Critica Sociale - Anno XV - n. 24 - 16 dic 1905

376 CRITICA SOCIALE Tra i solchi rri della Satw·nia tei·,·a Cresce pe1·em1c1rna ,,il·tù funest<t Clie sì chiamrt la Mo,·te. (ALEARD1: Jlonte Circello). No, il terreno resta sempre il fomite della infe– zione: la zanzarn pro1rnga il morl.)o malarico, tra– sportandolo da un individuo infetto in uno sano, ma deve originariamente pigliarlo drd suolo ove essa vive, tanto che essa. non muore di malal'ia. La diffe– renza tra malaria. mite e malaria grave, secondo varie località e climi, non può ritrovarsi nel sangue dell'uomo ma nel mondo esterno. Si dovrebbe pro– vare che il germe della malaria è autoctono nel sm1gue dell'uomo o in generale in quello degli ani– mali, per cscl11de1·eche provenga da determinati ter– reni in determinate condizioni . .I. terreni malarici, se bonificati dalla umidità, o coperti da fabbricati 1 o coltivati i11teusivamentc 1 possono rìSHnarsi. Le zan– zaro sono a miliardi, e non tutte possono aver suc– chiato il sangue di un ammalato di mala1·ia; d'altra parte si sa che gli anima.li bovini possono pure anpar soggetti alla malnria, ma non pare ch1oiquesta sia a loro inoculata dalle zanzare, che non potrebbero pungere la dura pelle dei buoi del pari che quella degli uomi11i. Dunque la zanzara non può essere nè la. causa prima, nè la via unica della infezione malarica. Si è ora provato che le acque stagnanti, se bevute, contrariamente a quanto avevamo creduto prima, non sono veicolo d'infezione malarica. La scoverta della zanzarn malarifera porta il van– taggio di assicurare la vita dell'uomo durante i la– vori di bonifica e quindi ciel rinnovamento del suolo non più atto alla vita della. detta zanzara. La sua– importanza, rispetto al problema del Jatifondo sici– liano, non può essere che temporanea. La gratuita somministraiione preventiva del chinino di Stato non può restare eternamente senza che la sostituiscano altri prov,•edimcnti pili radicali contro la malrtria. e contro il latifondo deserto che ne è generato e 1!0· neratore ad un tempo. Le reti meta.lliche e le cuffie di tulle non possono essere adoperate dai contadini costretti a lavorare dall'alba alla sera e a dormire all'aperto o dentro i pagliai e le stalle. :Ma si è cominciato col na.1,ionalizzare l'uso del chinino e si finirà. per nazionalizzare la terra. I provvedimenti legislativi di carattere socialista presi per combattere la malaria hanno dato alla soluzione, da me creduta la sola possibile, del problema agrario siciliano una validissima conferma. La fertilità naturale. - La terra· in Si· cilia è propizia per virtù nativa alla continuata pro• duzione cli grani; la qual cosa 1 unitamente ai pa– scoli asciutti, dfL la convenienza del latifondo, dove si semina e si pastura. senza rilevanti capitali impie– gati nella preparazione dei fondi. Lo strato agrario del latifonclo siciliano, formatosi coll'aratro chiodo, si profonda non più di un palmo, e produce tuttavia grani da parecchie migliaia d'anni. Nè la produttività di esso è granchè diminuita, come dimostrerò in un paragrafo successivo: secondo la testimonianza di Cicerone nelle Ve n-i.ne , all'epoca romana le terre siciliane davano a un dipresso Ja stessa produzione di oggidì. Se con l'analisi chimica si valuta la quantità di fosfati contenuta nel breve strato agrario, essi in uno o pochi secoli dovrebbero finire asportati col grano e non restitùiti con le feci di coloro che lo mangiano lontano. Com'è che, senza concimazione e in virtù del solo riposo e del maggese, la loro quan– tità non è finita in parecchi millenni di produzione granifera? Io non so se la chimica sia in grado di spiegarci questo mistero; ma basta l'accert1tmento del fatto per farci supporre la esistenza di forze spontanee reintegratl'icì delle sostanze utili nello strato di terreno coltivato. fl terreno rinnoYa le sue forze produttive sotto l'azione modificatrice dcll'ari11, dell'acqua. e del calore. La nitrificazione spontanea) ed assai energica in Yirtù del sole sicili,111O,liquida molti materiali utili alle piRnte. Forse agiranno altre forze a noi ancora ignote, con le quali i materiali vengono riforniti dall'alto e dal basso. L'immenso numero di animali che di continuo muciiono) fra cui principalmente gli insetti, restitui– scono con le loro spoglie alla terra ciò che con la vegetazione fu alla stessa sottratto, e con esso il fosforo. Il pulviscolo atmosferico porta il suo contri– buto di reintegrazione. Forse dal basso risalgono verso la superficie nuovi materinli, trasformandosi Puno nell'altro, per cui la terra diventa la botte di S. Gerlando. L'aratro siciliano no11 penetra oltre il hreve e solito strato agrario; ma questo strato si è po– tuto rinnovare a spese del sottosuolo, in causa di un qualunque lavoro straordinario o per vicende geologiche. Dobbiamo ricordare che sul suolo sici– liano è passata per parecchi millennì turbinosa la storia: ora per una cagione, ora per un'altra, quasi ogni punto di terra avrà dovuto essere squarciato d,1lla mano dell'uomo. li movimento successivo delle abitazioui, delle piantagioni e delle operazioni guer– resche hanno, volta a volta) in diversi tratti di suolo, portato alla superficie la terra vergine del sotto– suolo. Nelle epoche di minore sviluppo agricolo, le pian– tagioni arboree si sono ridotte ai punti rispettiva– mente pilt idonei a ciascuna pianta. Ciò vuol dire che gli altri punti erano stati provati e sottoposti :id un lavoro profondo. Noi sappiamo che il terreno abbandonato da una piantagione arborea riesce per alcun tempo feracissimo a.Ile culture erbacee e gra– nifere. [ lenti e continui movimenti della superficie ter· restre, bradisismi, in concorso con l'azione deJl'aria e dell'acqua fanno in alcuni luoghi rinnovare lo strato agrnrio, trasportando la terra arabile e facendo emergere le nude rocce, colla erosione delle quali si depositano nuove stratificaiioui terrose. La stanchezza della terra si vince col concime, con gli avvicendamenti, e pili di tutto col riposo. Ciò provasi anche ora che ad ogni anno si semina tutta la superficie possibile, costretti dagli ac.cresciuti bi· sogni dell'accresciuta popolazione, e si crede IR terra erroneamente divenuta incapace a dare le produzioni del tempo in cui la Sicilia chiamavasi, con la vec– chia e gonfia retorica latina 1 il granaio del popolo romano. La. persistente fertilità naturale della terra sici– liana a produrre grani è uno dei più potenti fa.ttori della persistenza del latifondo deserto. La conve– nienza di questo perdura. immutata ad onta delle leggi abolitive della- feudalità e della manomorta e delle leggi liberali sulle successioni. La più econo– mica produzione di granì, nell interesse padronale, è quella per latifondi nudi: produzione scarsa, ma la più netta e la più continuativa, perchè la maggio– giore convenienza agricola nei latifondi di Sicilia è per la granicoltura e per il pascolo naturale. Le culture asciutte. - Nel clima secco di Sicilia non sono generalmente usate le culture asso– ciate nello stesso fondo, ma vi predominano le cul– ture specializzate. Il clima meridionale impone le culture asciutte: la vite, il sommacco, l'ulivo, il mandorlo, il carrubbo, il fico d'India, la fava, i grani: o culture erbacee e che hanno cessato di fruttifica.re prima che sopraggiunga la siccità estiva, quando non trattasi di ortaggi irrigati, o culture arboree

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