Critica Sociale - Anno XV - n. 20 - 16 ottobre 1905

CRITICASOCIALE 313 si possa 1>arhHe di utopia a proposito di uno dei mezzi con cui si può agire sulla Chiesa e metterne in moto il pensiero e farne una selezione iuterna. Molti si chicggono com'ò che nel mondo anglosas– sone la Chiesa e lo Stato hanno potut.o procedere così solidnmente infino ad oggi e In religiosità ò ancora una forzn tanto viva. La rag"ionc è questa: cho, già nei secoli che prococlcttcro la conquista Normanna del 1066, la Chiesa fu una in mezzo alla molteplicità dei regni sassoni e con la sua unità preparò IR. via all'unità nazionale, che la insularità e la conquista suddetta cli poi consolidarono. Da allora rcli~ione e politica furono solo due aspetti della. medesima vita nazionale, ruppresentati da due istituzioni fra loro intimamente connesso. Sopravve• ranno poi scissioni e si moltiplichornnno, ma le con• soguenzo di riuel fatto primith•o continueranno a farsi sentire, nella Madre Patria come nel Canadà, negli Stati Uniti come nell'Australia, nei credenti come nei liberi pensatori. Oli è cho la unione di tutto lo forze morali di una nazione, unione che vedemmo divenir sempre pili necessaria nel compli– carsi dei processi della vita sociale od internazionale, è la princi[>tlle sorgente di forza nella lotta per il successo e la supremazia. F'ortunato il popolo cui brilla innanzi la luce d'un comune ideale, come ai popoli antichi cm fonte di forza il pensiero che pur nelle avversità li seguivano i patri Penati ! 11trovarci noi - come già la Hednzione del 'l'empo - in aJ)orto, radicale, fondamentale ,lis':lenso collo idee che ispirarono all'amico Cre<:1pi 1 as!limilatore e agitatore a\ncrissimo di eresie nel sen'IO migliore della J)arola, questo o l'altro articolo cui egli allude, non era corto una buona ragione per nieg1lrgli l'ospltnlità delle nostro colonne. Al contrario: sbarrandogli la J)Orta 1 noi avremmo - proprio in una questione ecclesiastica - dato esempio cli chiesasticismo alla nostra. volta. Ma il dissenso nostro temiamo - meglio, speriamo - sia irreparabile. 11Cre!lpi ha questa frase, caratteristica e profonda, nella conclus!one del suo lungo discori!O:" La questione ò di redo 1 cioè di forza. Se la fede non c'è 1 la cosa re– sterà. un'utopia ... PCrretlamente. r~a questione è di fede; e la fede di– venta forza o u muoYe le montagne ., 1 non soltanto, anzi non affotto 1 noi senso portentoso della mitologia sacer– clotalc1 ma in un senso strettamente positivo e positi– vista. E'!sa nasce da una forza e diventa una forza, perchò aggiunge al pensiero l'elemento attivo e fatti\'O. Nella contingente relatività di tutte lo teoriche e di tutte lo previsioni, nei campi in cui l'azione umana ha un valore, erodere òquasi volere; o volere ò quasi potere. lla la fede uno non se la ciò.,come non può darsi il coraggio: non se la dà. un iudividuo, non se la dà una .!'Ocietà,un ambiente, un 1 epoca storica. Anche in teologia la redo ò un dono della grazia: e, per iniquo che ciò sembri, si è dannati o redenti per fatalità, non per ele– zione personale. Que::1totributo pagarono anche le reli– gioni più spirituali - più fervido esaltatrici del libero arbitrio umano - alla verità. immanente del determi– nismo. Ora, la redo religiosa - alludiamo, s 1 intende, alle re• ligioni ri\·olate - non è pili dell'epoca nostra.; non ò più, ad ogni modo, della democrazia che deriva dal ratto irrevocabile della HiYoluzione borghese e ne svi– lupJ)a I principi. Xoi possiamo subiotti\'amente ralle– grarci o rammaricarci del ratto : non ci è dato fare che non sia. Vi saranno stati d'animo crepuscolari, vi sa– ranno aJ)parenti ricorsi, si proclamerà, nei momenti cli sconrort.o, la bancarotta della scienza, una nuova evolu· zione sgretolerà le formulo troppo semplici e sempliciste ciel materialismo bilchnoriano; anche qui la spiralo, che sembra ritornare su sò stessa, ma si supera sempre, darà. il gra.flco al movimento del pensiero. Certo è, co– munque, che indietro e in gil1 non si torna. 'futte lo tendenze della storia ci sospingono in direzione opposta a quello che fu. Lo mas".lc, ò vero, sono in ritardo. Noi dobbiamo spesso sostare, e ripiegare, per non perdere i contatti 1 per at– trarle a noi l,a vecchia anfora può spesso servire per custodil"\'i il vin nuovo. 'l'utto Yero. La stessa propaganda 11ociallsta negli ambienti primitivi e Yorgini - si son 1 e dello formule e delle parabole degli ovangeli. Ma cotesto mimetismo 1 cotesto plagio del passato, non può andare, non deve andare al di là della scorza. L'nnfora 1>uÒ essere quella: altro ò il liquore. La vec– chia consuetudine mentale ò C\'Ocata bensl, ma per mo– diflcarln. Perciò si ritorna ai principi. La parabola o il ))recetto dell'e\•angelo è il nucleo prorondo nel quale, al disotto della veste, ))ermano ciò che ,•i è di umano e di eternamente vero nel fatto religioso: noi ce ne ser– viamo, 11011por rinforzare quest'ultimo, bensì per di– struggerlo. 11 f: questione di fcdo 1 ossia di forza 11 • E noi, che la fede non abbiamo - che perdemmo la fede in quella. fede - noi dovremmo dunque s1mularl11.Lo potessimo, tonta<1slmodi farlo, quanta sarebbe l'crtìcacia? L'ipo– crisia ò molto pili onesta della sua rama: le si legge la bugia nell'occhio, come ai bambini. !ila non è un'ipocrisia, lo Bappiamo, che il Crespi sug– gerisce. 11 Il ratto è questo - egli dico - che la massa crede; non possiamo improvvisarla nè razionalista, uè ateai facciamo che C)"edapensaudo. Vi ò egli antinomia rra i due verbi ? Tanto meglio: ceci fucra cell,, è ciò cui volevamo arrivare. 11 Badiamo bene. Se lo stratagemma dovesse compiersi nel puro campo del pensiero, noi cl aHemmo ancora i nostri dubbi. Perchè il pensiero ucciderebbe la fede e non viceversa? Nella storia è l'inverso appunto che spe!!SO ò avvenuto. La dominazione di classe si è ratta della morte del pensiero - ottenuta appunto colla fede - uno dei suoi strumenti pili poderosi. E protesta– ,·ano gli eretici, e scoppiettavano i roghi. Che sarà quando anche reresia sembri disertare e cedere il campo? Mn, uella fattispecie, non si trntta soltanto di un ma– chiavellismo, più o meno ingenuo 1 nel cnmpo astratto del pensiero. La Chiesa non ò solo un'accademia. t un im– menso complesso di interessi intrecciati, stratificati, or– ganizzati a gerarchie, lo quali, comunque temperate e modificato (l'elettivitàdei_parrocl, non neghiamo, le scuo• torol>be vivamente,, tutta,·ia permangono incrollabili su un rouclamento di duplice macigno: l'unità del pen– siero religioso, l'unità. di iuteressl della casta sacerdo– tale. Queste duo unità ne fanno una sola, perchò sono l'una condiziono dell'altra. 01ul'ò che, dicendo al contadino: " eleggiti il tuo par– roco m noi gli diciamo io 11011tanza: u riconosci il tuo J)Rrroco 11 ; ossia " riconosci li \'escovo, il papa, la Chlo!!a 1 il dogma, la rinunzia a te stes~o 1 la servitù del tuo intelletto. Sii padrone di eleggerti il padrone; sii libero di rartl eunuco, colle tuo mani n· Se egli non sa ancora ribellarsi, non è questa una ragione di più per non aggiungere alla sua servitù l'Illusione di una so-

RkJQdWJsaXNoZXIy