Critica Sociale - Anno XVI - n. 5 - 1 marzo 1906

78 CRITICA SOCIALE dice il Loria (1), e non già dalle nebulose regioni del diritto naturale, che debbono scaturire i perreziona– menti successivi del cliritto. Ma ben di\·ersi sono il signiflcato e l'importanza del diritto naturale, concepito non già secondo uno schema rigido od immutabile, ed in baso a principi innati ed eterni, ma in corrispondenza delle mutevoli idealità sociali dei vari tempi e luoghi. Noi abbiamo largamente dimostrato in un recente la– ,•oro ( 2 ), che, specialmente nei periodi di grandi rivolgi– menti sociali, i fautori di essi non possono appellarsi al diritto vigente, poichè esso apparisce loro come il legit– timatore dell'arbitrio, dell'ingiustizia e dei privilegi, consolidati dalla tradizione; ma, per necessità, debbono giustificare le loro aspirazioni, facendo appello a norme razionali di giustizia, a principt di diritto naturale, cor– rispondenti non solo alle nuove idealità etico-sociali, ma anche ai nuovi bisogni della vita. Può anche ammettersi che queste norme ideali, ra– zionali, naturali di giustizia non abbiano nè possano avere mai una completa sanzione pratica, una corri - spondenza esatta colla vita reale; ma è innegabile che esse influiscono effettivamente 1 sia sulle successive tra– sformazioni del diritto, sia sui rivolgimenti sociali più considerevolij è innegabile che queste norme, nonchè essere campate in aria o scaturire dalle nebulose re– gioni dell'ideale, sono, in fondo in fondo, un'emanazione dalle stesse condizioni della vita sociale, e sono ispirate dal criterio dell'utilità sociale. Così il diritto naturale, concepito in senso positivista, non corrisponde ad uno schema assoluto, universale, eterno di giustizia j ma è relativo alle nuove idealità etico-sociali; esso è un'emanazione viva della realtà, un'espressione dei bisogni e delle aspirazioni, che le nuove generazioni dimostrano: quindi esso non è più in antitesi col diritto positivo, ma è efficace trasrorma– tore e ravvivatore di questo e cerca sempre di armoniz. zarlo colle esigenze nuove della vita, spronando i popoli a nuove rivendica7.ioni. Lo stesso deve dirsi del socialismo giuridico: esso non è affatto campato in aria e poggiato su norme giuridiche astratte, ma corrisponde a tutto un complesso moYimento sociale, che va sempre più assumendo proporzioni gigan– tesche. Si potrebbe mostrare anzi, con una particolareg– giata. analisi, non solo la correlatività dei vari canoni giuridici, propugnati dalla nuova tendenza., coi bisogni della vita reale, ma. anche L'influenza che essi hanno esercitato sulla legislazione 1,ositiva dei vari pae;i. Ed era ciò inevitabile: una volta che il socialismo implica un certo modo di rappresentarsi l'esistenza e i suoi fini, doveva necessariamente pervenire ad una no• zione corri9pondente della società e dello Stato, del di• ritto e della giustizia. La nuova struttura economica, da esso vagheggiata, implicava necessariamente un nuovo ordinamento giuridico. (Continua). Prof. FRANCESCO ÙOSEN'flNl. (I) Verso la Qlusti,zta sociale. :Milano, 1904, pag. 449 e seg. (Il) La nuova co11cez<o11e àel dl1·ttlo 1wl111·aie. Napoli, l'ar11.via, 190~- La Critica Sociale e il Tempo, per l'Italia: amw L. 22, semestre L. 12 - per l'Estero: anno L. 40, semestre L. _22. La Critica Sociale e l'Avanti! costanoper l'Italia: anno L. 22, remestre L. 11 - per l'Estero : anno L. 41, semestre L. 20,50, La via di Dan1asco Ci pensavo lla tempo e ne scrivo ora a proposito clelPatto cli fede che Arturo Gra.f ha recitato ai lettori della .Nuova Antotor;ta e della Stam.,pa: noi diamo soverchio peso alle conversioni dei let– terati, ci appassioniamo troppo alle loro incoerenze, ci ostiniamo a partire in crociata per offendere o difemlel'B uno scrittore che abbia la disgrazia di svegliarsi un giorno in contraclizione con sè mede– simo1 di rinnegare il suo passato, di far le valigie per un viaggio a Damasco. Vorremmo quasi che ne!Ja repubblica delle lettere le case fossero dì cri– stallo, per guardarvi dentro, e sapere se il tale, che per molti anni maledisse i(ldio in endecasilabi, snoccioli ora il rosario prima di andare a letto; se il tale altro, che in altri tempi volentieri avrebbe sospeso preti e frati alla lanterna, occupi ancora il suo tempo giuocando a scopa con il confessore della sua signora; se un terzo infine, che invidiò ad Armodio il ferro nascosto sotto un ramoscello <li mirto, abbia sul caminetto i ritratti delle LL. MM. in cornici d'oro. Evidentemente non abbiamo altro da fare. Quanti strali sono stati lanciati contro Giovanni Pascoli, il giorno in cui chiamò con strano invito socialisti e monarchici, atei e clericali, ad assistere alla messa d'oro di monsignor Bonomelli? Quanti, in uu tempo più lontano, furono Hcagliati contro 11 Huysmans, uscito di improvviso dai padiglioni di porpora del suo sensualismo estetico e, il capo cosparso della cenere del pentimento cristiano, in– tento a piedinare alla porta di un convento? Quante fiere rampogne anarchiche e socialiste si levano, di questi giorni, contro Laurent Tailhade, il quale, òopo avere invocata l'anarchia - ana1·chie .' 6 porteuse cte [la,nùeaux .'.... -, dopo avere conden– sato in un volume la sua elegantissima prosa an– timonarcbica e antireligiosa e in alcuni altri le sue belle liriche violenti, fra l'una e l'altra sosta nel manicomio, ha negato la sua firma al manifesto antimilitarista di Rervé, ha spento la fiaccola in pugno alla vergine rossa ed ha mandato al Gau·lois 1 cioè al giornale dei Borboni e del Papa, il suo proponimento di cambiar vita? Lasciando gli esempi e non parlanòo dei gran– dissimi, diciamo eh.e alle conversioni dei letterati 1 si attribuiscono effetti che non possono avere. Tutta la brava gente che scrive 11eigiornali, all'annunzio di una conversione, si affretta a dare il suo giu– dizio e, in quella guisa che lo spirito di parte le detta, assolve o condanna. C'è chi grida all'apo– stasia e c'è chi afferma una redenzione. Il mondo resta indifferente e continua ad andare per la sua strada. L'umanità è più saggia di coloro che si proclamano suoi amici e che le largiscono consigli e ne assumono le difese uei libri, nelle Riviste e nei giornali: ai poeti chiede opere e passa oltre, portando con sè quelle degne, gettando nel fiume dell'oblìo le altre. Non bada troppo ai particolari biografici e s'interessa mediocremente alle contrad– dizioni dei poeti. L'opera resta. Che importa a noi, se, in un giorno di sua vita mortale, il poeta del ça h·a piegò la fronte innanzi alla bionda bellezza di una regina e se, in un altro giorno) egli disse essere la repubb1ica di San Marino, repubblica senza dio 1 cattiva repubblica? Se anche il Carducci non avesse ultimamente scritto e firmato il suo fiero testamento anticlericale, mentre da una parte si rimpiangevano i bei tempi dell'ode .Alle fonti del Cliturnno e dall'altra. si credeva di aver vinto nel nome del padre, del figliuolo, dello spirito santo, del cardinale Svampa e della contessa Pasolini ;

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