Critica Sociale - Anno XVI - n. 8 - 16 aprile 1906
12-t CRITICA SOCIALE ~h.•l Borbone (•acc·into dalla rh·oluzionc di Xapoli cd I 1m1>lora_ntc_ ~~n I.e _h1grin~o cli (\u·olina rifugio fedele Jll'Cfl~o I S1c1luu11 Il ~l<'li Lrasso solo nr(J'omento di forsn popolare. 1 n lui era <'01110 In. 1H;'stal...,ia. dC'I mon,to nntico, nel qualC' cr:1 pos;:;ihilC' l'isol;mcnto dC"_llo :-ipirito davanti hl natura, orn madre, ora no- 1111<'11, ma sempre helltt. l'n nuovo isoh1111C"nto di p::h'C'pul> tornare vossi– hih', (jUI\JHlo J'u111,rnit1\ RHI\ vinto o~ni azione malc– lìeil di natur11 1 cd o,:ni individuo nvrì1 conquistato In sic·urcz1.a (lt'l 1rnno. Oggi ò il tc•mpo della lott:1 11ssoeii1tapC'r mg-gi1111gC'rc la completa libertà drl– l'uomo. ( Conlinua). S. C,,''" \Ht:RI-SCL'RTI. BUDDHISMO E SOCIALISMO l.n. questiono del rnpporti tra socinllsmo o pessimismo (e cominciamo qui I\ parlare di pe 0 simismo, perchè Il hurlrlhìsmo è appunto comunemente ritenuto come la pili 1>roro11daesprc;1~lo11edel pessimismo) è stata trattata JHtrccchio \'Olte. E sempre, per quanto è a nostra rono– sccnzn, si concluso cho lo due conco:donl sono in pieno o perfetto contrn~to: <In un lato, abbiamo un modo di ,·edere che, pnrtendo dalla necessaria, Inevitabile, pe– renne inrelicilà umana, conduce neces~ariamente alla inazione, all'indifferenza ,·erso quaMn<ii mezzo propo;,to o tentato per migliorare ciò che non è migliorabile; dnll'nltro, abbiamo un atteggiamento vhacemente inteso nd un 1 01>eracli rinnovazione, che presuppone perciò In utilità di quest'opera, la sun erflcacin miglioratrice, e che si rondn quindi sul pensiero che le condizioni umano shrno suscettibili di tali migliorie dn condurlo fino alla rolicità relativa. Le due concezioni seml.lrano dunque in contraddi.done. .\la nd un e~amo più accurato ci si appale5a che tale contraddizione non c~lstc, o almeno ò assai minore di quel che semlJra a prima vista; o che essa, piuttosto che consistere nello conseguenze J)raticho delle due con– cezioni, risiede soltn11to noi punto di vi·male di eia,;cunn lii e-se, nel colorllo della lente altrnverso la quale es<ie guardano le cose. ... Occorre anzitutto, e In ,,111preliminnre, rilevare che, I tra In concezione ottimista e quella pessimista, non esisto un nbisso insuperabllo o un rapporto di reciproca, asso• 1 Iuta esclusione. Son-oliamo sul ratto che, una volta sta– bilito In modo decl.:io,indiscutibile e precludente ogni via al risorgere della SJ)eranza .\laya), che il male nel mondo è grnndcmento superiore al bene, l'umanità sarebbe con ci7l liberata dalla paura di quello che, ftnchè crediamo invaco il bene superiore al male :concezione ottimista), ci appare il mn<1slmodei mali, o la cui visione balena, nttrnverso al tumulto dei piaceri e delle occupazioni e al rapido inanertlto corso dell'esistenza, a turbarci o inorridirci: - ,·ogllnmo dire la pnurn. della morte. Co– sicchò In concezione 1>cs~imista toglie il carattere di malo a ciò che, senza di essa, ha il carattere del più gravo e più sicuro di tutti i mali. I Ma, a parto ciò, nncho por altro ragioni, dal più pro– rondo del pessimi/lino finisce per 1'.!Cllturlre la serenità La ~o~,·inziono incrollnbllo e sicura che l'esistenza è il I dom11110del malo o Il dolore il retoggio dell'uomo; questa. convinzlono, mnturata o conflnnta nell'animo, ac– compagnante ogni pensiero e quasi covata e accarezzata nell'intimo della cosclenzn, finisce per dare un'intrepidn impassibilità di fronte a quel dolore che si è atteso 1 a I cui ci si è preventivamente dati in rassegnata balìa, di cui si è scoperto l'ino,,itabilità. scoprendo nello stesso tempo l'irrnzionnlllà del volere sfuggin•i. Ed ecco perchò Il Buddho, che si considera come il predicatore del J)C!òiimlsmo, ci si mostra sereno, anzi ilare, nella ,·lta o nella parola · 1 ) El.rii aveu troppo pror11ndamente ratto sue lo " santo verità n del dolore e dell 1 origine del dolore, perchò ci si perdoni il bi– sticcio) il dolore potcsio oramai dolorosamente colpirlo. L'na riprovn di ciò l'abbìnmo noi ratto che il James, J)l\rlando nolln sua /•.'1J>erie11::a Religiosa (2), libro ricco di vedute cosl nuo,•e o goninli, della 111iml-c1we - cioè {li quel sistema di cura fllosoftco-rclìgiosa per cui uno si rorma uno schomn di vita delil>eratamente e ,·oluta– mento ottimi<1tico e SOJlJ>rime il male mediante uno spon– tanco:impulso !11tcr110, un intimo moto volontario - indica come una delle fonti cliquesto metodo curativo (che ogll con:ildera come il pili originale contributo degli ameri– cani nlla ft!osofln sl'!tomatica dcli,~ vita) la religione dogli Tndianl. \"1\ Infatti, tra questo deliberato atteg– giamento ottimista o il buddhismo, maggior relazione che a primo tratto non sembri. La mi,,d-cure predica il m,igelo del rilo.vsa11it11to, l'abhandouar.:1i al corso delle coso o della ,•ita. '.\la, appunto, dalla viva e sicura vi– siono buddhistica che cl è irremediabilmeote destinato Il dolore, sorgo II movimento dell'abbandono tranquillo in balla degli eventi, senza angustie, senza cure, senza preoccupazioni Inutili; sorge In giaculatoria stoica: " menami, o Olo,·e, o con Oio,·e tu, o Destino, in quella qual si sia parie n. cho mi avete destinato; e io ,•i se– guirò di buon grado 11• ~~ con essa la calma e la se– renità. Lo stoicismo: ecco appunto una corrente di idee che coincide, per questo lato, col buddhismo. con la miml– cure e cou un aspetto del moderno pragmatismo. Epit– teto era un porrotto mi,id-curer. Se le circostanze (egli dice,•a, ad esemJ)IO) vogliono che tu ,·iva solo, chiama questo trnuqulllltà e complacitine; so tu ti trovi a vi– \'Crc nella roll!L, di' f\ te stesso ohe si tratta cli unn. n,;scmbtea, di una rostn, o celebra la resta con gli altri uomini. ( 3 ) ln uua pnroln, noi dobbiamo essere retici; o JICr esserlo dobbiamo aderire con la nostra lieta volontà. a quello che cl toccn in sorte . '.\In l'ottimhmo ln-tito nel pes&imismo buddhistico ri– salta ancora d1L un'nllm considerflzlone. Se il Duddho portiva diLlle duo primo " santo ,·criti\ ,, del dolore e (lell'origine del dolore, era per giungere alle due se~ conde, cioè a quello dell'annientamento del dolore o delln ,•ia che eo,uluce a tale annientamento. Questo sol– tanto - la sop1>res,lone del dolore - era per il Buddho, come ò per i 1111ml-r10-o·s americani, Il motore e la meta della speculazione e della predicazione. E la via ch'egli oddita per annientare ìl dolore, cioè la soppressione del desiderio fin nella sun radico pili proronda, ftn dal suo punto di partenza, cioò la sete dell'esistenza, dimostra che l'essouza dol suo pensiero era un'aspirazione cosl intensa acl evitare Il dolore, da uon rarlo esitare a I ar– rrontare o a consigliare per effettuarla i rigori della vita ascetica. Spogliamo In dottrina buddhistica di quello ohe essa Ila di estremo, di pili raramente accessilJile, di nttunblle solo dni poohi eletti: - JJOrohòanche il bu1l– dhismo, al pari di ogni rellgione o d'ogni morale, se presenta i suoi J)Ostutati come un ideale conseguibilo ( 1 1 Crr., 1·arra~cl1111n10 llhro .Jc-1I)•: 1.oRnizo: 111dia e Buddlt/,, 1110 rn1/iro no.rl , LAll•r,:11). l'J Trudulta In lh1\l11no da l<'crrnrl e ('aldNOnl (Torino, nocca). ( 1 ) Cfr. ,~ (()J/ft'l'S(l:'1Qt1I, l,l!Jro [\·, cop. I\' 0 1><1.ulm,
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