Critica Sociale - Anno XVI - n. 6 - 16 marzo 1906

CRITICA SOCIALE 93 inoltre delle attitudini bisognevoli all'industria dei campi. In Sicilia si aggiungea la. circostanza delle condizioni telluriche e climaLichc, per le quali tro– vasi maggior tonrnconto a coltivar IH, terra pee gntncli estensioni e senza alcun impiego cli capitali: il lfdi– fondo perciò dovea rimanere intatto, mutandosi solo i rapporti tra proprietario e colono. Questo passant da schiavo a servo. OoYendosi la terra affidare a poche mani, ucll 1 in– teresse della so6'ictà ra.ppresentata do.I solo re, i pos– sessori non potenno essere che i itrnndi per effetto cli conq11i::itao cli 5Crvizi segnAlnti. La nobiltà feu– dale fu perciò effetto della necessità sociale e natu– rale ciel latifondo, e non causa, come all'osservazione superficiale può parere. La propricttl. feudale ebbe carattere più collettivo che individuale. Essa affidava, in possesso rivocabìlo dal re e non in proprietà alienabile o divisibile per successione, la maggior parte della terra al baronato per assicurnro in forma gerarchica o perciò ordinata il l'IOd<lisfacimentodei principa:i bisosrni pubblici e pri• vati di quei tempi. Al vortice della piramide stava il barone in nome del re, sola espressione vivente della società ch•ile, e alla base la turba dPi miseri, condan- 1rnti a servire, ma assicurati nella vita. [ servi chiama• vansi homini 1 e così chiamansi ancora in Sicilia i salariati della crunpngna. Al feudo ora lo~ato l'ob· bligo del servizio militare e cli altre prestazioni verso il monarca. Nella terra baronale, come nei demani pubblici, fu lasciato agli abitanti il diritto di rac– corre i frutti spontanei ed anche di usarne ad oggetto d'industria 1 " sia che si fosse inteso riconoscer un di• ritto in essi abitanti preesistente, sia 1>crla neces– sità di lasciare ai medesimi il modo cli sopperire ai primi bisogni, ut ue fame pereant, ner rilam inennem duccmt ,,. (li senatore E. Ci\SEJ.J'A nel suo ottimo articolo: La ripal'tizione dei demani 11elJlfpzzogionto. -- Nuorn A11lologifl, 16 dicembre l900). L'ordinnmento f('11dnle 1 che, frn 1~ iniquo distinzioni sociali da esso consacrate, racchiudo\'a pure un prin– cipio di assicurnzionc della vita di tutti per il Ctt– rattere collettivo conservato Hlla terra, perdette presto la sua funzione utile concentrando nel harone per usurpazione il diritto di tutti alla. terra, e degenerò via via verso l'ordinamento horghcse del possesso fondiario. Lo Stato feudale era lo Stato cattolico con il fatuo principio elci quoclstt])erest<la.te1xrn11eribus affidato al buon volere del feudatario. S'impegnò un conflitto durato hcn setto secoli tra il potere 1·egio, quello baronale e le Comunità od U11ivcrsiH1 come allora dicernsi: il quaJe co11flitto riusciva sempre a danno delle po1>olnzioni. Sulla proprietà privata i baroni imponevano prestazioni e servitù angariche. Jt'urono usurpali i diritti che i cittadini avevano sui demani univcrsali 1 facendo pngarc h1 fida per diritto cli feudo; monopolizzate le ac<1uedi ogni sorta e le vie; monopolizzati i mulini e i palmenti; monopo– lizzato il diritto iii ))Osca. Qualche volt;1 i 1·0 cli Spagna. a corto cli òe111uo, vendevano arl un barone le immunità dei Comuni demaniali, che con sacrifizi immensi poteansi riscat• tare dal lrnrone stesso. La invadenza dei feudatarì sui beni pri,·atì e puh– hlici prova il maggiore tornaconto del latifondismo sulla piccola propl'ietit, anche su quella che il f'<-u– datnrio stesso promuoveva con l'enfiteusi. La feuda– lità promosso sornpre e mantenne il malandrinag~io nelle campagne come mezzo di re8btcnza ai diritti della sovranità e a quelli popolari, e come mezzo d'intimorimento e di difesa nelle lotte tra i baroni stessi_. (Continua). S. CAMMAREHI-SCURTI. Lo spazio ci costringe ce rimauclare al prossimo uume;·o il seguito dello studio del prof. F. CosENTIXI sul Socialismo giuridico. Laconcezione economica della morale (I) l beni dello Stato, dei Comuni, della Chiesa, in– sieme al demanio feudale inalienahile 1 lasciando po• chissime terre al dominio privato, costituivano un fondo di dotazione, oltrechè per bisogni pubhlici, per la vita dei non ubbienti. [I pentolone dei conventi, al quale potevano accorrere tutti gli affamati per la proverbiale scodella di millestra, completava il si• Chi scrive crede cli aver superato lo stadio di sterna di vita dei tempi feudali. Sul feudo i cittadini entusiasmo per le teorie pure. Riconoscendone i infeudati esercitavt1no un condominio col feudatario i grandi servigi come strumenti d'analisi, e stato e gli usi civici di essi costituivano col diritto feu• nondimeno assai cleluso dalhi scarsezza di nuovi clale una promiscuità sullo stesso fondo. Era legato risultati con esse raggiunti. al feudo, oltrechò il servizio milib1re, l'ufficio cli Nondimello, il volumetto qui sotto indicato, io amministrare giustizia e di esigere imposte. l feudi cui si tenta dimoRtrare di quali servigi possano perciò erano unn dote permanente dello Stato e dei esser fecondi in morale i metorli ora in voga della singoli. Economia pura, merita non J--Carsaattenzione. l La conquista normanna !l"C. tolse blttP le terre nostri rrw~listi si tengou troppo loutani dalle tripartendole, contrariamente a quanto si è creduto, I scie.nze economiche e cosi non tra~go1..1v profitto come osserva il Gregorio, tra il demanio regio, quello dai progressi rii queste. ecclesiastico e quello baronale. Essa l'ispettò le pro- li Calderoni, già antore di un llregevolissimo prietà private, ma ritenne e poi donò in parte le lavoro su / Postulati della ~cien;a, JJOSiticae il terre pubbliche dei Musulmani e quellP. private che Di,·itto penale, incomincia col negare che la mo• essi perdettero per diritto di guerra. ]È vero però, raie sia 1 (listinta dalle altre discipline per essere come fa notare il sen. Caselli noll'ncconnato scritto, normativa e non semplicemente analitica. 11 vero " che, con la, concessione del feudo, non restava in• 1 è il contrario. La ragione non può comandare alln feudata, in quanto alla giurisdizione, quella parte con<lotta i suoi fini più che alla scienza o all'arte soltanto del demanio che lo C0!3tituiva, ma tutte le i loro scopi. Essa può solo dire che, se si vuc,l terre che si trovavano nella circoscrizione di una conseguire un dato risultat.o, esso non può essere Uni\'ersità; cosicchè i confini del feudo racchiude• ottenuto che così e così. La ragione 110n cc,nclanmi vr1110 tanto quella ptu·te del demanio data dal feu- il suicidio più di quello che approvi la couserva– datal'io, quanto le tene delle Università e quello I zione della vita. Non vi può quindi essere una dei privati, fatta eccezione del demanio regio e dei legge morale unica; ognuno agisce secondo criteri feudi rustici. l~rano feudi rustici qnelli che separa- di sua propria scelta, e il preteuclere che Yi possa tamc1,te erauo concessi dal Principe, e composti di es~ere una finaliti~ per tutti comune, una nonna terre non facenti parte delle circoscrizioni delle fini- I che sia 1 inconsciamente o conscia1neute, il postulato time Università, e sui quali perciò non si poteva intendere la rii,erva degli usi a favore dei oit• / ti, ){ 111:1o c 111,Di:,ioNt: 1n 11armo11it ua110111ic11e 1 «isfl1·11 1011iemo,·a11. tadiai ,,. - flrenze, 1900,

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