Critica Sociale - Anno XV - n. 20 - 16 ottobre 1905
316 CRITICA SOCIALE democrazia cristiana in pressochò tutti gli Stati, non si spiega nò si demolisco col semplice scherno! J~:d'altronde troppo naturale che la grande divisione di spiriti, <li tcndenze 1 d'interessi, che apre nella società presente il solco della cosidetta questione sociale, atting-a nelle sue viscere anche l'organismo della Chiesa. Nella quale le correnti idealistiche, che la fecero un giorno tutrice et l'ivcndicatricc dei di– ritti dei poveri, alimentate per giunta dall'antago– nismo cPinterussi che cova nella stessa casta sacer– dotale, se riscuotono ancora, in una parte cielgiovine clero, specialmente rurale, conforto e consenso di adesioni e di affetti, non è cosa che ci possa stu– pire. Ci stupirebbe il contrnrio. Fosse anche certo - come noi propendiamo ad opinare che una insnnabilc contraddizione fra le aspirnzioni sentimentali e le cristallizzate necessità dottrinali o gerarchiche frustrerà lo sforzo di quei no• bili od ingenui spiriti cui, pur nell'abito talare, seduce l'anelito a emancipare la Chiosa e la fede cla!Pumi• liante servaggio verso gli interessi politici conserva• tori - finchè almeno non si decidano alla. difficile audacia di una scissione che, pur mantenuttt nel campo sociale, vorrebbe dalla Chiesa e nelht ChiOS!L giudicata eresia-; tale sforzo nondimeno, e appunto in ragiono deg·li ostacoli in cui ci pare destinato a dar di cozzo ccl infrangersi, non può che suscitare in noi un senso umano di rispetto e di simpatia. Ond'è che, htddove - come verso la fine del suo scritto - Homolo .Murri si contenta d'invocare quel ricambio di urbana e serena tolleranza, che og-ni partito dovrebbe al ri:,1>etto di sè stesso e d'altrui, che è prova cli spirito critico e di cosciente energia, e che impedirebbe a cattolici e socialisti di apparire due violenti clericalismi (la jhtrola, significativa, è del Murri) l'uno contro l'altro armato; noi, che a questo proposito ci sentiamo immuni eia peccato, non potremo che trovarci largamC'nto consenzienti con lui. Tutt'al più ci permetteremo di chiE!dere che si tratti veramente di ricambio. Poichè la " serena tolleranza ., - sarà effetto llel– J'indolc dogmatica di una dottrina che, derivando dritta dritta da Dio, pretende di salvare tutto il mondo anche a suo dispetto - non ci semhra la dote onde il sacerdozio cattolico possa menare maggior vnnto. g lo sanno i propagandisti socialisti delle nostre campagne, quando tentano di ftlr breccia entro chiostro infeudate finora all'influenza clericale, e raccolgono in via pregiudiziale - fra l'acquiescenza delle au• torità, congiurate con quei buoni curati - acciot– tolio di recipie11ti di latta, nssorclnnti scampanii, boi· cottaggio del pane e del SAie e magari santissimo e cristianissime legnate. Altro che la tenue parentesi con cui don Homolo sembra ammettere che qualche colpa vi può essere iliacos intra, muros et extra I 11 suo discorso - se non voglia rinnovarci la favola. del lupo e dell'agnello - ei potrà pii1 utilmente ri– volgerlo ai suoi più vicini e cognati. Que mes,;ieurs les curés commencent ! .,ra il pensiero di don Murri va oltre queste preoc– cupazioni di galateo. Egli pensn. che dalle consuetu• <lini di buon vicinato qualcos'altro possa nascere, oltre la salvezza della polle, che è cosa, per un re– ligioso, di poco conto: possa nascere, come appunto nelle caso di molti inquilini, qualche sia pure pas– seggero connubio. Xon pensa, che il cielo gli per– doni, a matrimoni indissolubili: si contenta del libero amore e so no ripromette figliolanza opima di l'isul– tamenti immediati: rinvigorimento dei partiti giovani, attuazione cli programmi minimi, e, pel momento, ... minori fiaschi elettorali. Qui ci conviene intenderci molto chiaramente. Fornicazioni abituali, intanto, no. Solo il pensarle possibili è peccate, mortale. Lo ragioni le diciamo postillando l'articolo di Angolo Crespi. Noi siamo i figli primogeniti del diavolo, ossia del libero esame, e portiamo nostro padre sugli omeri ovunque ci vol– giamo. In ciclo ed in terra: al di là e al di qua; nel pensiero e nell'officina. È un diavolo di dia– volo che, se si mette a scorrazzare, non lo arrestate a questa o a quella soglia. Perciò è pericoloso sca– tenarlo. Qui i conservatori sono - scusateci tanto - molto pii1 logici di voi. E nessun timore cli fiaschi elettorali ci persuaderebbe a rinunciare questa nostra satanica primogenitura. Ma sullo singole cose - obiettivamente, per dirla coi filosofi tedeschi - le intese sono sempre posai· bili. Soggiungiamo: sono inevitabili. Se due vogliono la medesima cosa, non c'è ingiuria o antipatia che tenga: si trovano alleati anche a loro marcio dispetto. L'essenziale è questo: ohe vogliano qualche cosa che sia la medesima cosa; la vogliano non soltanto in astratto, ma nell'azione concreta. Se le cose, che vogliono in comune, sono parecchie e si trovano a lottare a fianco, finiranno - tonaca o berretto frigio, marsigliese od oremus - finiranno per sen– tirsi camerati. Siamo forse dei bigotti a rovescio, per spaventarci della croce? Non c'è nulla, come il bi• vacco dei campi di battaglia, l'abitudine del buscarle e ciel pestarle in comune, per dirimere gli attriti ed affratellare gli umani. Or è qui che ci casca il somiero. Qua.li sono le cose che, nell'azione concreta, oggi, in Italia, demo– cristi e socialisti vogliano ugualmente ed assieme a prò del proletariato ? Non ci parli don Romolo Murri del riposo festivo. Egli è troppo accorto per non addarsi di questo: che il riposo festivo, pei sacerdoti di ogni scuola, nòn è tanto il riposo, quanto il suo contrario: il lavoro. E il lavoro clella loro industria particolare. Le loro tenerezze, a questo soggetto, sono l>er lo meno so– spette, quanto sarebbero quelle dei caffettieri e degli osti, che s'improvvisassero apostoli dell'igiene dcll'o• peraio. Sarà. certo per umanità, ma è un'umanità che si accorda troppo bene colla cassetta. Or finchè, negli scioperi, avverrà ai sociali cri– stiani di farsi addomesticatori e fornitori di krumiri; finchò, nella politica sociale, dopo i grandi programmi ribelli - e vogliamo crederli sinceri - basterà il cenno d'un prelato a richiamare nell'ovile le peco– relle democriste a sentirsi intonare Phumiliter se subjecit i finchè l'unico atto politico concreto sad, stato quello - rilegga il Murri la sua lettera - di parlare poi proletariato ma cli votare pei conserva– tori suoi nemici, cedendo a interessate blandizie e, per le affinità religiose, cioè pel paradiso ipotecato in comune, rinnegando le ostilità che costituiscono, su questa, terra, il programma. politico; consenta prete Murri - lui che vuole che gli attegginmenti sui partiti non si deducano dalle idee, ma si osser– vinoecolgano nella realtàdellavita - che noi gli siamo bensì grati delle intenzioni, ma ci teniamo diffidenti quanto alle azioni. L'avvenire dirà forse altre cose : ma il presente ci dice queste e ci ammaestra abba– stanza. La salute è in voi, o blande anime cristiane, che vorreste mettere d'accordo Vangelo e Vaticano. Pure, fra i due padroni, che si guardano in cagnesco, vi converrebbe di scegliere. Intendiamo iJ drammn. che vi tormenta: dalla Chiesa non si esce - nè vi si rientra - con la stessa facilità con la quale si è espulsi e riammessi nell' " Unione socialistt1. ro– mana,,. ira questo è il dramma vostro, è la vostra questione; può psicologicamente interessarci j poli· ticamente ci è estranea; non possiamo, noi, aiutarvi a risolverla. Forse ci toccherehbe ... spogliarvi la veste che ve– stite. Queste cose - convenitene, don Murri - fra individui del medesimo sesso, sono troppo contrarie ad ogni buona educazione I Nor.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy