Critica Sociale - Anno XVI - n. 5 - 1 marzo 1906

74 CRITICA SOCIALE favorevoli, può creare grandi laghi artittciali 1 nei quali raccogliere l'acqua cho scorre inutile e dannosa nei pe– riodi di 1,iena, restituendola durante la siccità. estiva, riuscendo così a dare al torrente un regime, non dipen– dente dai eapricci della natura, ma dalla volontà del– Puomo, conforme ai bisogni dell 1 agricoltura e delPin– dustria. ln lspagna ed in Algeria, le regioni più affini per clima e natura all'Italia Meridionale ed Insulare, i ser– batoi, i più antichi dei quali risalgono all'epoca dei Mori, si contano a centinaia, vanno ogni giorno più dif– fondendosi e costituiscono il coefficiente principale dei progressi agrart di quelle regioni. In Francia si utiliz– zano i grandi serbatoi, oltre che per iscopi agricoli ed industriali e per n.limentare d'acqua potabile le grandi città, anche per sussidiare i canali di navigazione. In Inghilterra, in Australia, in America, nelle lndie 1 nu– merosissimi se ne sono costrutti in questi ultimi anni. Grandiosi, fra altri, il sistema di laghi artificiali, com– piuti in parte o progettati, per la regolazione della por– tata del Nilo. La diga del lago di Assuan, ultimata pochi a11ni sono, costituisce certo una delle maggiori opere moderne. L'ampiezza del rigurgito prodotto è di 225 km. 1 il volume d'acqua immagazzinato si può stimare cli un miliardo di metri cubi. I vantaggi ottenuti sono incal~ colabilì. F. da noi? L'on. Codronchi, conoscitore profondo della Sicilia, di cui fu, anni sono, commissario regio, comprendendo la grande utilità che possono M·ere per quella regione i serbatoi, e ricordando di essere stato, molti anni prima, relatore di una legge per lo studio dei medesimi, si do– mandava recentemente, sul Corriere della sera, l'esito di quegli studi. Il solito. Si iniziarono ricerche in Italia, senza mezzi e senza un programma chiaro e defluito. Ne risultò, nonostante la buona volontà. e l'entusiasmo di chi si accinse al– l'opera, un lavoro monco 1 inorg-anico, e che, non conti– nuato, riuscì perfettamente inutile. Commettendo una piccola indiscrezione, posso dire che l'incartamento, dove erano raccolti gli elementi ed i ri– lievi fondamentali non pubblicati, dietro richiesta di un privato che desidernva averne visione fu ritrovato dopo attive ricerche, polveroso ed ignorato, sull'armadio d'una eala d'uscieri del Ministero interessato. Contemporaneamente, si fecero studi ed inchieste al– l'estero1 in Francia, Belgio, Algeria e Spagua 1 e ne fu– rono incaricati gli ingegneri Zoppi e Torricelli, che pub• bLicarono due preziosi Yolumi sull'argomento (Annali di agricoltura, 1886-88), che possono fare testo in pro– posito. Ma quale legislatore ne ha tratto profitto? Si può affermare che in Italia, ratta asti-azione da qualche isolato e modestis~imo tentativo, nulla si è fatto, o quasi nulla. Eppure abbiamo visto che, se vi è una regione, pel cui sviluppo economico sia manifesta l'importanza di tali opere grandiose, è appunto l'Ita!ia Meridionale e Insulare. Quale è a.dunque la causa? A mio modo di vedere, risiede e~clusivamente nella deficienza assoluta della legislazione sulle acque. Le nostre leggi, che io mi sappia, non parlano che per incidenza dei serbatoi. Al Governo è affidata la suprema tutela sulle acque pubbliche, e la ispezione sui relativi lavori. A seconda degli interessi ai quali provvedono, le opere intorno. alle acque pubbliche (e non si fa cenno dei serbatoi) sono eseguite o dallo Stato solo, o dallo Stato col con• ('.Orsodelle Provincie, dei Comuni, degli interessati uniti in consorzio. Le prime non sono possibili in Italia Meridionale, ri– flettendo specialmente la navigazione fluviale; per le altre, nelle quali occorre il contributo delle Provincie, dei Comuni, dei privati uniti i1l consorzio (dai quali prin– cipalmente deve partire l'iniziativa), Provincie, Comuni e privati sono... assenti. Le Provincie dilaniate dai partiti locali, i Comuni in lotta eterna fra di loro, oberati da debiti i i privati, siano piccoli proprietari che non 8i trovano in condizioni mi– gliori dei loro Comuni, o latifondisti schivi da ogni mi– glioramento tecnico, non possono solitamente avere anche il più embrionale concetto della cooperazione, della con– sociazione degli sforzi 1 per un miglioramento comune. Anche quando lavori importanti, bonifiche utilissime sono decretate, ed il Governo stanzia come suo contri– buto somme note\ 1 0li, pure facendo astrazione dalla parte sempre rilevante che può venire deviata dallo scopo diretto per la forma ora.ma.i pill in uso di corru– zione politica, è difficile che siano studiati con criteri innovatori e moderni, è impossibile che g1i interessati, d'accordo fra di loro, portino un contributo di studio o di mezzi per modificare, modernizzare, costituire orga– nismi vitali, forti 1 produttivi; o per lo meno per accelerare i lavori, che di solito procedono con lentezza disastrosa e dispendiosa, essendo il contributo dello Stato diluito in un lunghissimo periodo di anni, ognuno dei quali rappresenta un ulteriore dispendio, per gli immancabili danni delle piene periodiche. Questa mancanza di programmi organici e sert, questo la11oro fatto al solo scopo di dire che si è lavomto per il Mezzogiorno, che si sono stanziate e spese le tali e tali altre somme; questa assenza intellettuale e morale di chi all'opera. sarebbe interessato più di ogni altro e se ne do\·rebbe ripromettere i maggiori vantaggi; la mancanza quasi completa di una lunga, paziente, di– spendiosa raccolta di dati, che sola può formare la. base di studt coscienziosi; tutto ciò, unito allo scopo pre– cipuo (la corruzione politica) por cui in origine l'opera fu votata e decretata, fa sì che anche spese rilevanti dànno risultati scarsi o nulli. Per fermarci alla Calabria, che vantaggio si è avuto dalle bonifiche di Cotrone, del Mesima, della Fiuma– rella di Catanzaro, del Corace, dell'Alli? Ma anche qui ed altrove, quand'anche l'esito fosse stato migliore, a che si sarebbe giunti? Forse ad una vera, ottima, completa sistemazione idraulica? O non piuttosto al risanamento di alcuni terreni, buttando a mare, il pili presto possibile, l'acqua, col regime attuale, dannosa? Ma, indirettamente, alla sistemazione idraulica dei fiumi dell'Italia Meridionale dovrebbe contribuire pure un'altra legge, oltre quelle per bonifiche, regolazioni e difese di torrenti: la legge 10 agosto 1884 1 sulla deri– vazione delle acque pubbliche. La data è sufficiente per defluirla. Il 90 °lo dei legi– slatori, nel votarla, aveva in animo di regolare la deri– vazione d'acqua per le macine modeste dei ruolini pae– sani. 11 10 °lo, i più competenti, non potevano pensare ad un impianto superiore ai 200 o ai 300 cavalli di forza. Non tiene calcolo, specialmente per quanto riguarda la produzione di energia, della strada percorsa in questi ventidue ultimi anni, che è poi.... quasi tutta la strada.

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