Critica Sociale - Anno XVI - n. 3 - 1 febbraio 1906
CRITICA SOCIALE 43 tirà una delineazione di forze in base a criteri de– sunti non da tradizioni, ma da hisogni collettivi. 1;,ra l'altre cose, \'[talia ha un gran bisogno di CO· noscere di pili sè stessa. Io però non credi) che ci si debba unicamente af– fidare al tempo. 1ilolto può essere fotto fin d'ora per una miglior applieazione delle forze politiche attuali. Abbiamo visto, ad esempio, che, nello stesso mondo anglo-sassone, ove sorg-e la pluralità dei partiti, il sistema del Governo di Gabinetto, uno e solidAle, cessa di essere prntieabile e diviene causa d'insta– bilità, perchè dà luogo alla caccia del potere per i vantaggi del potere in sè e crea la sovn~pposizione delle lotte di Gruppi e di concezioni politiche alle lotte ed ai compromessi d'interesse. Siccome il dua– lismo dei partiti nel p:1ese e nel Parlamento è uno stato di cnse, che non può es:;ere artificialmente creato, non resta che trarre il massimo profitto dal fatto della. loro pluralità e abbandonare il sistema della responsabilità collettiva cli Gabinetto per quella individuale d'ogni suo membro. Ogni ministro resta in carica fino a che 1 a proposito di una questione ben definita concernente l'amministrazione del suo :Ministero) in seguito a critiche llen definite su di essa formulate da uno o più membl'i cli quella parte del Parlamento che 1m questa data que~tione si è costituita in opposizione, riceve un voto di sfiducia, che per ciò stesso designa alla Corona nel suo cri– tico principale il suo successore. Con questo sistema si eliminano le qu<'stioni di politica generale, ossia di chiacchiere; con esso, aù ogni crisi non è ,•acante che un posto 1 a cui non può aspirare che un numero ristre1to di riconosciuti speciali::!ti per quel dato ramo, e perciò la cacci1t. al potere, le critict~e della Opposizione) i metodi di attacco si svolgono 111 modo più regolare e piì1 capace di mig-lionire ht cosa pub– blica. Ogni miniiJtro, avendo una maggioranz": di– versa su cui contare e fluttuante talora da quest10ne a questiono - sehbene presumihihncnte, per una mede:Jima le;;-islatura, si avrebbe una ma~gioranza costante a guarenti re in ogni dicastero una continuità d'indirizzo - la dipendenza del potere esecutivo dfl.l Pnrlamento sareblle ùi assai più etfettiva che ora non sia. E 1 siccome spesso i ministri dei vari di– casteri verrebbero a rappresentare corre11ti non ne– cessariamente concordi 1 seèondo il punto di vista dei partiti attuali a programma omuilms, Peffetto sai-ehbe una crescente compenetrazione reciproca dei vari indirizzi, una crnsce11te attitudine al compromesso, un crescente emergere degli interesai al disoprn delle varie ideologie. Le elezioni, naturalmente, si farehhero ogni volta a proposito di due o tre questioni speciali soltanto, sulle quali Leg·he nazioni:ili spontaneamente sorte nel paese illuminerebbero in un senso o nelFaltro l'opinione pubblica. Aù effettuare questo mutamento non occorre al– cuna riforma scritta o stampata; basta che muti il modo in cui si risolvono le crisi: che, invece dei voti di fiducia generale 1 si abbiano dei voti di fi. ducia speciale, e che ogni ministro si clim~tta_non già ad ogni voto contrario, ma solo a voti _d~ sfi– ducia sull'indirizzo generale della sua amm1111stra– zione. Chi non vede come questo mutamento susci– terebbe nel Parhunento e nel Governo una vita nuova, animata da uno spirito più seniro di puhhlica responsabilità? Chi non vede come a questo_ muta– mento corrisponòorebbe tutto un mutamento 111 me– g·lio della f]Ualità della rappresentan~a nazionale, fa.tta di elementi più addentro alla vita dell,l pro– duzio11e1del commercio, della fìnan7:n, della te?nica? Ohi 11011 vede come la stessa mondlCà della. d1::; e.us– sione nei comizì e nella stampa ne riuscirebbe im– mensamente trasformata? La seconda riforma, che, a parer mio, è indispen• sabile al retto funzionamento del regime parlamen– tare così modificato, riguarda la vita delle ammini– strazioni e richiede un grande riordinamento CQSti– tuzionale; grande, ma non impossibile e non visto necessariamente di mal occhio da molti elementi conservatori, se lo si consideri nel suo merito e ,non lo si riconnetta a programmi politico-sociali omm.bus e rivolu'l.ionari. Le amministrazioni centrali e locali devono essere nssolutamente sottratte ad ogni effetto di fluttua- 1.ioui nella vita degli organi rappresentativi locali e centrali. [ partiti, che segnano l'indirizzo, non devono intervenire nell'esecuzione degli affari. li personale delle amministrazioni non deve essere dipendente dall'arbitrio di circolari e regolamenti di ministri, sottosegretari, preretti, sindaci od assessori j ma solo da leggi e regolamenti fatti dal Parlamento, e ap– plicnti e interpretati dai tribunali ordinari i ogni dualismo, tra diritto comune e diritto amministrativo, è una fonte di abuso cli potere e di arbitrio. Analogamente, le amministrazioni locali devono es• sere pieuamente autonome nelh~ loro gestione d\tf– fari ; ossia non devono avere altri limit.i che quelli posti dalla legge fatta dal Parlamento e interpretata da una Corte di Cassazione centrale o dal Consiglio di Stato, e dal diritto di referendum negli elettor.i. Quanto dire che il Ministero degli Interni o - che sarebbe meglio - il Ministero del Governo locale non deve intervenire se non quando la legge Jo au• torizza a ciò espressamente, o per fai-e eseguire una sentenza. Nè è detto che solo i Comuni debbtmo possedere autonomia, e che tutti debbano essere uni– formemente dotati degli stessi poteri. Non vi sono ntgioni perchè l'Italia meridiomde peninsulare e la Sicilia e la Sardoi.('na non debbano ciascuna esser dotate di una speciale forma di Governo locai~ ad essa più adatto, cosi come il Governo locale in [n– ghilterra non è lo stesso che nel paese di Galles ed in Tscozia e nell'Isle or Man ed in Irlanda. Ogni caso dev'essere studiato e risolto per proprio conto e non in omaggio a principi di simmetria giuridica e di logica pura, Entro i limiti poi che ht legge assegna alla libera attività di ogni Comune o regione, e oltre i quali il potere governante deve spettare al Parlamento ua'l.ionale, non v'è alcuna ragione perchè ogni cit– tadino Liiqualunque sesso, di 21 anni, non sia elet– tore. Nella massima parte dei villaggi e delle città italia11e i problemi amministrativi sono lungi dal– l'essere complessi come quelli di Atene e f;'ire11ze, ove le assemblee decidevano della pace e rlella guerra, facevano leggi, nominavano magistrati, e ognuno doveva esi'!ere pronto acl essere giudice, ar– conte, pilota, capitano, pl'iore, di giorno in giorno. Sottraendo così le amministrazioni alla politica, inst,aurando quella che il grande giurista inglese chiama la legge della vita costituzionale (1), ossia la sovranità del Parlamento e il governo della legge, è tolta di mezzo quell'altra causa di crisi del regime parlamentare che viene dalla violazione del prin– cipio dell'indipendenza dei vari poteri, specie dalla violazione dell'indipendenza delle amministrazioni da parte del Gabinetto e del Parlamento per altri mezzi che non sia la funzione legislativa. E, tolta di mezzo questa causa, la vita del paese si organizza spontaneamente da sè. Gli interessi locali èlaborano nelle loro associazioni volontarie i propri (lesHlfrafr,, ed, R farli ,•Hlere prrsso il Governo locale, propu:,!nano l'elezione dei più distinti i11terpre1.i. Si formano cosi partiti locali vari e mutevoli, si for- ('J DlCEY ! Tht /aw of tllt Co11sttt11fion.
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