Critica Sociale - Anno XVI - n. 6 - 16 marzo 1906
84 CRITICA SOCIALE zione di una Cassa Nazionale di Credito agrario, con dotazione statale di 20 milioni, onde sopperire ai bisogni delle Cooperative operaie nelle loro ardue imprese di bonificazione e di colonizzazione. Orbene, ecco che, a pochi mesi di distanza da questi Congressi operai, uu disegno di legge si af– fretta a tradurre in pratica i voti <lella classe la– voratrice. Infatti, nel disegno Pantano non solo si crea un Istituto bancario per la colonizzaz:ione interna, dotandolo di 10 milioni, con facoltà, lli emettere cartelle <li credito agrario per 40 milioni, ma. 1 quello che più importa, si affida questa colo– nizzazione alle stesse associazioni e Cooperative agricole o alle famiglie dei contacliui poveri. Di pit\ le Cooperative dei lavoratori potranno otte– nere in affittanza collettiva, per asta pubblica o anche per licitazione privata, le terre delle Pro• viucie 1 dei Comuni e delle Opere Pie. Dunque siamo di fronte ad un disegno di legge che rende giustizia ai voti degli operai organizzati, e dischiude uu largo campo all'attività sindacale del nostro movimento proletario. Le Leghe rli re– sistenza, che, dopo le facili vittorie dei primi anni, si sono abbattute all'ostacolo poderoso della sopra– popolazione, per cui si sono viste dinanzi la mi– naccia della disoccupazione cronica e del conse– guente crumiraggio, possono, se hanno attività e preveggenza, trovare nel.le affittanze colletti ve (che di solito adottano il provvido sistema clel turno) e più nelFemigrazione interna per la redenzione delle terre incolte 1 una valvola di sicnrezza la quale, sfollando il mercato di lavoro 1 permetta nuove vittorie alla resistenza e men triste condi– zione agli attuali disoccupati. D'altro canto, le al~ fittanze collettive dei beni rustici dei privati e degli EnU pubblici, possono, se indirizz;ate e illu• minate da guide sapienti e oculate, creare vere scuole di auto-governo 1 nelle quali gli operai più intelligenti possano diventare gli amministratori abili e culti della società di rl.omani, e formare in precerlenza quella che si potrebbe chiamare la mae– stranza dell'avvenire. ::\Ia per tutto questo occorre evidentemente che i nostri 8indacati ottengano essi stessi quanto più è possibile rl.alla Jegge, e si preparino fin d'ora a dare alla legge - dato che essa venga appro– vata - un contenuto schiettamente proletario. Poichè è intuitivo, e non abbisogna di dimostra– zione, che, se il disegno Pantano non trova pre– parata. la classe operaia ad accoglierlo, non solo esso non potrà. superare le· resistenze reazionarie, ma non troverà, all'indomani della sua: approva– zione, le Cooperative proletarie pronte ad usufruire del credito dello Stato. 'E, in tal caso, i milioni cor:.cessi o rimarranno infruttuosi, o serviranno agli abili intraprenditori rlella borghesia affaristica. Ed è qui che il sindacalismo italiano dovrà ci– mentarsi alla prova dei fatti. Anzitutto esso dovra scegliere fra le due corna di un dilemma insuperabile. O il proletariato crede che il disegno di legge dell'on. Pantano giovi allo sviluppo delle sue organizzazioni e allora il Gruppo parlamentare, a cui affida la sua rappresentanza 1 deve impedire che il Pantano (e con lui natural– mente i suoi colleghi di Governo) sia sconfitto dalla coalizione delle forze pseudo•liberali e reazionarie. O il disegno cli legge è indifferente per il nostro movimento operaio, e allora, nello stesso tempo che chiede ai suoi rappresentanti in Parlamento di disinteressarsi delle Leghe interne della borghesia e di abbandonare il Pantano alla sua sorte, deve anche proclamare alto e forte che i suoi prece– denti voti per la colonizzazione iuterna 1 y;er le affittanze collettive e per il relativo credito di Stn,to sono state affermazioni retoriche, prive <li serietà e di fondamento. Nessun altro atteggiamento. è logico e possibile. ::\Ia, superata questa prima questione di tattica parlamentare, la quale, posta così sul terreno sln– dacale, appare ben più limpirla e semplice di quella che vogliono far credere gli apostoli dell'intransi– genza perpetua e1l universale, rimane da affron· tarue una seconda. Le organizzazioni dell'Emilia e <lella Romagna hanno chiesto per le loro Coope– rative leggi di favore e credito facile allo Stato, e lo Stato oggi si prepara a dare l'una cosa e l'altra. Ebbene, anche qui occorre che i nostri Sindacati si decidano. O lo Stato è - secondo la formola della lotta di classe .... interstellare dei sinòacalisti ri voiuzionari-1 'eterno nemico che corrompe quando aiuta, e allora bisogna rifiutare ogni suo sussidio, il quale porta sempre con sè una sndditanza ma– teriale. Oppure si crede, come noi crediamo, che lo Stato sia semplicemente quello che lo vanno facendo le forze che operano dentro <li esso, così che può essere nemico od amico a seconda di ciò che contiamo nel paese e <li ciò· che esigiamo cta lui 1 e allora i milioni dello Stato non sono in qnesto caso strnmento di oppressione e di corru– zione, ma una magnifica arma di elevazione e di salute. Anche qui, dunque, bisogna che i nostri ~indacati optino, o per la formula antistatale che li ricaccia nelle nuvole delPastrazione, o per la realtà. varia e multiforme della vita. :Finalmente, davanti a questo <lise;guo concreto, il movimento sindacale bisogna che scelga fra due opposti indirizzi. Vnno è quello del vecchio rivo– luzionarismo del quarantotto, così cupamente trat– teggiato in molti punti del manifesto comunista. È lo spasimo del dolore che suscita le ribelli on i liberatrici, è il massimo di abbiezione che genera il massimo di felicità. Nessun trapasso graduale fra la schiavitù e la liberazione 1 nessuna lenta evoluzione fra lo schiavo e il citta(lino libero ed eguale. Anzi, secondo la <lialettica hegeliana, una forma si genera dalla sua contraria, come la tesi da,IPantitesi. E così noi udremo Costantino Lazzari ripetere che non occorre sfollare il me1~ato di Ja– voro, che non occorre procedere alla colonizzazione interna e all'emigrazione per parare gli effetti della disoccupazione e quindi della fame, ma che anzi - come egli ebbe a scrivere qualche anno fa - più Peccesso di braccia renderà irrisorie le vittorie della resistenza e affamerà fino allo spasimo la classe proletaria, e più sarà prossimo lo scoppio ,folle vendette liberatrici. Contro ciuesta concezione se ne affermerà. mi1altra, desnuta dall'esperienza di questi ultimi decennì. Secondo questa concezione 1 che si palesa sempre più in accordo con la realtà. di tutti i giorni, il socialismo non sfugge alla grande legge dell'evo– luzione che governa il mondo delle forme orga– niche e delle forme sociali. Il divenire del socia– ! ismo non procede dall'urto dei contrari - massimo di schiavitù e mas~imo di liberazione - ma pro• cede per forme intermedie, nelle qnali si maturano. le forme successive e sn_periori. Ormai il proleta• riato non teme più, come temeva. nua volta 1 la " corruzione " delle leggi che lo elevano e lo mi– gliorano, e uou is<legua più di lavorare esso stesso alla ~ma liberazione graduale. Perciò, in queste affittanze collettive, in queste Cooperative che si assumono cli colonizzare le terre incolte, esso vede i primi nuclei della società nuova, le prime pale– stre dove un popolo, che oggi è diseredato d 1 ogni potere, si prepara a poco a poco ad esercitare tntti i poteri sopra di sè e sopra tutte le cose. Due indirizzi, dunque, due strade opposte, due concezioni diverse. O i nostri Sindacati credono che bisogna, senza ainti dello Stato, senza leggi
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