Critica Sociale - Anno XVI - n. 1 - 1 gennaio 1906
CRITICA SOCIALE . * * Ahimè, negli affari meridionali la " rigida mora- lità n è un'utopia, e nessun partito, neanche i par– titi popolari, ne vorranno mai sapere: o, per essere pili esatti, tutti chiederanno la rigida moralità finchè saranno all'opposizione, ma si guarderanno bene dal praticarla non appena sarnnno saliti al Governo. Cinquant'anni di esperienza dovrebbero bene avere insegnato qualcosa! Dovrebbe avere insegnato molto specialmente la esperienza del quadriennio zanardol– liano-giolittiano, 1901-1904, in cui tanti democratici (cioè radicali, t'cpubblicani, socialisti), e non del solo Mezzodì, si ri,·elarono a un tratto per così perfetti e incomparabili camorristi, che ogni illusione svanì; e svanirehhe anche al più cieco dottrinario, solo che conoscesse la centesima parte dei fatterelli e aned– doti caratteristici, che io, nelJa mia qualità di meri– dionale e nella mia ma.uìa di storico collezionista, ho messi insieme. :Mentre, prima del Governo democratico, con gl'in– fami Ministeri conservatori, nel Mezzodì, i Consigli comunali erano sciolti, Je istitu1,ioni di beneficenza erano rovinate, le prepotenze elettorali erano com– messe, gl'irnpieghi comunali, provinciali e governa– tivi erano distribuiti, i processi erano sviati, secondo i cenni dei deputati conservatori ; col sorgere del Ministero democratico, le infamie non fecero che ri– Yoltarsi in senso opposto: il Governo democratico di– ventò strumento agli odi, alle vendette, alle ingor– digie, alle prepotenze degli oppressi del giorno prima, divenuti a un tratto implacabili oppressori; ci fu, anzi) uno spaventoso peggioramento, perchè - come ben sapeva la volpe di Esopo - le mosche affamate sono più spietate delle mosche satolle. Nè sì dica che \'on. Giolitti era non un vero de– rnocrath~o, ma un cinico ribaldo, che ha sempre con– siderata la corruzione amministrativa come uno dei suoi più notevoli strumenti di Governo, mentre un democratico comme il (aut opererebbe con metodi ben diversi. E questa una infantile illusione. Al qual proposito mi si consenta che, per evitarmi la fatica di pensare e dire in nuova forma cose altre volte dette, io riproduca qui quanto scrivevo nella Critica Sociale dei L6 dicembre 190'.! e 16 gennaio 1903. Io mi domandavo allora: " In che modo un Governo di Uuona volontà - dato o non concesso che possa esistere con l'attuale sistema elettorale, in cul i deputati meridionali hanno in loro ùalla il Governo - in che modo un Governo di buona volontà potrebbe risanare il :\lezzodì? n E continuayo: " Nei Comuni, in cui un movimento indigeno rinnova– tore abbastanza esteso non· esistesse - e così. sarà fino a quando mm sia esteso il suffragio agli analfabeti - nessun Prefetto radicale, nessun Commissario socialista, nessuna opera di magistrato ultrademocratico potreb– bero fare il miracolo di creare dal nulla; in questi disgraziati J>aesi bi.sognerebbe, o lasciare che la vec– chia camorra riprendesse colle nuove elezioni il po– tere, o sostenere la camorra contrnria e peggiorar le cose, assorbendo per giunta la lue camorristica, op– pure abolire senz'altro i Consigli comunali elettivi e amministrare i Comuni per mezzo di Commissari permanenti. Ma questi Prefetti, magistrati, Commissari provvisori e permanenti 1 i quali avrebbero l'incarico di far diventare galantuomini e democratici noi altri poveri meridionali, dovrebbero lavorare sotto la sorve– glianza, la direzione, la correzione del Governo cen– trale: a.ltrimenti diventerebbero tanti satrapi. Ma il Go– verno centrale non potrebbe sorvegliarli e dirigerli coi suoi soli lumi: che cosa mai può sapere un ministro piemontese di ciò che dovrebbero fare il Prefetto della provincia di Bari, o i Commissari distaccati nei Comuni della provincia, per rendere, sotto la pioggia. della be– nevolenza governativa, galantuomini e democratici tutti i paracarri delle strade pugliesi? Il ministro degl'in– terui dovrebbe affidarsi alle informazioni, ai consigli 1 alle denuncio delle persone pratiche del paese, cioò di quei pugliesi, che gli sono personalmente conosciuti, e in cui egli ha fiducia e che sono d'accordo con lui: cioè finircì col prencle,· l'imbeccata dai suoi amici politi.ci . lM ecco che gli agenti governativi, pel tramite del Mi– nistro degli interni, diventerebbero gli strumenti dei consiglieri e degli amici dei ministri; il posto, per esempio, che oggi tiene nella Campania Pon. Pietro H.osano 1 sa– rebbe occupato da un democratico) da un repubblicano o da un socialista. Non è chiaro cho questa onnipotenza farebbe diventar camorristi anche i più puri santi del Paradiso? Ci .sarebbero tante miserie intorno a noi, tanti amici che ci chiederebbero fa\·ori, tanti .sconosciuti che si dichiarerebbero nostri amici, tanti avversari che si convertirebbero alte nostre idee politiche e avrebbero bi– sogno d'un posto di vicesegretario comunale I E tutte queste persone si potrebbero rendere felici, ottenendo dal Ministro degli interni un solo rigo di scritto al Pre– fetto A. o al Commissario B., e per giunta si acquiste– rebbero stohilmente nuovi difensori alla causa demo– cratica, la quale ne avrebbe tanto bhwgno ! Quale uomo di cuore, potendo fare del bene, non lo fa? Fl potrebbe sottrarsi a questa legge universale un uomo politico democraticone ? No, non è facendo scendere dall'alto la grazia divina, che si può epurare la vita meridionale; non la tutela del Governo bisogna sostituire alla stra– potenza immorale delle camorre amministrative; ma bisogna aprire il varco a questa folla.,che brulica fuori delle nostre cittadinanze, e lasciare che su questa ùase solida di forze lavoratrici crescano i partiti rinnovatori. Nel Sud, doye le scuole sono recenti, si trovano condan– nati all'analfabetismo, e non per colpa loro, quasi tutti i proletari più vecchi dei vent'anni, ai quali non si può certo imporre, nelle loro condizioni rtisagiate, elle vadano alla scuola degli elettori; inoltre le scuole funzionano così male, per la perfidia delle classi proprietarie desi– derose di conservarsi nell'ignoranza uno strumento di' dominio) che della giovane generazione almeno la metà è destin:lta all'analfabetismo; e tutto questo vuol dire che, per altri trent'anni, i tre quarti del proletariato me– ridionale saranno esclusi dal 1•oto se non si muta l'at• tuale legge elettorale; e la vita politica sarà monopolio della classe latifondista e della piccola borghesia, che, non avendo altri appoggi, deve gravitare politicamente intorno ai fllibustieri della grande proprietà fondiaria. Il suffragio universale, per tanto, varrebbe ad epurare lentamente la vita meridionale molto più che la cura governativa - impossibile e utopistica - invocata da quasi tutti i democratici e i socialisti: esso introdurreùbe nella vita politica il proletariato, che a poco a poco farebbe esperienza, comprenderebbe i suoi interessi, e offrirebbe le condizioni a un movimento legale davvero democratico, staccando dalla classe latifondista la piccola borghesia. n Suffragio universale, anche agli analfabeti, dunque, non per la speranza che con esso si possa risolvere immediatamente tutto il problema meridionale, ma con la sicurezza che esso è avviamento alla spontanea soluzione di un elemento importantissimo (corruzione amministrativa) del problema meridionale.
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