Critica Sociale - Anno XVI - n. 8 - 16 aprile 1906

CRITICA SOCIALE 115 zioni parziali dei Consigli è in Jtalia tradizionale: flno al 1 94 essi si rinnonrooo annualmente per un quinto; con la leggo 14 luglio 1894 si iniziò, o durò per un de– cennio, la rinnovazione per metà ogni tre turni; final– mente si adottò (legge 11 febbraio 1~04) il sistema at– tuale dello rinnovazioni biennali per un terzo. l◄'orme diverso quantitativamente, ma illenticho qualUativame11te tutte, o tutto quante cospiranti ad uno scopo: impedire cioè che, in qualsiasi fase della vita pubblica locale, la so,·ranitò. popolare, quale che essa sia e a qualsiasi tendenza ispirata, abbia facoltà e modo di irrompere, assoluta o piena, nel meccanismo amministrativo e im– porvi, senza limiti e freni, senza dedizioni ed indugi, i propri criteri o la propria volontà. Ora qui, proprio qui (veda il 'l'empo), proprio nel sistema dolio rinnovazioni parziali doi corpi elettivi sta la intenzione o la possi– bilità di esercitare quello spegnitoio delle energie nova– trici che riesce, e con ragione, cosl Olitico al 1'empo. Il che riesco anche meglio evidente a chi ricordi la discussione che si svolse alla Camera nel febbraio 190-1, quando appunto, consi,le Giolitti, la leggo attualo venne appro,·ata. Quella discussione, che ru iniziata o flnita a tamburo battente nel giro d'una sola seduta e in cui - come, ahimè!, in troppe altre occasioni - ru invano desiderata la voce del Gruppo parlamentare socialista (l'amico Siche!, che s'era iscritto a parlare 1 non si trovò presente nl suo turno), si fissò e '!li aggirò, pil, cho sulle di~po– sizioni spo,:iali e tecniche del progetto (disposizioni in– discutibilmente utili, come, ad esempio, l'insediamento immediato dei nUO\'i eletti), sul problema foull.amentalo della rinnovazione: se cioè questa dovesse continuare a farsi in misura parziale oppure integralmente. Propu– gnarono il criterio dell'integralità il Bortolini e il Guic– ciardiui. Sostennero il criterio della limitazione il Gal– luppi, il Cao-Pìnna relatore (sebbene con molta fiacchezza e con parecchie riserve) e il presidente del Consiglio e Ministro dell'interno on. Giolitti. Orbene, sa il 'l'empo quali furono gli argomenti che (lU0sti ultimi oratori portarono in campo? l◄'urono argo– meuti dettati da pretta tendenza conservatrice. li Gal– luppi apertamente confessò che col sistema rtelle riirno– vazioni parziali si difende 11 quello spirito di continuità e di tradizione che è condizione essenziale al buon an– damento amministrati\'0 11 , o aggiunse inoltre che, aprendo il varco, a ogni nuova elezione, soltanto a un terzo di consiglieri, 8i mettono le amministrazioni in grado 1 - di poter resistere a pressioni illegali ma clamorose di gruppi esterni,,. T,inguag~io che, in bocca a un mode• rato, non ha bisogno di commento. 1,: il Oiolitti, d:ìl canto suo, insistette nel far notare che, col rinnovare parzial– mente i Consigli, si viene a. togliere o ad attenuare nello lotto elettorali amministrath·e quel carattere e quel criterio politico " che è un gran malo , 11 mentre per contrario si aiuta il consolidarsi nello masse di quella abitudine mentale che fa vedere nei candidati da eleg– gersi semplicemente - delle persone in cui si ripone flducin, senza badare a questioni di J)artito "' Or qui ò da.Hero, confessata e ))a.tonto, l'intenzione di osorcitaro lo spegniioio. Distogliere le masse elettorali - col restringere e immiserir loro Il campo della cri· tica e l'Importanza della lotta - dal concetto delle graudi questioni politiche (e la \'ita amministrativa, se organica e feconda, è intimamente vnlitica)j mettere i consiglieri_ nuovi eletti in una condizione d'inferiorità numerica che impedisca loro di rompere il giogo d'una maggioranza preesistente; costringerli ad una convi\'enza irrazionale nell'intento cli far loro compiere " un salutare tirocinio &mministratirn 11, come diceva il ùalluppi, o, pili sinceramente, per tentar su di loro una influenza di adattamento e di lenta trasrormazione: ecco gli in– tenti della logge del febbraio 1904. lntenti che poi, generalmente, nou riuscirono. Ma perchè? Non gil~ per ,,irU1 della logge e ciel sistema, nrn l>ensì ad onta di essi. Non riuscirono J)Orchò i calcoli proventi vi erano stati fatti male; perchè, all'atto pratico, quel tei·.:o di nuovi eletti seppe o potè in molti casi valere quanto una metà, sia per accidentale favore nei sorteggi, sia per vuoti creatisi nelle schiere delle mag– gioranze, sia per diserzioni av,·enute nelle file aner– sarie, sia per il combinarsi di tutto queste cause in– sieme: e, in tali casi 1 le amministrazioni rimasero paralizzate; e s'imposero, con lo scioglimeuto dei Con– sigli, lo elezioni generali. M.u. non riuscirono sopratutto, spocio nei centri di vita. publ>lica più evoluta, per la ribellione morale del corpo elettorale contro gli effetti di un sistema che rendeva possibile noi tempo stesso e la sconressione d'un indi· rizzo por opera del Yoto popolare e il suo mantenimento per J)rescrizione di legge. Ben a ragione, nella seduta J}arlamontare del PI I feb– braio 1904, il .Bertolini si domandava: " In quali condi– zioni si troverà una maggioranza, Il cui programma o i cui rappresentanti siano stati sconfitti nelle elezioni parziali?" E scguitarn: lt t evidente cho quella mag– gioranza, quando pure numericamente si regga, rimane moralmente disfatta: la innegabile perdita della fiducia del corpo elettorale le toglie ogni ,·igorin, ogni prestigio e, come pratica conseguenza, ogni compattezza, poichè non vi è partito amministrativo, come non vi è partito politico, che all1inrlomani della disfatta non abbia a la• menta.re lntiepiclimenti e diserzioni. r.a maggioranza. ri– marrebbe in ufficio non sostenuta dalla volontà del corpo elettorale, che è pur la sola tonto del suo mandato, ma per imposizione di legge, per effetto cli un mecca– nismo inorganico. ,, Le previsioni del 1904 si sono anorate. E ll sistema allora adottato ha messo in mostra, noi breve volger d'un l>iennio, tutte le sue assurdità e ha prodotti tutti i mali offotti in esso connaturati, capitalissimo questo: che, quando in una lotta tra due partiti - o tra due coalizioni di partiti - rimane sconfitto quello che già detiene il potere, si ha il bel risultato che la posizione mnterialmento e legalmente meno vantaggiosa - il posto della minoranza - rimano al vincitore, e la più van– taggloirn. - il posto della maggioranza - allo sconfitto. Il che naturalmente dà luogo a. strascichi di nuove lotte, nello quali, tra. l'altro, la slncerith., il decoro e la moralità non ci fauno davvero la migliore delle figure. Infatti, ogni qual volta un partito (che può anche essere, anzi spesso è, il socialista.) sia giiL in possesso della maggioranza in un Comiglio comunale e, a un tratto, in seguito all'esito sfavorevole cli un'elezione par• zialc, subisca uno scacco, che cosa /\ccade? Accade che quel partito difende con ostinato accanimento il diritto che In leggo gli accorda di restare al potere, e cerca ogni sorta di sofismi per screditare il va.loro rlel voto popolal'O ond 1 è rimasto colpito. Che, so poii viceversa, le parti si invertono e quel medesimo partito) prima escluso dal potere, riesce, mercò elezioni parziali, a mandar in Consiglio un terzo dei suoi 1 eccoti che esso si agita 1 streJ)ita, reclama ad alte grida lo dimissioni della maggioranza avversaria e fa appello alla correttezza politica, al senso della dignità,

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