Critica Sociale - Anno XVI - n. 8 - 16 aprile 1906
CRITICA SOCIALE 125 nella sua integrità o purezza solo da pochi, non escludo che i molti si accontentino di qualche passo ,·orso questo ideale; - e che cosa ne rimano di largamente um rno, di suscettibile dì applicazione da parte dei molti e di capàee per ciò di dare conseguenze pratiche? Ne rimano il principio del substi,ie et absUne 1 il principio foucla– mentalo ,tclrigicne llsica e morale, il requisito essen– zial13 della felicità della vita. Ne rimane il principio del saggio equilibrio mentale, o vorremmo quasi dire il succo dello principali prescrizioni che l'llufelaud clava per poter ,,i vere a lungo: " Cercate, sopratutto, di do– mare le vostre passioni; un uomo che sia continuamente soggetto all'impulso delle proprie passioni ò sempre in uno stato anormale ed esaltato, e non potrà mai conse• guire quella condizione fisica che è così necessaria per la propria salute; la sua consunzione vitale interna andrìL continuamente aumentando, o presto sarà clistrutlo .... Vivete sempre, ma nel giusto senso, per la giornata in corso; o cioè, impiegate ogni giorno como so Cosse Fui– timo della ,,ostra vita, seuza dan•i pensiero dcll'indo• mani.... Cercate di rarvi il concetto più giusto possibile di ogni avvenimento e troverete che il principal punto non consiste tanto iii ciò che ci ò stato fatto, ma nel come prenderlo. 11 (1) - No rimane, insomma, una ri• cetta per vi,,ere bene. Se non che, si osserverà che appunto da ciò che è stato dotto sin qui consegue l'insostenibilità. della. tesi sopra. enunciata, imperocchò la dottrina buddhista, in• ducendo l'accettazione rassegnata, impassibile, anzi se– rena. di quanto ci tocca in sorto nel ciclo dell'esisteuzo, toglie ogni spìntn o perfino ogni motivo a cercarne il cangiamento, il mii.:lìoramento, cd è quindi la negazione pii1 recisa di quell'atti\'ità riformatrice che costituisco l'essenza del socialismo. run questa conclusione non ò precisamente esatta. Anzitutto, è chiaro che lo spirito del bucldhismo (come di tutte le religioni della rinunzia.) è rivolto contro - se si toglio a questo co11tl'O ogni significato di attacco - coloro che hanno, non contro quelli che non hanno. Esso ammonisce in prima linoa chi tiene a propria cli– sposiziono i più ampi mozzi di godimento, non chi non ne possiede affatto, O ne possie(le solo in misura limita– tissima. Quando esso leva la sua voce solenne contro la illusione che consisto nel credere di raggiungere hl fe– licità moltiplicando l'apJ)agamento dei desideri e perpe– tuando così la catena delle bramosie, esso si dirige nn• zitutto a coloro che in realtà. possono ricercare e molti– plicare gli appagamenti. Hichlamando la vanità di una simile condotta, il buddhismo tende a togliere la mag– gior forza di resistenza contro l'attuazione della giustizia sociale. 'J'ale forza di resistenza ò cost.ituita appunto dall'intenso attaccamento al prh·ilegio di cui lil elas:ie dominante è investita. 11 colpo di piccone, che tende a (I) CIIMO {h\\ l, ,1.YS \!11): SeqrcU cU Btllc:;:11, S(lllflC t LOUQl'VtllÌ (Trc,·cs, l!iOI, l)llg. 11:1~ e ~cg.). - Sl può co11tro11t111·equest'ultimo precetto dcll'lturclnml, che Il 1mnto J)rlnciJ)ale &tu 1u1couu 1,rcndcre clÒ che cl è stato tutto, col scgucnle pas~o del Dlu1.m111a1)11dam: ~ - •;gli ml ha Ingannato, 11ercouo, ro,·lnato. - Chi nutre uel cuore tali 11cnslorl g111.1mn11.I cc~serii. di odiare. l'olel1è l'odto si ,·11u•c col non odiare; <1ucst11. ò unii leggo otiwrrn. ~ Slmllmonte nel .\f(1111wu dl •:11ltteto si leggo: ~ Oi,:-nt C0!Slllrn., per mirnlertt di dire, clue ma– nichi: n l)lgllarhl dnl\'11110, ellll 81 80J)IJ0flR i dnl\ 1 11\tro, 110, Se Il rratello Il farÌl Ingiuria, non 1•l~IIMro IR eo~a 11er modo che tu dica: egli ml fn. ingiuria, 1>crehì.• qucstu ò i1ue\ manlcu dal <zuale, so tu lll p1·011dl,(il\a non si porta; mii plglhlla (In. qucst'11ltl'fl l>uuda 1 o di': mio fratello, nutrito e cresciuto moco !nslcmo; e tu lu plgllcrnl da <1uellato dal quale ella si 11uòport11.rr . • demolire nelle coscienze il pregio e il vantaggio attri– buito a questo J)rlvilegio 1 concorre quindi in modo cr– ficace a facilitare la sua scompar.:1ae ad aprire l'adito all'attua'l.ione della giustizin. In realtà, l(l.rinunzia è il lato concfl\'O della curva di cui l'affermazione del diritto che le sta contro è il lato convesso. E, per vero, non si potrebbe immaginare una società. buddhista che non venisse spontaneamente ad accettare le basi fondamentali d'un ordinamento corm1- nista. l,a. rinunzia da un lato avrebbe prodotto l'istesso effetto che la lott ... per la conquista dall'altro. Ma v'è di pili. Si richiami con qualcho intensiti'l. da• vanti alla mente l'immensa visione del <loloro univo1·– salo, propria del buddhismo, quale è espressa, per es., in queste parole dal Samyuttaka-nikago: " Che pensate voi che sia t>iù: l'acqua dei quattro grandi mari, o le lacrime da voi versate e sgorgate, da voi che su quoiita ampia via creato tJ gemete o ,,i lamentate, pcrchò vi toccò quel che odiavate e non ,•i venne dato ciò che amavate? Morto del padre, della madre, del fratello, della sorella, dei flgli, perdita dei parenti, dei beni, lo strazio clella malattia, tutto ciò voi avete AOfferto fin da tempi impensabili o su ciò voi avete versato pili lacrime che acqua non si accolga. nei quattro grandi mari. " Qual è l'atteg~iamento che noi campo sociale concluco ad nssurnoro una simile grnndiosa visiono del dolore ? Se gli uomini sono bersagliati da un multiforme e sem· piterno dolore, che, per una pili antica o più inttessibilo i,·011 law, la stessa. ruota dell'esistenza, la stes:ia natura, anenta implacabilmente contr 1 essi, cho cosa rinmno ad essi da fare nel loro rapporti reciproci? Nient'altro che stringersi insieme, con intimo senso di solidarietà nella di-1gral.ia , cantro questo dolore, universo, e, anz1chò ag– giungervene dell'altro per mutua opera propria, conver• goro unicamente le loro forzo unite nell'alleviarlo e nel fani fronte. Cosl, quando il pensiero del dolore prende un a::ipotto tanto torri fico o colossale come nella concezione buddhi– stica, no scaturisco inevitabilmente un profondo senso di uguaglianza e di solidarietà. Un cataclisma tellurico che mandasse in parte infranto il nostro globo, un nau– fragio che spingesse pochi uomini 'iopra un'isola deserta, unirebbe immantinenti i superstiti in un consenso di opero volontario o ugualitario contro la micidiale na– tura. Il dolore del mondo, nell'aspetto che esso assume all'occhio del buddhista, è nei suoi eff"'tti morali qualche cosa. di analogo a un talo cataclisma; l•, cioè a dire, l'e• vento grandioso o terribile dinanzi al quale cadono gli artificiosi ordinamenti, le gerarchie e i privilegi, le con• ,·enzioni e le leggi, le distinzioni e le patrie, e davanti al quale si stringouo insieme gli uomiui ridive1Htti tutti del pari solamente uomini. P1·eeisame11teperciò il Leopardi, di fronte alle traccie e al ricordo d'un fiero cataclisma, risentiva nitidamente il rapporto di conseguenza che esiste trl\ il concetto che il dolore ò necessariamente immanente nolla vita o la solidarietà sociale; e traeva appunto dal suo pessimismo profondi acceuti di fratellanza umana, e mostrava con mugniflca potenza lirica che solo è ragio1un•ole citi nulla. Il altro che la natura ..... chùww inimica; r, i11co11t1·0 (1 1111esta Co11gi11111<i ntsrr pe11.,umdo, I Siccom'ì.: il t·o·o, eil onlimllu i11 />rio l,'11ma111, eompag11iC1, 'l'urti (rn si· co11(e,hn1ti e;stim<t Uli 1w111i11i, e tutti abbn1ccia Con vero c1mor 1 porgendo
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