Critica Sociale - Anno XVI - n. 3 - 1 febbraio 1906

CRITICA SOCIALE 47 e Manzoni ai loro bei tempi furono eccezioni; e il con– fronto si de,•o fare fra la media di quanto si scri"e oggi e la media di quanto si scriveva, per esempio, ci11- quant1anni rn, quando non era lecito scrivere un periodo senza lardellarlo di un aV\'eguacchè o di un conciosin– cosacbè (ilarìtÙJ. Si accusa la scuola nostra di non dare educazione morale, e si dà come prova dell'accusa la corruzione dei nostri costumi politici. •~ non si bada che di questa cor– ruzione non è respon'<abile la generazione educata nelle nostre ~cuole, la Guale nppeno. ora comincia a farsi sen– tire, ma ò resJ)onsabile la generazione precedente, che fu educata proprio in quelle scuole antiche, di cui oggi si fanno tante lodi. Si biasimano le nostre scuole di non produrre più gli eroi che una volta morivano per creare l'unità della patria. Ìo: nnLlmlle: oggi l'unità della patria è fatta, e uon c'è pili modo di morire eroicamente, neanche ad a\'Cr voglia di suicidnrsi. Del resto non bi– !,Ogna dimenticare che i forti e generosi (li mezzo secolo addietro rurono anch'essi una piccoln minoranza in una maggioranza di apati, di opportuni~ti, di vili; e uscirono dalle loro vecchie scuole, oggi tanto lodate, portando nel cuore un odio fiero contro di esse e contro i maestri i furono educati dai preti e furono tutti violenti anticle– ricali; il che non depone molto a vauta~gio delle vecchie ecuole, salvo che non si reJ)uti essere scuola ottima quella che riesce a rnrsi detestare dai migliori fra gli alunni. - Critichiamole pure le nostre scuole e cerchiamo di migliorarle i ma evitiamo di discreditnrle oltre 11 giusto, perchè il biasimo esagerato, lungi dal servire a farle progredire, servirebbe solo ad ucciderle a tutto vantaggio del partito clericale, il quale vilipende le nostre scuole non perchè sicno peggiori delle sue - quesito non ò vero - ma perehò iiOnOdisciolto da ogni vincolo confessionale e si studiano sopratutto di creare la libertà dello ~pirito (applausi). - Ma da questo al– Pattribuire col Mancini quasi tutto il malo alla irre– quieta incompeten?.a dei mini!ltri, ci corre e di molto. Vi i-ono altri paesi meno disgraziati del nostro, per es., la Pru<i~ia, nei quali i ministri dell'istruzione sono sot• tratti ulle vicende della polìtiPR. o non v'è il continuo mutamento che cleplorinmo noi; eppure anche in Prus~la la scuola clas~ica ò stato ed è fieramente ossalita e di• fesa e Bi ò Rentito 11111•!10 lì il bisogno di riformare. 11 che dimo<itra che e.,i,te una cau~a fondamentale e ge• nerale cli malcontento; e que~tfl. non può dipendere se non '!alla imperft•tta corri ..vondonza dell11 .-.cuolil.classica alle nuuve esigenze della vita sociale. Dunque una 1·i– forma è necessaria. Avete la 1" annata? 1./ Ammi11isfrazione della Critica è sempre disposta 11 ·ricambiare con una qualsiasi successiva mmata, rilegato, oppure con un amio d'abbonamento, l'invio che le venisse fatto della 1a an11ata(1891} di Critica Sociale fo buo110 stato di co11servazio,ie. Ricambieremo con opuscoli, a 1·ichiesta, ognuno dei se• guenti numeri separati dello stesso 1° anno: 4, 5, 6, 7 1 8, 10, 12, 13, 16, 17. Dott. ATTILIO CABIATI Leba-si teoriche d ll'organizzazione operaia Centesimi 1.0 Presso In Critictt S<>ci<tle. Anatole france socialistu 11 lo non credo che gli uomini sin.no naturalmente buoni. Mi pare i,iutto!lto che es~I e <1cano gradatamente e penOsllmonte dalla IJarbarie originale e che oru-auiz– zino mediante un grande sforzo una giu'!tizia incerta e una bontà precaria. È ancor lontano il tempo, in cui saranno gli uni con gli altri dolci e benovol1. E ancor lontano il tempo, in cui rra loro non muoveranno 1>iì1 guerra ed in cui i quadri rn.ppresentanti battaglie sa– ranno na!ICOilti agli occhi. come quadri immorali che offrono un vergogno~o spéttacolo. Cri•do che il reg-no della \'IOlenza durerà ancora lungo tempo, che per luui.to temilo ancoragli uomini si divoreranno fra loro per frivole ragioni cd i cittadini cli una stes~a nazione !li !ltrnppo– ranno furiosamente u-li uni 9R'li altri i beni necessari alla vita, invece di ripartirli <'quamente rrn tutti. ~~a credo anrhe che gli uorniui !-iano t.ant.o me110 rero1•1quanto meno son poveri, cho i progresi~I dell'indu:,1tria siano per determinare un raddolcimento dei coe.tumi, e un bota– nico mi ha detto che il bianco<1pino, se è Lra<1portato da un terreno secco in un suolo grasso, dà per ogni spina un flore.,, Tolgo questo atto di fede di Anatole ~·rance dn. un libro pubblicato pochi anni or sono - Opi11io11ssocia/es ~ f"\Uaslcontemporaneamente alla lumino/la tetralogia in cui avrà perenne vita il eignor Bergeret, filosofo di– soccupato e ~olitario 1 dal sorri!lo bonario e meditativo, dall'eloquio classicamente perfetto, dalla moglie infedele e dal cappello a cencio. Quel libro fu come l'annunzio che, alla fine llell' 11 affaire Oreyfus ,, 1 a cui partecipò con Zola 1 co11!lirlJeau e con Prévost, AtlfltOle rrance uon era dh11>ostoa indossare un'altra volta la ramosa tonaca di u bb1éclictin 11arq11ois 111 gettatagli un giorno sulle spalle dal senatore Hébrardt e che, a costo di esilere nuova– mente rinnegato e creduto pazzo dai suoi discepoli Le– nrnìtre e 13arées cristallizzati nel loro nazionalismo e nel loro clericalismo, intendeva percorrere tutta la v:a della sua evoluzione sociale. L'annunzio non fu ,•ano e non fu vana l'attesa l.,'an• tico scettico sorridonte di tanti libri, da cui s'irradia un fu!gore di gemmee be:lezze. il poeta delle Noces Cori1i,. thie,mes e di 'l'hais, il critico che ci ba narrato inimita,. bilmente le vicende del suo spirito a traverso i Ebri altrui, l'i:-1torio1,Crafoche ha cinto d! corone <1i ro~e le colonne parie d"'i templi greco-romani 1 Anatole .li'rance 1 artista ricco di delicatezza. d 1 ironia, di sentimento e di semplicità, uniro erede della ftlosof\a di Uénan, autore della più lim1>idtt pro<ia francege dei nostri tempi 1 non era sttrnco di purteciJ)are ai comizt socialisti, non usoiva deluiO dalla torUida battaglia rtreyrusi..ita, non si faceva giuoco del socialismo verso cui non era facilmente an– dato In un'ora di esaltazione civile. li poeta aveva l'a– nima ()iena del mite eorriso umano del signor Bergeret, e, nel chiaro autunno della sua gloria, Yenlva semplice– mente e sinceramente ,·erso le masse agitate, passava senza contraddizioni e senza rinunzie dal sogno anar– chico all'aziono socialista. J1 demolitore diveniva un costruttore; lo scettico si face\'a violento contro il olero, contro l'esercito, contro la magistratura; l'elegante e calmo ironista arfllava le armi non più per ferire, ma per uccidere. Son qua:1i trascorsi nove turni dai primi giorni della conversione di Anatole France al socialismo. Da quei giorni taluni omuncoli letterati si affannano a ripetere che A natole France è sul sentiero della decadenza, do,•e non può raccogliere che frutti di ceuere e tosco. E di– menticano, intanto, che, da quei gior11i 1 Anatole France ha dato alla letteratura del suo paese i quattro volumi della Jlistoire co11te111porai11e, lo Opi11io,1ssociales 1 Crain•

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