Critica Sociale - Anno XV - n. 20 - 16 ottobre 1905
CRITICASOCIALE 309 giorno sul tema quarto, appunto in vista di quanto prima era stato deliberato a Firenze. * * * Più che nella psiCotogia del Congresso, la ragione del voto va cercata, secondo me, nella psicologia dei congres– sisti, o meglio dei federati. Se la Federazione hn un orientamento politicamente democratico, questo è perchè la maggioranza dei suoi soci militava già prima nelle file della democrazia. Or nella democrazia un J>regiu– dizio è radicato assai forte: quello che gli studi classici operino nella formazione delle coscienze in senso con– servatore. Le origini del pregiudizio non sono difficili a rintrac– ciare. Si ha un bel di-re che flno nei cartnrìi del Lazio si riscontra un maggior numero di nomi di origine ger– manica che di latina: la tradizione della romanità si è mantenuta così viva. in Italia, che solo in nome di quella tradizione e riannodandoci ad essa fu possibile il risor– gimento nazionale. I/fimo di Scipio non fu allora sol– tanto nella poesia di Goffredo Mameli, ma nella fanta– sia e nell'animo della gioventù liberale. Se non che, mutati i tempi, sarebbe stato dovere dei reggitori di aprire nuove vie agli ingegni, favorendo la instituzione di scuole proressionali, industriali e agricole che miras– sero alla prosperità economica del paese, e accostare maggiormente la scuola alln vita, facendovi penetrare, pel tramite del Francese, già obbligatorio nel Mezzo– giorno d'[talia, un'onda viva e fresca di modernità. Al contrario, uon si fece nulla di questo. Accanto a un si– mulacro di istruzione che di tecnica non ha che il uome, la cultura nazionale si irrigidì in un tipo schietta– mente classico, assolutamente sterile e infecondo~ nella vita nuova, quando non si compia con l'istruzione acca– demica superiore: e, quando si compie con essa 1 asso– lutamente pletorico di fronte alle necessità. e alle ri– chieste delle professioni liberali. Or la democrazia, la quale presso di noi non si ò mai occupala <li proposito del problema scolastico, intuì va• gamente il male, per quanto non arrivasse ad intenderlo nei suoi termini veri, e part.1 in guerra contro la scuola classica: curiosa guerra, dovo i sostenitori della scuola cla'-sica,se fossero maligni, non avrebbero che da augurarsi il trionfo dei loro nemici. Perchè, quando questi saranno riusciti ad ottenere, o accanto alla scuola classica la instituziono cli altri tipi di scuole secondarie i quali aprano la via 1 corno il tipo classico 1 alle facoltà unh•er• sitarie (e questa soluzione, bon g1·é malg1·é, accetterebbe anche la Società italiana per la diffusione degli studi classici), o la famosa scuola unica. superiore con varie ramificazioni nel grado superiore, dalle quali tutte si avrebbe l'accesso alla università: in un modo o nel• l'altro, se prima non si promuovano quelle altre scuole di cui parlavamo di sopra, si sarà raggiunto uno 9copo perfettamente opposto a quello che si cerca, accrescen– dosi il numero dei candidati alle professioni liberali e dei licenziati. D 1 altra parte 1 presso la piccola borghesia 1 la piccola proprietà, il piccolo commercio, che sono col popolo i naturali alleati della democrazia, la scuola classica. ap– paro oggi rea di tutto il male che fanno i suoi figli. Oiaccbè la turba dei disoccuJ)ati, che ogni anno la scuola classica getta sul mercato, si affolla. alle porte degli im– pieghi publJ\ici, trarfica dietro gl'intriganti politici, dà la scalata nei Comuni alle pubbliche amministrazioni e, facendo gli occhi dolci alla croce e alla commendo, va cicalando della grandezza della patria e della conquista di 'l'ripoli. Naturalmente, per tutti questi faccendieri sfaccendati, la retoricn classica non è che un mozzo al quale, con una nuova forma d'istruzione secondaria 1 se ne sostituirebbero altri. )la la gente, che li ,·ede all'o– pera e ne ascolta la JJarola, imputa a 'l'ito Livio l'im– perialismo crispino. .le .~11,'s tombé 1><11" ten·e, C'e.<1t hl ((tute <Ì Voltaire; J,e 11cz dans le r1dssPa11, C'e.~t la faute cì Rous.<;e(111. * .. Se non che, il pregiudizio cui acconna,•o contro gli studi classici fece appena capolino nella discussione, e l'argomento principe addotto in favore della scuola unica fu sostanzialmente questo: il dovere dello Stato di preparare alla società, per mezzo delle instituzioni scolastiche, l'uomo e il cittadino da un lato, dall'altro il versonale e l'abilitrì richieste dai nuovi bisogni: onde la ne1:essità che le istituzioni scolastiche si trasformino in un sistema unico, il qiuile consti di un'arteria ce11lrctle comune gratuita 11ei primi gradi e di ramificazioni che via vici si stacchiuo da essa. Le parole in corsh•o sono tolto di peso dal primo dei II considerancli ,, delPordine del giorno votato. Purtroppo Io schematismo della relazione Friso, eosl seducente nella sua complessa semplicità, a quell'ordine del giorno acquistò firme così autorevoli come quelle dei miei amici carissimi Snlvémini, 'l'arozzi, n.icchieri. Ma non mi pare davvero che si potesse votare ordine clel giorno più pericoloso di questo, che farebbe capo non già. a una scuola unica, ma a una confusione unica, a un caos didattico, a un specie di bolgia infernale dove, diversamente dalle dantesche, tutti i dannati sa• rebbero sottoposti alla medesima pena. Da uomini di idee sinceramente democratiche il vecchio antiquato fantasma della cultura. generale, che pare,:a nel Con– gresso di Cremona dissipato per sempre con la relazione Kerboker, ha ricernto a :mia.no , la città della luce, una consa.crazioue inaspettata. Dopo avei· gridato contro il monopolio classico, che io ritengo errato e dannoso agli studi classici stessi, ma pe\ quale ad ogni modo militavano ragioni etniche e quella tradizione che è forza precipua delle instituzioni scolastiche, si è augurato l'anento di un altro mono– polio non classico e non moderno, non letterario e non scientifico; ma tutte queste cose (meno, s'intende, la prima) prose insieme. E così s'Intende a formar l'uomo e it cittadino, sul quale le ramificazioni dell'arlel'ia in· nesteranno le (lbilitù? Bene notava il Kerbaker, nella sua Relazione di sopra citata, come, in luogo di una cul– tura generale, debbano oggi esistere un ~ran numero cli culture speciali, formate dello speciali abilitrì, più cli quel determinato numero cli cognizioni che o.Ile sue speciali abilità. ciascuno aggiunge secondo le eapacitiL e le inclinazioni sue. Do.i commerci e dai contatti che nvvengono al limite delle culture speciali, aggiungo io 1 si formerà. poi quella circolazione delle idee (circola– zione, non stasi) che sa.rò . la vera cultura generale: possesso non dunque dei singoli, ma delle nazioni e della società. Ma, è obbiettato nella Relazione così poderosa del Ta– ro1,zi, solo con la scuola unica inferiore si lascia il tempo e si dà il modo di determinarsi alle varie inclinazioni <lei giovinetti, sicchè questi, e le loro famiglie, tra le varie ramificazioni del secondo grado della scuola medio, possano poi scegliere con vera libertà e responsabilità. Cambieremo dunque la scuola di primo grado in un immenso campo s1>erimenta\e 1 dove si insegneranno,
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