Critica Sociale - Anno XVI - n. 3 - 1 febbraio 1906

46 CRITICA SOCIALE inse,znanti, !'!Onouna irri:iione: non servono che ad ar– rotondare !o scarso stipendio rl.ei profe,;iwri ufficiali con un supplemento di seicento lire. E le Facoltà) se funzio• nano abbast,1nza bene per l'uddestramento alla ricArca scientifica, non !'!Oddii'ifano qua'li affatto alla ll<'Ce<isitàdella pre1>arazione profe-;sionale. Le nostre Facoltà sono fatte per produrre scienziati di laboratorio e di biblioteca, mentre le scuole medie hanno bisogno di maestri per gli alunni (applausi). E, se vogliamo evitare i professori, i quali vanno nella scuola per i primi anni a. fare espe– rienza -in corpore vili e taholta sono anche inca1iaci a ricavare alcun frutto dall'esperienza per lo sbau-liato orientamento 1>rimigenio del loro ilpirito, dobbiamo rin. novare i nostri ordinamenti universit:iri, in maniera che, dis'tinti bene gli insegnamenti profei.siouali da quelli scientifici, si impartiscnno prevalentemente i primi a chi vuol e~sere inseJrnante, e pre,,alentemente i ~ccontli a chi vuole dedicarsi alla indagine e alla ricerca scienti– fica.' Ecco, dunque, un'altra riforma, che non è della scuola media, ma è per la scuola media: cd è indi– spensabile a prepararfl il rinnovamento dei metodi di– dattici. Migliorata la razza degli insegnanti, occorre sce~liere fra i buoni gli ottimi; e questi ottimi bisogna pagarli bene e trattarli con giustizia e con rispetto, non solo perchè possano dedicare alla scuola tutta la loro atti– vità senza essere frastornati dalle miserie e dalle in– giusti1.ie, ma affinchè la proresisione dell'insegnante, bene retribuita e altamente rispettata, attragga a sè gli in– gegni migliori. La scuola secondaria è minacciata oggi da un grave pericolo, i;ul quale è bene dar subito l'al– larme flncbè siamo in tempo a riparare .. Mentre 1 fino a quindici anni addietro 1 le Fncoltà di lettere e di Scienze attiravano a sè gl'ingegoi migliori, da alcuni anni a questa parte i giol'ani più bravi si guardauo bene dal dedicarsi a una professione così miserabile e maltrattata come è stata ridotta dai no~tri sapientissimi uomini di Governo quella dell'insrgiiamento. Parecchie fra !e no• stre Facoltà si reggono solo in grazia dei preti e delle donne, che le frequente no; gli uomini cercano altre vie. È una selezione alla rovescia, in cui si sta preparando la ro,·ina definitiva dello no:,tre scuole. Pagate, pagate, pagate, o idealisti da strapazzo che torcete il muso quando gli insegnanti parlano di stipendi. E 1 dopo avere provveduto a ben produrre e a ben mantenere i professori, non metteteli in condir.ione di non potere insegnar bene. In classi da 40 e fino' a 50 alunni è impossibile insegnar bene {applausi). La mi– gliore riforma scolafltica, che si potesse fare oggi dopo le leggi per lo statn giuridico e per gli stipenrH, sarebbe di ridurre il ma~~imo degli alunni di ciascuna claflse a 20 o 25. Prima del 1892 il numero ma~simo degli alunni di una classe era stabilito a 30: dopo le enormi spese militari e africane del periodo crispino, venne il pe– riodo della le~ina, e, mentre fnrono ridotte le dotazioni ai laboratori e a'!e biblioteche, e fu ro\•inata coi ruoli chiusi la carriera dcgl 1 insegnanti seco11darì, fu elevato il numero degli alunni a 40. Dove si vede come qual– mente la queslione scolastica non ha nulla da vedere con le questioni politiche (applausi generali). E poi i maestri e gli scolari toglieteli dalle stam– berghe fetide, umide ed oscure, in cui non si respira e non si vive. E poi rinnovate il materiale di,lattico prea• damitico. E poi, e poi... Se i nostri grandi uomini di Stato a\·essero un po 1 meno d'ignoranza, e un po' pil'1 di senso pratico, e sopratutto un po' più di quattrini, rinunzierebbero ai progettissimi destinati a rinnovare la faccia della terra dalla sera alla mAttina, e si con– tenterebbero <li q_ueste piccole riformette. Bisogna es~ere non rivoluzionari ma ... riformisti (ilarità). * .. , Ed eecoci giunti al terzo gruppo di rirorrne: a quelle necessarie per rinnovare la struttura della scuola media, che si sogliono chiamare la vera e propria riforma della scuola. Questa riforma, evidentemente, deve avere per ba~e un'idea netta delle funzioni, che alla scuola media ge– nerale di cultura noi vogliamo assegnare. E questa idea non può e-isere diversa da qul'lla, che il Friso ha espressa nella sua mirabile Relazione: " La scuola non è una istituzione a sò, isolata o campata in aria per prose– guire fini puramente astratti. E~sa è funzione essenzìale dell'or!o{nni!lmOsociale, a cui devo preparare l'uomo e il cittadino, e fornire il per,;;onale e le abilità realmente richie.~te dai suoi bi:.ogni 11 Da questo principio il F'r1~0 ha dedotto, e noi doblJi;imo dedurre con lui, il principio dell'unit.à. della scuoln, il quale II esige che tutte le sue varie istituzioni, di qualunque grado, sieno organico.– mente comprese in un sistema unico: il sistema sco~ lo.stico generale deve constare rli un·arteria centrale comune, e di ramiflcar.ioni che si partano da eflsa a ra– gionate distanze; l'arteria centrale forni:.ce la educazione generale, i rami portano le varie scuole professionali ~– Ne consegue che il Congresso, accettando quest'ordine d'idee, non potre9Ue nello stesso tempo approvare in tutto e per tutto la proposta del Crocioni, il quale, se bene ho compreso il suo discor:-o, vorrebbe dare uu contenuto regionale ascli insegnamenti delle scuole medie delle singole regi()ni. La regionalitiL va benissimo nelle scuole professionali i ma la s~uo\a di cultura generale non può avere se non un contenuto nazionale. Il che non esclude che ciascun insegnante possa, anzi debUa, introdurre nel suo insegnamento la maggior massa pos– sibÌle di elementi <li cultura locale, seguendo davvero il metodo del passaggio dal noto all'ignoto e avvez– zando gli alunni ad osservare la realtà, concreta e non solo a correr dietro alle nuvole delle astrazioni. .Ma questo rientra nAll'argomcnto dei metodi didattici j ed è raccomandazione da far.si agli insegnanti, piuttosto che voto da essere complicato con q11e!lo della riforma del• l,organisrno scolastico. Quando noi avremo a1>provate in massima le conclu– sioni del Friso 1 ponendo i principì da lui fissati come un ideale da raggiungere, se confronteremo con siffatto ideale i no,;tri ordina.menti scolastici, dovremo ricono– scere che questi 1hrn corrispondono se non in mo(IOmolto imperretto a quello. 1l Mancini ha detto che la scuola elassic11 1 come oggi è congegnat11, sarebbe buona e risponderebbe nell1inflieme ai nostri bisogui 1 se i ministri tenessero a posto le mani e non la. tormeuta,<;scro senza tregua. :E non !'ìOloquel ehe il Mancini dice dei mini.stri è giusto; ma io direi anche che molte rlel!e accuso le quali si muovono alla scuola classica, so110esagerate o non hanno nessuna base di serietà, e sono determinate, piì1 che dai reali difetti delle scuole, dalla poltroneria rli chi troverebbe assai comodo passare gH esami senza studiare, e dalla tene– rezza irragionevole delle mammine e dei papà 1 che at. tribuiscono alla scuola tutto quanto dovrebbero piut– tosto attribuire alla scarila intelligenza dei loro degni rampolli. Si dice che oggi non si scrive più bene 11ita– liano1 e si conrrontano, per dimoiltrare questo spropo– sito, i componimenti di licenr.a. liceale con le profle di Galileo e del Manzoni; e non si bacla che anche Galileo

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