Critica Sociale - Anno XVI - n. 1 - 1 gennaio 1906
10 CRITICA SOùlALÉ § I. &-opi degU Uffeci cli collocamento. Per chi esamina, da un punto cli vista sintetico, i fini che si vogliono ragg-iungere coll'introduzione di un Ufficio di collocamento, o che l'[stituto sia fon– dato da una delle classi rappresentanti la domanda e l'offerta di lavoro, o da istituzioni di beneficenza, o da enti pubblici, cotesti fini potranno essern rag– grnppati in tre diverse categorie: a) o l 1 Ufficio avrà per i~copo di eliminare sin– goli intermediari (sensali, ca1,orali, mediatori, ecc.) che si ritengono dannosi o poco economici dall'una o dall'ultra delle classi che intervengono nel con– tratto di lavoro. •raie scopo si riscontra specialmente negli L1flìci di collocamento fondati da istituti di beneficenza o da enti pubblici; e la funzione eser– citala eia tali Uffici possiamo chianrnrla funzione in– te,·mecliaria; b) o l'Ufficio avrà per iscopo di cousen•are clc– tonninato tariffe, o di poggiornl'io, o di migliorarle, a seconda della classe contrnente che si prende ad esaminare. Lo scopo che prevalo ò allora uno scopo cli lotta, e l'Ufficio allora diYenta uno strumento di guerra. 'l'ali sono gli Uflici quando sono esercitati da una solil delle parti contraenti, gli Uffici padro– nali o gli Uffici delle Camere di la,•oro e delle or– ganizzazioni: la funzione esercitata da tali Uffici la possiamo chiamare f1111zio11e d,. classe; e) o l'Ufficio servirà solo a registrare lo stato della domanda e dell 1 offcrtn cli lavoro su un deter– minato mercato; avrà allora una funzioue che po– tremo chiamare semplicemente funzione statistica. Por qmutto sia interessante e tante Yolte utile, por le clnssi che si trovano di fronte sul mercato, il co11oscorecon precisione quanti sono i domandanti e g-li offerenti lavoro nelle singole industrie, pure la funzione statistica non è mai stata il moti"o pre– Y1llcnte dell'istituzione di un Ufficio di collocamento. I dati statistici, o meglio la misurazione delle forze contendenti, possono infatti venire rilevati por altro fonti, e solo quando l'istituto ciel collocamento è veramente perfezionato si possono ricavare con esat– tezza anche eia esso. Per cui sull'inizio Ja funzione statistica esula dagli scopi che si vogliono r11g– giungerc coll'Ufficio di colloc1uncnto - mentre le nitre funzioni, intermcdh1ric o di ch1::;sc, si affermano in quasi tutte le fondazioni dell'istituto. § 2. La funzione inferm('(liaria. L'importanza che si attribuisce ad un Ufficio di collocamento) che esplichi la sola funzione interme– diaria) è diversa secondo che noi consideriamo la classe degli industriaìi o la classe dei Ja,•oratori. Per gli industriali, la soppressione dei singoli in– termediari non è, in genere, molto importante, anzi costituisco talvolta un pericolo ed un danno. Questo deriva dal fatto che l'intermediario di lavoro ha bi– sogno cli formarsi la sua clientcht nella classe padro– nale, mentre è sicuro di trovare facilmente gli offe– renti lavoro. Ne consegue che gl'intcrmediari diven– tano quasi i mandatari dei padroni, ne rappresentano gl'intcrcssi, sono a loro legati da obblighi economici. È difficile pertanto che la classe padronale si trovi nella necessità di sopprimere gl'intcrmediarì privati, e) se talvolta si associa nel movimento contro la mediazione privata di lavoro, lo fa per sentimenti umanitari, non per motivi economici. Quando poi l'antagonismo tra le due classi di con– traenti si fa pii'1acuto, una nuovrt ragione si ag~iunge) per i padroni, di sostenere la permanenza della me– diazione privata contro l'introduzione di Uffici di collocamento: il timore di rinvigorire l'organizzazione dei lavoratori. La mediazione privata, mantenendo divisi i lavoratori, impedendo i contratti collettivi, è il mezzo migliore per ostacolare la formazione di un unico e grande mercato della merce lavoro. Un esempio cli questa tendenza, nella classe padronale, l'ebbimo in questi ultimi anni per i lavori di risaia, noi quali fu evidente l'azione spiegata dalle associa· zioni fm i proprietari cli Lomellina contro l'istituzione di Uffici di collocamento, sebbene questi fossero de· stinati ad esercitare la sola funzione intermediaria. Per ciò che riguarda la classe lavoratrice, l'aboli– zione della mediazione privata acquista importanza grandissima, talvolta capitale per lo sviluppo stesso clell'org-anizzazione. La ragione sta nel fatto che il mediatore privato cli lavoro ha interessi antagonici agli interessi dei lavoratori; mentre questi ultimi cercano un'occupazione fissa e duratura, il mediatore ottiene il massimo vantagg-io moltiplicando il numero dei contratti e rappresentando l'interesse dei 1>adroni per guadRgnarseno h~ clientela. Questa politica del• l'intermediario privato, che si basa sulla disorganiz. zazione della classe lavoratrice e che la mette in sua piena btdìa, permette al mediatore di soprava– lutare il suo servi7,io. Ne derivano mediazioni for– tissime, sproporzionate all'altezza. dei salari cd alla precarietà degl"impieghi. Sono noti i saggi altissimi di mediazione che si pag11no in talune classi disor– ganizzate di lavoratori, quali i parrucchieri, i lavo• rntori della mensa, il personale di servizio i son noti gli sfruttamenti dei caporali per le squadre delle risai11ole 1 e dei mediatori per i lavoratori del mare. fl prezzo cli mediazione grava come un'imposta sulla classe lavoratrice, e si tratta di un'imposta che torna piì1 o meno periodicamente a seconda dei ritmi del– l'industria, e che è più o meno forte a secondi\ del grndo cli org~nizzazione della clas1:1c olpita. Drtte queste condizioni in cui si svolge l'industria clellrt mediazione privata, si capisce la generalità del moYimcnto della classe lavoratrice contro il privato mediatore di lavoro e lo sforzo continuo per sottrarsi a RÌ grave sfruttamento. Questo sforzo lo si estrin– seca, o tentando cli sfruttare l'azione di qualche isti– tuto cli beneficenza incanalandone parte di reddito a :mssidio di Uffici gratuiti cli collocamento - o promuovendo un movimento corporativistico mutua• lista, istituendo con propl'I fondi l'Ufficio - o invo– cando l'intervento dolio Stato. In quest'ultima via si giunse perfino a proclamare funzione di Stato il collocamento dei lavorittori, dovere dello Srn.to il sottrarre i lavoratori dallo Rfrultamento dei meclia– rori. E il massimo trionfo di questa tendenza lo si ebbe in Francia, do,·e ht legge del l90! tentava di abolire gli Uffici di collocamento privato, sostituen– dovi Uffici di Stato (1). Anche da noi, i lavoratori del mare, nell'ultimo Congresso cli Palermo 1 accettando una deliberazione della Commissione reale per la compilazione del Codice della marina mercantile, facevano voto per l'istituzione cli Uffici di imbarco cl!Stato, amministrati da Commissioni miste, composte d1 un eguale numero di lavoratori ed armatori ( 2 ). § 3. Lei funzione ài lotta. Se osseryiamo le cause, che producono i conflitti di layoro, troviamo che molti scioperi sono detenni– nati dal fatto che una delle classi in lotta, i padroni o gli operai, tenta di imporre alla classe avversaria u~11H·?prio :1Jfficio di collocamento. Appena l'orga.- 111zzaz1ones1 fa potente, si comprende come la fun• zione del collocamento sia decisiva nel determinare la vittoria, e le due classi fanno ogni sforzo per monopolizzare la funzione stessa. Lo stato di monopolio, no11a funzione del colloca• mento, è lo stato più vantaggioso per la classe che lo può_attuare. Infatti, se facessimo l'ipotesi di un unico Ufficio di collocamento padronale dal quale ( 1 > Vegg1uslper la legge francese 14 marzo 1901 sul conocamento Il Dolltttlno /Jtll'UtficW dd Lacoro, Voi. I, pl\g. 26!. ti, V, B0Utttb10 dtll'UlflcW dd Lavoro, ottobre 1905.
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