Critica Sociale - Anno XVI - n. 5 - 1 marzo 1906

CRITICA SOCIALE 67 tra specie di tutela e di assicurazione sociale, operaia e contadina, allestiva, con implicito e libero riconoscimento tielle Camere e Leghe dei lavora– tori, quell'Ufficio e Consiglio superiore <lei Lavoro, che doveva essere, e in nei primordi, non un semplice " osservatorio , 1 , o fucina di statistiche, ma un laboratorio operoso, per le classi lavoratrici, alla affermazione <li tutti i loro bisogni e alla in• telligente preparazione delle loro più legittime ed urgenti rivenclicazioui. Certo, questo " moYimento <li cose n, per non risolversi in una fatua vampata. di vanienti illu– sioni, doveva essere fortemente secondato dal par• tito socialista e dalle organizzazioni proletarie. Conveniva - e fu questo, allora, il nostro grido di riscossa e di chiamata a raccolta. - che quello e queste, penetrati dalle urgenze dell'ora, sentts– se,·o il nuovo c6mpito che li sollecitava e sapes– sero rendersi capaci di uno sforzo collettivo e po· deroso sopra se stessi per misura.rio e per compierlo. .l~, poichè le masse erano, e non potevano non essere, impreparate ed immature, era sopratutto del partito socialista l'onere e l'onore. Conveniva che all'opera <li riforma, allo studio e alla volga– rizzazione delle riforme più urgenti, preparatrici di maggiori conquiste, volgessero concordi, illu– minati. indefessi gli sforzi di tutti i militauti 1 nelle organizzazioni, nella piaz;.:a e nel Parlamento. Conveniva che l'azione parlamentare venisse, a così dire, saldata con l'azione operaia. istituendosi un flusso costante fra l'una e l'altra attività, per guisa che Ja voce dei parlamentari socialisti - veri ambasciatori del lavoro - suonasse come la voce stessa delle organizzazioni proletarie, e la " poli– tica operaia " irrompesse dentro il portone di Montecitorio, sospintavi dall'urto irresistibile della volontà. del proletariato organizzato. . .. Sgraziatamente, nulla avvenne di tutto questo. Avvenne esattamente il contrario. Non soltanto il proletariato e il partito socialista si ricusarono a cotesta fatica; e giammai come allora, quando l'opera più urgeva e la congiuntura più si offriva propizia, giammai fu così grande come allora, nelle Leghe, nei Circoli, nella stampa, nei Congressi proletari e socialisti, l'astensione e il disinteressa– mento da ogni discussione ed azione <liorganizza– zione intelligente e non semplicemente meccanica, <li politica concreta, di legislazione operaia. Anzi, fu appunto allora che s'iniziò, nel seno stesso del partito socialista, cui spettava fungere da propul– sore, il lavorio di disgregamento, la denigrazione e l'assalto non pure all'opera di riforma, ma a co– Joro che la caldeggiavano e vi immolavano il meglio delle loro energie. 'l'utto si ridusse allo sciopero - questa misera impresa - e all'irosa, retorica e sfaccendata protesta. Il paradosso rivo– luzionario tutto pretese dal Governo e dalla bor– ghesia, cui neg6 in pari tempo ogni capacità e volontà, sai vo di tradire. Fu la pratica - non an– cora il nome - dell' " azione diretta ., - ossia della inazione e della castrazione. Per riuscire a questo intento 1 occorreva piccolo sforzo. Lusingare, ubbriacare lo spirito d'inerzia, di scetticismo e di diffidenza beffarda delle masse piU rozze è i11dubbiamente assai più facile che di– noccolarsi at.torno ai problemi positivi, che esi– gono st,uclio indefesso e consumata accortezza per condursi in porto . .Mentre pochi sgobbavano, bastò a.i più sbraitare e ai rimanenti far coro. Basta una favilla ad Erostra.to - se nessuno intervenga - per ridurfe in cenere il tempio che le antiche ci– viltà ed i secoli a gran fatica lianno eretto. Ah! non è nella capacità e nelle forze della Si- nistra parlamentare - o amico Bonomi, che seri• vevi, a questo proposito, d'illnsioni anche riformi• ste - che noi riponemmo erroneamente firlncia; non è nelle forze e nella capacità. di alcuna fra– zioue borghese. Altra. fu la uostra illusione: della quale non sappiamo troppo dolerci 1~ forse più ci dorremmo di non averla nutrita. Koi contammo esclusivamente sulle fon~e del proletariato, sulle forze e sulla volontà <lei nostri compagni: queste, unicament.e queste, sono mancate! Quando la corrente auarchista ripiombò sul par– tito, entro il quale do,·e,·a menare tanto disastro, procedendo, di premessa in conseguenza, fino allo ine.cenamento di quello sciopero generale anarchico che segnò, colle elezioni con~egueuti, la massima nosLra jattura e il maggior dono che potessimo fare agli aspettanti nemici; fiuo a quel u. sinclacalismo rivoluzionario 11 , che apertamente, confessatameute oramai, si propone l'annichilimento del partito so– cialista; i più dei nostri compagni, nouchè porsi di fronte l'ecisamente, s'ingegnarono a conciliare i contrari 1 tentennando. barcheggiando. tergiver– sando, immolando a una uniLii di partito contrad– dittoria e fittizia ogni coerenza, ogni nzione erl ogni f ierezza; cre cìettero di mostrarsi abili giocando di in <lulg-emr.ee di reticenze; e fecero in realtii come quegli che , per terrore della morte, si sui– cida con le proprie mani. Questa follia culminò al Congresso di Bologna, quando un compromesso bastardo portò quella corrente anarchista clentro la. Direzione stessa del partito. E quella fu la vera u. collaborazione,, re– pugnante ed assurda; quella fu la " dedizione.,. Non si parli di nostre " dedizioni "' nella prima fase del Ministero di Sinistra. Se fossero state, ne sarebbero con uoi responsabili quegli stessi che elevano l'accusa: poichè 1 da 'lUando Enrico Ferri proponeYa l'esame psichiatrico per coloro che par– lavano di abbattere il :Ministero, fluo al giorno che, su un ordine del giorno da noi formulato e proposto, il Gruppo si staccò nettamente dal Ga– binetto, comune e concorde fu sempre la condotta pratica de' suoi compouenti. l\[a u. dedizione " non fu mai. Al contrario, pro prio in quel periodo, più che mai fervida fn, nei nostri amici ed in noi, la combattività vigilante, l'opera di critica e di controllo costante ect ineso– rabile; nella stampa. nella propaganda, nel Con– siglio del lavoro 1 nel Parlamento merlesimo. La " dedizione " fu poi. Fu quando l'assenteismo no– stro parlamentare, clivenuto poi cronico, la rinuu· eia e il dileggio a ogni opera concreta preparatrice e stimolatrice di riforme, persua~m·o gli avversari - i (luali non chiedevano di n1eglio che di per– suadersene - che essi piuttosto si erano illusi credenrlo per un istante alla temibilità del movi– mento proletario, alla forza ed alla. compattezza del nostro partito. Giammai abdicazione maggiore fu consumata <la un partito che si ,·anta il rap• presentante di una classe oppressa: nessun mag– giore tradimento fu mai fatto alle masse proleta– rie che, in quest'ultimo periodo, dal partito socia– lista italia110 ! Or come, dunque, porre a fianco - per coone– stare un ministerialismo aprioristico. comunque larvato - il periodo che segnì alle penultime elezioni e il perio<lo presente? Nel quale nessuna vittoria, nessuno spiegamento, neppure, rli forze proletarie, concorse a determinare la nuova e quanto mai oscura situazione. Che anzi, se un insegnamento dovesse trarsi dal raffronto, esso proverebbe a rovescio. Poichè, se, allorquando fu il proletariato morles1mo a deter– minare Pinclirizzo nuovo del Goveruo. il sostegno dato al Ministero finì tutta via, come si pretende

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