Critica Sociale - Anno XV - n. 21 - 1 novembre 1905

328 CRITICA SOCIALE sa ancora esplicare le sue energie latenti per mancanza delle condizioni, adatte. I gruppi di persone, che assu– mono nome di partiti nel loro avvicendarsi al potere e all'opposizione, son ~omposti di quella borghesia che per i suoi figli pare non sappia sognare se non il dot• torato in utroque iure; e le scuole classiche, le quali aprono l'adito agli studi universitari, sono le più fre– quenh.te, riuscendo vana. l'istruzione tecnica, là. dove lo sviluppo commerciale e industriale è scarso o nullo. J,: tutta q,uella turba di dottori e cl'avvocati, che poi non riesce a esplicare nessuna attività. socialmente utile, nella ricerca obliqua dei personali vantaggi forma le camon-o paragsitarie, capaci soltanto di soffòcare o di– struggere ogni sana energia che volesse promuovere il progresso economico e il rinnovamento politico. Io ri– cordo qui la lucida analisi che di questo fenomeno fa– ceva, dopo Grammichele, Gaetano l\foscn sul Corriere della Sera. Ora, nei democratici in genere è chiara la coscienza che sviluppo di industrie vuol dire sviluppo di demo– critzia, che l'uno non è possibile senza l'altro. E poichè l'estendersi e il diffondersi della istruzione tecnica è un fenomeno concomitante con gli altri due, è pur naturale che con una certa avversione si riguardi al prevalere della istruzione classica in così gran parte dell'Italia attuale, effetto cd indice, ma nel tempo ste:JSO causa parziale, del permanere di eondizioni economicamente e politicamente arretrate. So non che, tale avversione non si rivolge diretta– mente contro il classicismo, non è discono~cimento del valore educativo, dello finalità. estetiche ed etiche, che esso può o deve avere; rimosse le condizioni, che ora i democratici vivamente deplorano 1 essi per primi favo– riranno, m-i limiti in cui deve esercitarsi, la. funzione degli studi classici 1 che presentemente resta adulterata e inquinata dalla stessa soverchia estensione che le si è voluto dare, corno l'Ussani medesimo riconosce (I). Questa soverchia estensione converte anzi ora spesso l'avversione indiretta in diretto aborrimento contro gli studi classici, sopra tutto lò.dove il progresso economico reca, effetti paralleli, il maggior bisogno del tecnicismo e il J)iÙ frequente rivelarsi delle tendenze intelleìtuali tecnico•scientifiche, o, nel campo politico, la maggior diffosione dello correnti democratiche. Lo sviluppo industrialo o commerciale esigo una cnl· tura tecnica. di vari gradi, quale può esser oggi confe– rita. dalle scuole d'arti e mestieri per gli operai, dalle scuole e dagli htituti tecnici per commessi, impiegati, ragionieri e via. dicendo 1 dalle università per ingegneri 1 chimici, ccc. Ma quelli, {'he "ogliono salire fino agli studi universitari, sonza aver determinato, al momento della licenza elementare, a quale ramo speciale decli– carsi, son costretti, por non trovarsi precluse la maggior parte delle vie, a seguire i corsi classici, che soli aprono l'adito a. tutte le facoltà univerilitarie. Oli studi classici dh•engono così uno atampo unico, i11cui tutte le menti debbono modellarsi; onde, quando noi giovani si svilup• pano tendenze ad essi opposte 1 come più frequentemente avviene nelle regioni più progredite economicamente, nasce e si diffonde contro il classicismo Favversione e ( 1 J Sorh·o l'U~sanl, assai bene: Accanto a 1111 s!mulncro di lstru• z1one1che di tecnlcll non lHIche li nome, la cultura nazlonale SI Irrigidì In un tl110 11ohlethun1rnte cluss!co, assolutamente sterile e lnrecondo nella vlta nuont, quando non si compia con J'JstruzlQTIO accademica ~uperlore; e, quando si compie con essa, ussolutamente 1>1etor1co <11 rronte alle necessità e alle r1c111estodelle {Jroresslonl liberali. l'aborrimento, e, siccome al progresso economico s 1 accom– pa.gna il polilico, ci si spiega pC!rchè nei paesi pili demo– cratici sia pii1 diffoso il sentimento contrario agli stl1di classici. Questo, bon gré mal gré, come dico i'U:-sani, veniva. n. riconoscerJ e giustificare lo stesso convegno classico di Firenze, ammettendo la. necessifa che non dai soli studi classici si possa accedere allo Facoltà uni ,·orsi taric. Altro ragioni ancora, che valgono non per i soli de– mocratici, ma per tutti in genere, sono di opportunità didattiche: l'insegnamento del latino subito dopo la scuola elementare, compiuto nelle parti più aride (gram– matica e lessico), riesce inevitabilmente a. suscitare la contrarietà nella maggior parte dei fanciulli che, fatti nomini, consenano stratificato nella loro coscienza il sentimento di repulsione. Oiiservava già ai suoi tem11i il Romagnosi, che uno stufliO cosl fatto, a quell'età, è un assurdo morale lungo ed a.rido. Si vuol imprimere, egli diceva, nella memoria del fanciullo una serie di vocaboli, quando la sua mente manca. del corredo delle idee alle quali i vocaboli servono. 'l'anti anni di ~ram– matiea, in un periodo nel quale spunta la ragionevolezza, producono perdita di tempo, diiigusto dello studio e pa• ralisi mentale. L'attenzione non è attratta da oggetti inadatti alPintelligenza e che non solleticano I.a curio– sità: sensi e fant,1,sia vogliono tutt'altro, quando un cer• vello inflni!u.mente irritabile e una mobilità fatta. per crescere abbisognano dì varietà di movimenti. " Tutte le volte elle penso a. queste scuole, io non " veggo che ergastoli, nei quali si escguisce la pili fu- 11 nesta mutilazione mentale, per preparare tanti eu- 11 nuchi. ,, . . . Ora. qui potrebbe chiedermi PU:isani: ammesso anche il valore di queste oppor~unità didattiche 1 le quali con• sigliano di rimandare lo studio del latino a quell'el,'.i !n cui può es:.er compiuto più rapidamente ed efficace– mente; ammessa (nello stesso interesse degli -'!tudi clns• sici) la neces~ità di non costringere sempre chi voglia accedere agli stu-:!t superiori a passare sotto le forche caudine del latino e del greco; ammessa l'utilità eco– nomica e politica di un più ampio sviluppo .J.egli -fitudì tecnici: è forile necessario volger~i alla scuola unica, anzicbè creare, come propose il convegno di Firenze, tante scuole specializzate, le quali pure concedano il libero ingresso alle facoltà. scientifiche universitarie? E così siamo ricondotti alla questione più generale: è utile la scuola unica. di primo grado e quale dev'esserne il tipo? L'Ussani (col Kerbaker) spezza una lancia contro II il vecchio antiquato fantasma della cultura generale"' di cui imputa ai sostenitori della scuola unica l'intenzione di fare il fine della scuola media. A dir la verità, io non sono troppo sicuro che una fi. nalità di cultura. generale si possa così decisamente esci udere dalla scuola media; ma non credo che di essa esclusirnmente nè principalmente parlino i fautori della. scuola unica. Ci sono due fini più importanti: il forma• tivo e il prepa1·atorio. Sviluppare le attiYilà. intellettuali 1 formare la mente in guisa da renderla capace di assi– milarsi il vita\ uutrimento delle conoscenze scientifiche o letterarie, abilitarla a diventare officina di pensieri e di raziocini originali, anzi che ingombro magazzino di indigesti e inorganici imparaticci: ecco il fine formativo, che è primo d'ogni altro nella acuola media, la quale accompagna il fanciullo nella aua trnsformazione più difficile) da bimbo a giovane uomo 1 nella crisi gravis-

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