - e pur ve ne erano di tromend'amente suggestive - non lo toccarono. Nel- l'arte e nella vita egli fu sincero, onde le contradcli– ;doni dell'uomo furono anche le contraddizioni dell'ar– tista. Entrando la sesta volta nella. cittl~ eterna, egli sento che il suo cuore è commosso, e, poicbè è un'abi– tudine immemorabile nelle persone sensibili quella di commuoversi entrando a Roma, ha quasi vergogna cli confessa.re il suo sentimento e di dar principio al suo diario. Sotto la maschera dei suoi pseudonimi, si finga protagonista di un romanzo o scriva le sue impressioni di critico, egli non può sopprimere la sua bizzarra, ir– requieta, complicata personalità. Anche in queste Pro– menades da11sRome lo scettico riYela un'anima spesso melanconica e dolce; Pironistr .. mordace si lascia sor– prendere in flagrante peccato di tenerezza.; il causeur disinvolto o spiritoso appare un pensatore acuto o nn osservatore attenloj l'uomo d'azione si fa complico in– volontario del sognatore. Egli credo Incompatibile lo spirito con il sentimento estetico e, intAnto, accorda. mi· raUilmente l'uno e l'altro. Le sue digressioni filosofiche, lettor:_arie;,politiche e mondane non sono mai inoppor– tune. Spesso dalla spuma effervoscento della sua con– versazione, quando più sembra disposto a esercitare il suo spirito di uomo di mondo, nasco una perla come questa: "Raffaello e ì\Jozart hanno questa rassomiglianza: ogni figura di Raffaello, come ogni aria di 1iro1.art 1 è allo stesso tempo drammatica e piacevole. Il personaggio di Raffaello ha tanta grazia e bellezza da far provare un vivo piacere a guardarlo in particolare, e cionono,– stante esso serve efficacemente anche al dramma. E come la. chiave di una volta che non si può togliere senza nuocere alla solidità di essa. 11 Inoltre Stendhal ha il privilegio dell'evocazione, che è dei grandi spiriti. Questo scrittore, emerso da un oblio qua!li centenario, ecl oggi vivo e morlerno, con pochi tratti rapidi e precisi sa dipingere la. Roma degli imperatori e dei papi, e, fra i monumenti insigni, le colonne spezzate, i ruderl, fra le cose morte, iut\ne, sa riaccendere la fiamma della vita. La sua Roma non è un cimitero della gloria, popolato di ombre vane e di• leguanti da un sogno a un rimpianto di poeta. Ì•: la Roma di tutti i tempi, la Roma della forza e della bel– lezza, la .Roma dominatrice o schiaYa. Vi ferve ora il barbarico tumulto dei gladiatori combattenti nel Co– losseo, mentre centomila spettatori acclamano Cesare, o ora vi si spande il canto solenne dei primi catecumeni. Vi si ode il ruggito ed il grido, la preghiera e il la– mento, il, romba confusa dei secoli tra.smigra.nti alla foce del medesimo oblio e, su quella romba, lo squillo vit– torioso dell'Ideale. È l'altra Roma .... L. M. IlOTTAlZI. CRONACA SOCIALE L'assicuruzioue contro la rccehiaia e l'it1rnliditil. Libel'tà e intervento di Stat> - teoria e pratica - la li– l;ertù, in Inghilterra e agU Stati Unili - la liber/ù, sussidiata in Belgio e in Italia - l'assicttrazionc ob– bligatoria in Oermania - le pensioni di Stato in Da- 1timarca e in Aust,·alia - l'assic1wazio11eobbligatoria in b'rancia. - La uecessilà,dell 1 assicurazio11eobbligatoria in Italia. - Gli ostacoli. La questione dell'assicurazione cont1·0 la vecchiaia e l'invalidità ha asmnto in questi ultimi tempi un'impo1•• tanza capitale, ed è stata oggetto di lunghi dibattiti nel, l'ultima legislatura della Camera francese che Yotava una legge in proposito. La discussione, ohe trovò larga eco nella stampa quotidiana, nei circoli interessati e nel mondo degli sturtios! di questioni &ociali 1 si aggirò sa ..
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