Critica Sociale - Anno XVI - n. 6 - 16 marzo 1906
92 CRITICA SOCIALE Quando Leone Isa.urico bandì il suo famoso editto contro le imagini sacre, la lotta tra gli iconoclasti e la Chiesa di Roma fu lunga ed aspra anche in Si– cilia; o por punire la Chiesa della sua ribellione all'cclitto, .Leone le confiscò tutte lo terre siciliane pn,ssandolc alla Corona. Oh, vedete come una guerra por lo imagini finisse con il contrasto per il dominio fondiario nelF[sola ! I Saraceni. - Anche la conquista musulrmum di Sicilia si riduceva, sotto il vei.sillo della proi,a ganda religiosa, alla usurpazione di tutti i beni dello ~tato, della Corona, dei Comuni, delle chiese e con– venti (' dei cittadini vinti. Tali beni o divideansi tra i conquit1tatori o restavano in loro proprietà comune. Poichè trllttavasi non di semplice dominazione poli– tica, ma cli proprio sposscs!mmento di popolazioni, la venuta di tanta gente dal!' Africa prova il vuoto che crasi formato in Sicilia: le città sulla costa. me– ridionale abbandonate e distrutto; le campagne spo– polittc ccl incolte; le risorse dcll'fsola esaurite da una ristretta classe di dominatori stranieri che aveano man~iato tuttoj e sullo spirito umano distcsasi la fitta nebbia del cattolicismo medioevale col culto al digiuno, nlla i;porcizin, al celihato, alla morte . .Xon si romprcnderebbero le invasioni barbariche in un 1>nese che pochi secoli prima avea conquistato il mondo civile di allora, se non si considerasse che il latifondismo antico di una ristretta classe di usur– patori) e con gli schiavi o servi nei lavori agricoli, dovea disseccare tutte le fonti della vita, per cui perirono illustri città e scomparvero civili popola– zioni. La terra che, per essere poveramente coltivata, non avea trovato le braccia cli liberi ma quelle i11- catenate degli schiavi, ce,sati questi, attirava i bar– bari Vlrndali, Goti e Saraceni. Era una barbarie che succedeva ad un'altra, perchò il suolo del nudo lati– fondo restava immutato. Se il latifondismo moderno non apporta gli stessi danni dell'antico, è in gra~,ia di un complesso di meravigliosi progressi in cam1>i nuovi di vita; ma esso rimane di principale ostacolo alla industriali;,;– zazione ag-raria in un paese che tutto deve all\1gri– coltum e tutto spera da essa. I Musulmani venuti in Sicilia) sotto la denomina– zione generica di Saraceni, erano di nazioni diverse, e non portarono caratteri nuo,•i alle popolazioni ori~inarie siciliane, contrariamente a quanto comu– nemente credesi. 1 )Lusulmani in Calabria fecero delle scorrerie, ma non si fermarono; in Sicilia im•ece dominarono due secoli e mezzo. Se questo dominio avesse trasformato il carattere siciliano, l'af– finità. grandigsima tra Siciliano o Calabrese avrebbe dovuto perdersi, anzichè conservarsi immutata. Dei Musulmani venuti in gran numero, i più immigra– rono o si estinsero per eccidi in guorrn, e gli ultimi si sicilianizzarono. l Saraceni, è vero, fecel'Orifiorire la vita siciliana i ma essi, appena usciti dalle loro sedi originarie, fu– rono de,,astatori dei paesi ci,•ili nei quali passarono; poi, venuti in contatto del mondo hizantino e ro– mnno, si assimilarono molli fattol'i di civiltà dei paesi conquistati, e tornarono a promuoverli sotto una forma loro particolare, <1uanllo, per il decadi– mento dei tempi di mezzo, ogni rinascPnza sembrava un incivilimento nuovo. Avvenne una specie d'innesto della gentilezza latina sul ceppo selvaggio degli in• vasori. .[ Saraceni, prima cli occupare definitivamente la Sicilia, la tormentarono por lungo te,npo con im– prese ladresche, abbattendo ed incendiando tutto; e poi 1 perduto il dominio dei paesi europei, non hanno in Africa e in Asia mantenuto il loro preteso incivi– limento. I Longobardi si latinizzarono, e nessuno li ha pro– clamati civilizzatori) perchè i paesi eia loro conqui- stati non avrebbero tollerato tale ingiuria. La Sicilia, invece, si è preteso fosse sb1ta non si sa quante volte incivilita .... rimanendo sempre barbara a gloria dei suoi sfuttatori. li progresso arrecato in Sicilia dal dominio musul– nrnno su quello precedente bizantino avvenne per la nntura diversa della dominazione. La bizantina. f'u dominazione di Go,,e1·no strnniel'O, e quindi solo cli s1)Qg1iazione; la musulmana, invece, fu di popolo immigrato, che venne a colonizzare le terre tolte ai ,·inti e fl godere nella Kicilia. stessa i frutti della conqni~tn, non a Roma o a Uostantinopoli. Le terre conquistate in Sicilia dai Raraceni furono ridotte a latifondi minori, con denominazioni che si con~c1·,·ano ancora: perchò quelle terre furono colo– nizzate con apposite fattorie dai Saraceni. Parecchie di tali fattorie agricole, passando coi Xormanni al possesso feudale, divennero nuove città svilu1>patcsi attorno nl castello del barone. li progresso agricolo apportato dai Saraceni fu dovuto, non ad una loro più perfetta agrico:tura, ma alla necessità dei nuovi venuti di viYcre stanzialmente presso i vinti, che si erano ridotti in poche e cadenti città, ma che non nveuno nulla cla apprendere dagli invasori. 11 i\la, anche riguardo all'agricoltura dei Saraceni in Sicilia, si è esagerato. Si dice che essi promoves– sero la cultura dell'olivo, pe1·chè i Siciliani chiamano saracineschi gli olivi di vecchia età e possenti. Or il volgo cli Sicilia confonde i Saraceni con i primi– tivi abitatori supposti gignnteschi, tanto che tutti gli scheletri antichi rinvenuti negli scavi e che sieno ~li grnndi dimensioni sono creduti cli Saraceni. li saracincsco dato agli olivi è in senso di similitudine a gigante e a longc,·o. ,, (S. C.utMARBIUSCUR'l'l 1 il Paese erif'ino). I Normanni e la feudalità. - Dalle in– vasioni barhariche era sorto un disordine immenso durato parecchi secoli nel po:isesso fondiario con scapito della produzione. La fe11dulità fu l'ordine dispoticamente rimesso a base d'ingiustizia sociale, ma fu un ordine. Essa. crn pure portata dai barbari del Nord: poichè la vita o la morte, il male e il rimedio, scaturirono sempre dulia stessa fonte. La devastazione dei demani pubblici e la usurpazione dei possessi privati, sia uccidendo) sia taglieggiando, sia fugando i vinti cittadini, condussero ad una nuo,·a distribuzione di terre con un nuovo ordine e un nuovo diritto· pubblico. J.a feudalità coincide in Sicilia con il risveglio latino poco dopo il mille e con la conquista nor• manna, che per l'Isola fu, in misura e forma diversa, quel rhe furono i liberi Comuni della terraferma. Però il sistema feudale, che era venuto lenta– mente a stabilirsi nel corso di un paio cli secoli in Buropn, impiantavasi ad un un tratto in Sicilia, dove i vasti clcmtlllÌ pubblici e i latifondi tolti ai Musul• mani si confacevano poi feudatari normanni. La feudalità si confaceva all'organismo agricolo a latifondi incolti e iuospitali 1 nHl ripugna,,a all'in– dole degli abitanti : in Sicilia, come in tutta Italia, il diritto della prima notte, con cui si suole espri– mere il più odioso dei privilegi baronali, non ci fu. Non ebbero il barone i principali Comuni siciliani, e molti Comuni feudali avenno nello stesso tempo indole di Municipi che provvedevano alla. propria amministrazione. 11 latifondo antico si potè tenere mercè la schia– vitù. Questa non fu causa del latifonclismo romano, ma effetto: c'era bisogno di schiavi che coltivassero la terra, e si asservivano i vinti e gli umili. Dopo l'abolizione della schiavitll non si spezzò per questo il latifondo, perchè gli schia,•i resi liberi non trova– rono nella società i Mpitali o gli smerci necessari per una cultura frazionata cd intensiva e mancavano
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