Critica Sociale - Anno XVI - n. 3 - 1 febbraio 1906
CRITICA SOCIALE 37 orazioni dei comizianti. E che io non sin (almeno troppon unilntornle, e che coefficiente C!<ienzinlc della con,·in– :dono mia non sin ~tato solo il punto di vista teenico, da cui ))Cl' nccc~sifa di cose ero partito, lo dimostra il fatto che allo stesse conclusioni o qun~i, direttamente o indirettamente, partendo da punti assolutamente diversi 1 o con a-.sni maggiore competenzn, sono 1,tiunti studiosi ya\cnti cd appassionati della questiono meridionale. Fra11cPs1·0 Snrn·io Xifti. anche 1101\'11\timasua prege,·o– li'iiima JJUbhlicazìonc (I.a Conq11isl<t<ltlla (01·:,n), insiste da pari :mo sulla importanza capitale ciel <'arbone bianco nella rigcnerazhmc economica dell'Italia, ed in isperic tlell'ltnlin '.\leridion,ll<'. li ('on·ierr (lf'[lfl Sei·a, che gran parte clelle sue dclluzioni politiche fa precedere da studi cco11omici di grande valore (quanto do,·rebbcro imparare ccrli materialisti stori<'i!_, chiuclo l'interessan– tissimo refereudum fra scrittori ed economisti sulla que– stiono moridioualo, insistendo osscnzialmcnto sulla ri– r1e11erazio11e aararia rii quelle rl'gio11i, fl Uase di coltw·a i11le11sirae cio,) irri9ua. Importanza cnpitalc ha inflno il 1>roblemn idraulico per quanto riguarda la malaria, così diffusa nel :Mezzo– giorno, la quale ren<le inabitabili, per dieci mesi al• l'anno o quasi, le regioni pii1 rcrtili, e che può essere indirettamente combattuta, ed eliminata solo in modo definitivo, colla bonifica dei terroni paludosi. L'olottl·icità e lo svihq,po i1ulustrinle dell'Italia Morillionnlo. Per dimo,trarc l'importanta di questo problema, che 1 secondo il Nltti 1 l'Italia dei:e risofrere e rhe SOt 1 rasta tutto il s110 ai:t:euire, basta ria,;sumere a grandi tratti la " Q:mq11ista della F'o1·.za . 1• " È dopo il 18S6 che in ltalia il movimento industriale si è andato sempre più determinando. Ora, nei tredici nnni, pa~sati dal 188:ì al 1900, \lltalia hn comper ,l.to al– l'estero 2 miliardi di lire di carbon rossile. Non basta; l'Italia, manca di carbone, ma mnnca ancor piì1 di petrolio. Dal 1888 al 1903 l'ltaliit ha comperato all'estero per 211 milioni di lire di petrolio. Ancor oggi noi spendiamo circa 200 milioni di lire di carhone per per rica\ 'O.rc dalle macchine a vapore una forza di un milione di cavalli; cioè, supergiù con 1111approssima– zione assai generale), 200 lire per cavallo. Ma questa rorza, che noi doblJiamo produrre con tanti !!aCriflzi, è as:;ai poca cosa. I.a piì, gran parte delle macchine non dà. un lavoro utile di 12 ore; mol– tissime macchino agricole la,·orano solo uno o due mesi al Panno. Potrebbe quc~to stato di cose in tutto od in parte mutare? Ebbene, noi siamo ora. In condizione di usare i nostri fiumi, di asservire le forze naturali di cui di– sponiamo, o possiamo prollurro assai pi111 con una spesa molto minoru \'icino ai rncchi senitori quasi brutali e accentratori come il carbone, è venuto un'altro ancora adolescente, ma di una grandiosa energia: l'elettricità, li vapore ha mcJso un secolo per rormar9i; Pelcttri• citi\ dn ~oli 20 anni che si è messa a sen•izio dell'in– du<itria, ò già dotata di una mera\'igliosn forza cli espan– sione. J~ssa pcrmetteril. a noi di utiliz?,are qt1ellc che pare– vano le nostre inferiorità: il suolo accidentato o le fre– quenti caduto d'acqua. Forse la cifra, eho de~tiniamo all'estero in 5 auni per il carbona, ba,terebbe a darci per tempo indefinito un milione di cavalli, rorse assai più. ,, Ed a questa conclusione giunge il ~ittl dopo una lunga e laboriosa analisi, a base di cifre o di elementi J>Osi– tivi, <iulla lotta fra l'elettricità cd il vapore, sulla pro• babile e preo;;umibile \'ittoria della prima, specialmente nei pn.e._icome l'Italia, sprov\'isti assolutamente di car– bone. l,'olettricifa sostituisco gradualmente il Yaporc nel rornil'O la forza. motrice alle inùustrie, il petrolio o il gas per l'illuminazione a buon mercato; la trazione elct• trica sulle ferrovie e sui canali navlg1~bili ha un av\'e• niro sicuro; lo sviluppo della meccanica agrnria troverìt nell'elettricità un potente aiuto; l'elettriclti\ infine rende ogni giorno possibili industrie nuO\'e e rimuneratrici. ì: qui e~~cnzialmente: oltre che nell'industria secon– daria della distribuzione di energia por l'illuminazione, che a mc pare di intranedere l'utilizzazione prossima delle forze idrauliche e la loro importanza nell'Italia .Meridionale. :4cri\,evo anni or sono sulla C!'itica Sociale: 11 l'er i grandi corsi d'acqun 1 il costo elevato delle opere occorrenti alle derirnzioui impedisce utilizzazioni che non sieno colossali. Ma anche per i corsi secondari e pei terreni montani, quasi sempre (benchè non io eguale 1>roporzione) il grande impianto ò pili con,·e– nientc del piccolo. '" Prescindiamo <lai ratto che, per l'ubicazione e pel diritti acquìsiti, un piccolo impianto sui corsi d'acqua minori impedisce talvolta o ritarda il sorgere d 1 impianti pili poderosi, con gra\'0 dl'trimento della ricchezza na– zionale. ")la, a parte ciò, a numerose stazioni scaglionato lungo un torrente, utilizzando ciascuna piccoli salti delltt ste~sa portata, con opere idrauliche J)roprie, proprie macchino, propria linea di trnsporto completa, propria dil'Czioue ed amministrazione, per fornire energia ad un solo utente od a pochi utenti, è tecnicamente prefe– ribile una sola e grande "itazione, che utilizzi una più \'a~ta poteuza 1 il cui limite è determinato da condizioni topografiche e Idrografiche. o da rogioni di massimo tor– naconto, e che può, per ,•ia di successive ramificazioni abbra,.cinre tutta una provincia .. 1 Orn 1 questi grandi impianti erano in passato (passato 0!-Mi prossimo, percbè si tratta d'ieri, direi quasi di stamane) destinati esclusiva.mente nel uno scopo: alla vendita dell'energia sotto tutte le forme, pel' trazione, per luce, per alimentare i motori dell'industria i costi– tuivano, o potenno solo costituire, un'industria assolu– tamente a sè: l'industria che produrc e vende l'energia, e che ha come clienti le altro industrie as<.olutamentc indipendenti che la. consumano. Di qui una preoccupazione ed una dilficoltà econo– mica note\'Olo nell'utilizzare con grandi impiauti i flumi dcll'Jtalia .Meridionale, anche se in ottime condizioni topografiche ed idrografiche. JI sorgere di un grande impianto per la distriùuzione dell'energia elettrica presuppone necessariamente l'esi– st~nza di industrie che la consumino. Il grande im– pianto attuato e la esistenza di energia a buon prezzo favoriscono alla loro YOlta il sorgere di altre industrie. '.\.la.nell'Italia .11.eridionalc. fatta astrazione di poche località ''\ indu-1trie non esit)t!JnO; portare :.ul mercato 5 o 10 mila cavalli di forza vuol dirn arrischiare una spe."a d1 milioni ed a\'ere per anni t>d anni l'energia prodotta invenduta. D'altra parte, se forza n. buon prezzo si avc.,se, potrebbe creare li\ germinozlone ttorida di in– dustrie locali, nonostante (altra pl'00ccupazione) la man- ,1 .\JU0 rlco1·dnrl", >oe 11011 altro co1110!nd!c1• di uu :1ls11!flcatlvo rlsvegllo, tu rccc1110 tnnugurazionc di uno <h'I plì1 i;rrandl lrnplnnll tdroeleurlcl d'ltalla, prllllO nell'l!1tlhl lterldlouale, che utilizza Il' forze del fiume Tuselano, pre~~o ~a110\I. SI 1ratta di ollre 7000 ca,·Rlll• dinamici, che sono 111a11 assorbiti uct JJRC!I Intorno a Torre Anmm• clata, isenzn In necessità per la loro ,·e111llll\ di ragglungNe colln linea di 1ras11or10 di energia Il grande centro merldlonak.
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