Critica Sociale - Anno XV - n. 17 - 1 settembre 1905
270 CRITICA SOCIALE beni o dei servigi che serviranno a.lia soddisfazione dei bisogni stessi, perchè la convenienza e la possi– bilità di soddisfare all'uno o all'altro bisogno dipen– dono principalmente dal costo. Ma il tener conto elci costi non significa stabilire il valore dei diversi ele– menti prod~ttivi che occorreranno peL' ottenere lo scopo. Qui è l'errore, mi sembra, della vostra tesi. Lo Stato, p. es., si decide ad una determinata pro– duz.ione e stabilisce la quantità dei prodotti, dopo aver calcolato che il costo dei fattori produttivi, il costo dei capitali 1 della terra, del lavoro impiegato è di 100. Ma lo Stato trova già sul mercato deter– minato il saggio degli intereAsi, dei salari, delle rendite - nè è in suo potere di dete· minare il prezzo delle cose. Tutt'al piìt) Io Stato, colla sua domanda, influirà indirettamente su quel prezzo. Per cui lo Stato si deciderà per l'acquisto di un dato servizio e stabilirà il quantitativo da acquistarsi, a seconda dei prezzi che trova, prezzi che derivano da tutto il complesso delle condizioni economiche del mercato, e non dalla sua volontà; un mutamento nei prezzi potrà solo far variare il quantitativo della sua do• manda, o farla cessare o darle un'altra. direzione. Ora, se la premessa è corretta, se il Parlamento non può gridare il prezzo delle cose, come non può cambiare l'uomo in donna, perché invocare il Par– lamento a stabilire il salario di ogni cate,a:oria di lavoratori che vengono assunti nelle pubbliche am– ministrazioni"? Che tecnicità può avere il Parlamento a determinare caso per caso le condizioni di lavoro? E, ad ogni modo, potrà il Parlamento, in questa deter• minazione, sotLrarsi all'imperio delle leggi economiche? Se esso determinerà un prezzo troppo basso, non troveri\ lavora.tori adatti per l'impresa; se determinerà prezzi troppo alti 1 creerà dei salal'I pl'iYilegiati ed artificiali. Potrebbe anche creare malumori, conflitti, scioperi. 1•:d io non entro nemmeno ad esaminare tutto le altre ra– gioni che furono esposte dal Reina contro la difficoltà ohe troyercbbe un corpo essenzialmente politico ad occuparsi di questioni che rivestono carattere tecni– camente economico. Ali limito n sostenere che il Parlamento non serve che a controllare l'azione economica dell'amministrazione, a delineare il fabbi– sogno pubblico ed i modi ct 1 ontrata, a valutare la convenienza delle soddisfazioni, in una determinata misura, di un bisogno, tenendo conto del costo che questa soddisfazione importa, costo determinato, a sua volta, dalle condizioni del mercato, o dai prezzi esistenti. Qui i prezzi sono i salari dei ferrovieri. Questi prezzi sono fissati in un organico. Con questo non c'è da pensare di avere definitiYamente cristallizzato i prezzi del lavoro. Oltre al lavoro, lo Stato ,si giova di terre e di CA.pitali.Anche qui si cerca di fissare i prezzi dei servigi dei prnprietari e dei capitalisti. Ma questi prezzi sono pure soggetti aUe oscillazioni del mercato, e Jo Stato è obbligato a variare il saggio degli interessi e delle rendite. Perchè dob– biamo ritenere che solo per il lavoro la rimunera– zione sia costante ed irrevocabilmente invariabile? La variabilità dipenderà certo dalle condizioni del– l'ambiento. Dato uno s,•iluppo rapido del tenore <li vita, dato un aumento nel prezzo dei beni di con– sumo di una data classe, data l'organizzazione della classe stessa, se questa classe offre un servigio qua– lificato, un aumento di salario si imporrà. Voi potete rispondere: anche ammessa la va– riazione dei salari, è il Parlamento che deve deci• dere su di essa, perchè tali cambiamenti potrebbero intaccare gl'interessi del Tesoro (Pisa). Quali sono gl'interessi del Tesoro? Qui c'è stata un po' di con– fusione. Evidentemente il calcolo non non deve farsi per ogni singola azienda, eseroitata dallo Stato, come Jrn sostenuto qualcuno nel caso nostro delle ferrovie - sia pcrchè il rendimento finitnziario può risultare basso perchè l'esercizio delPnzienda fu condotto con scopi politicij sia pcrchè il prezzo del lavoro non può dipendern dall'imperizia o dalle disgrazie di un imprenditore. Nè il calcolo può fl-lrSitenendo conto dell'andamento genera.le del bilancio, il quale di• pende da tutta l'azione economica e politica dello Stato. E neppure si donebbe istituire un confronto, come accennava l'on. Pisa, tra le varie categorie di lavoratori, per calcolare i rapporti che intercedono tra i salari dei diversi gruppi di lavoratori - per– chè qui non si tratta di un rapporto di giustizia, ma di un rapporto puramente economico. Le fissa– zioni a priori dei prezzi sono perditempi, e si do– vrebbe invece trovare un sistema per cui avesse campo di esplicarsi il più ampiamente possibile la libera concorrenz.a. Il sistema proposto dalla Com– missione parlamentare, propugnato anche dalPono– re,,ole Cabrini, sebbene da un punto diverso di vista, cli rivedere o meglio di assicurare ad ogni decennio la revisione dei prezzi di lavoro - quando fosse ac– compagnato dalla garanzia di giusti preavvisi, in modo da lasciare il tempo alle parti di cercare nuovi impieghi o nuo,•i impiegati in caso di disaccordo - sembra essere, neUe condizioni attuali, il sistema migliore. 'l'orniamo pure agli interessi del rl'esoro. Il Tesoro non potrà pretendere se non questo - che tutte le condizioni di libertà, che gli permettono di giovarsi delle huone occasioni del mercato, non gli vengano tolte. Obbligare una persona ad essere eternamente ferroviere, il Tesoro non lo può pretendere - ob– bligare un ferroviere a lavorare ad un prezzo che egli ritiene inferiore ai prez1.i del mercato, egual– mente non si può ammettere . .fl 'J.'esoro si conservi le condizioni di tempo per pron·edere al proprio fabbisogno di lavoro sul mercato 1 e si assicuri in questo modo automatico che le pretese dei lavoratori non sono eccossh'e. Il Tesoro deve seguire il procedi– mento ch'egli attua per i capitali quando vuole, me– diante una conversione, diminuire il saggio d'inte• resse; se effettivamente questo saggio è diminuito sul mercato, egli riesce nella conYersione, altrimenti deve continuare a sopportare i costi di prima. E così, nel caso di pretese magg-iori da parte di una categoria di lavoratori, purehè il Tesoro si salvi un lasso di tempo sufficiente, egli potrà tastare il mer– cato e vedere se coi prezzi attuali gli sarà possibile assumere o mantenere una determinata quantità di braccia di lavoro. La funzione quindi del Parlamento sarebbe quella di assicurare le condizioni che rendono al Tesoro possibile l'acquisto dei beni e dei servizi al prezzo determinato dalla libera concorrenza. Supponiamo che nell'acquisto di detti beoi si sia trovato un modo di contrattazione pacifico, conciliativo, quale è quello dell'aL·bitrato. Di comune accordo domanda ed offerta di lavoro effettuano i loro scambi. Come può mai entrn,re in questi accordi il Parlamento? esso può soltanto gridare una norma imperativa sul mercato, ma questa norma non determina i prezzi, determina solo le quantità o le qualità che verranno effettiva– mente scambiate. Rd ecco i limiti entro i quali si svolge l'azione del Parlamento; una volta determi– nato il fabbisogno qualitath•o e quantitatiYo, la vo– tazione di saggi di interessi, di rendita e di salari non è altro che l'accettazione dei prezzi che le con• dizi·oni tutte del sistema economico hanno creato sul mercato. * * * JJ) L'(trbilJ'ato nella liberct inctustria e nell'in– austria a'/ Stato. Siamo arrivati al nucleo della tua tesi: l'istituto dell'arbitrato è nmmissibiltl, anzi tu lo consideri come una grande conquista, per i lavoratori liberi,
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