Critica Sociale - Anno XV - n. 17 - 1 settembre 1905
CRITICASOCIALE 269 mantenere la continuità del servizio stm,so. Qui usciamo clnl problema astratto e filosofico e rien– triamo in un problema di politica economica. Si fratta di tl'Ovnre i metodi migliori per rngg-iungere l'intento, por conferire la massima sicurnzzu nelh~ continuità del sen·izio ferroviario. Questa sicurezza 1 nella fattispecie, è insidiata dall'elemento lavoro 1 o meglio dai ferrovieri. Quali i mezzi pCL' immohiliz– znro la lorn aziono? Oli esempi delle altre lcgish~– :doni e nostri rispondono: si ricorre alla militariz– zazione, nlhi dichiarazione che il ferroviere è pub– blico ufficiale, alla minaccia cli grosse pene per– sonali e pecuniarie, tilla sostitu:donc di personale. Sono sufficienti questi mezzi? Scmbrn che tutto questo bagaglio cli mezzi, ch'io chiamerò coattivi, non abbia futto buona prova o non lasci tranquilla lu. classe dominante. Si escogita allora un mezzo pacifico, l'ar– bitrato, che può essere un mezzo più o meno pacifico a seconda che sia facoltatiYo o obbligatorio. Tn fondo, le preoccupazioni, che <lesta l'introdu– zione dell'urbitrato in una legislazione, sono preci– samente quelle di evitare un ronflitto economico, risolventesi in uno sciopero. Ben si apponevano in questo i consiµ:lieri Beltrami e Garibotti noi loro discorsi. Chi è intcrcsst\to ad introdurre l'arbitrato? A priori non lo si può dire in modo assoluto; nelle lcg'islazioni estere il principio hllrnlta è stato invo• cato dalla classe lavoratrice, ta\\•olta dalla classe padrnna!e. In ltalia le organizzazioni dei ferrovieri sono divise sull'argomento. Come per tutti i pro– blemi d 1 intc1·vento dello Stato, le soluzioni sono re– lative e contingenti, e l'istituto è reputato più o mono conveniente a seconda del grado di organiz– zazione delle parti contendenti e a seconda del com– plesso dei rapporti che passano tra ~li organizzati ccl il pubblico. Appunto per questo, 1>ii1 che al desiderio delle parti, si dovrebbe hadare olle condizioni gene- 1·ali dell'ambiente in cui l'istituto va a funzionare, per decidere intorno alla sua convenienza cd appli– cabilità. rl senatore Pisa, in uno dc 1 suoi equilibrati di– scorsi, ebbe a dire che II cercare un modo d 1 impcclirc lo sciopero ò lo stesso che occupnrsi della quadra– tura del circolo, allo .<;fato attuale delle cose i11 ltalia ,,. Il giudizio io lo ritengo pessimista 1 s1>ecic per la closse dei ferrovieri, ma il problema dcv<' essere così impostato. Si tratta di vedere se le condizioni italiane sono tali dit pcrmcttere 1 per i fcn·ovicri, l'introduzione dell'arbitrato, quule mezzo 1>1·l•\·cntivo per evitare gli scioperi nell'industria ferroviaria. Come si 1>uÒ vedere, il problema, da astratto che era, Pabhiumo portato su un terreno COn<"retissimo. Il sonatore Pisa ha sostenuto che le condizioni fa. ,·orevoli alParbitrato non ci sono; i consiglieri Reina e Chiesa lurnno affermato che l'istituzione nrfinerPbbe il sentimento dì responsnbilifa nella claslSC dei for– rovieri ccl 1\vrebbe un grande valore educativo per le masse, riuscendo, nella fattit;pccie 1 a rnggiungcrc lo stesso desiderato. Io sono di queijt'ultimo parere e mi sentirci in grado cli portare innanzi i dati e gli argomenti per suffragare questo mio modo di vedere. ~ht uscirci dalla questiono teoriNl che ci interessa, o del resto non è quesb~ la sedo di tale dimostrazione Concludo questa prima parte così. Gli avversar1 dell'arbitrato sperano di trovare qualche altro mezzo per evitare gli scioperi? ed allora hanno ragione di non introdun·e un b:1tituto ingombrante. Oppure cre– dono cli rafforzare lll classe dei fC'rrO\'iCrì, nelle sur pretese, accordando lol'O l'istituzione? ~e il raffor· zamento si consiclern. da un punto <li Yista giuridico, io credo che la proposizione sia vera - ma, da un punto di. vista economico, dul punto di vista. delhl l'orza cli resistenza clclrorganizzazione, non si capisce come la creazione tli un mezzo cli conciliazione possa ringagliardire lo spirito <li rivolta. In una parola, negare 11hstituto d'arbitraggio ai ferrovi<'ri non ?Si– gnifica guadagnare uri centimetro sulla loro aziono violentu, 1 in caso di conflitti economici. . .. B) De indu.-.trie mOI/OJ)olislirlte e l'arlnlmlo. Quando un'industriit è m,ercitata in condizioni di monopolio, il pericolo della <liscontinuitìl dl'I servizio Cl'esce enormemente, e l'intervento dello Stato sembra più giustificato. Qui il problema. si pre11rnta come nel caso .. I" e tutte le ragioni the ahbiarno elette intorno ai mezzi preventivi di evitare scioperi o conflitti, valgono per il caso del monopolio. rJ\1ttavia il problema può presentare qualche lato nuovo. L'on. Puntano esponeva que1:1ta serie cli argomen– tazioni. Dove c'è monopolio, la collettiYità non doYC essere lasciata in preda al monopolist!l e lo Stato deve intenenire. Lo lotte ciel municipalismo inglese e americano contro il monopolio sono lì n dimostrare l'ineluttnhilità dell'inten·ento dl~I gruppo, negli ~tati governati democraticamente . .Nel caso nostro, il mo– nopolio ò detenuto 11011 dal capitale, ma dal lavoro, dai ferrovieri. l~: nctessario che lo sfor1.o dello Stato si diriga contro questo forze monopolistichC'. ro m11111ettoil diritto del gruppo di cnmbattcro tutti i monopoli che danneg-ghrno il gruppo stesso. ~fa l'esempio, portalo innanzi cloll'on. l'1rntano, non mi scmhrn calz~ntc o àhnt•no mi scmhrn poco pro– bante contro l'arbitrato. [I municipalismo colle con seguenti municipali1.za1.ioni 11011 htL fatto altro ehe dii3trugg-ere un monopolio colla :,0stituzionc del mo– nopolista - al1 1 indm1triale monopolista privato s'è sostituito l'industrhlie monopolista Comune. )folla nostra fattispecie li.i SOi,tituzionc è an•cnuta, e lo Stato esercita già direttamente le ferro,·ie. Se, contro il monopolio ciel lavoro, lo Stitto volesse iulottll!'e lo s!esso metodo us:tto conLro il c,tpitale, lo 8tato non potrebbe fin altro che clichiurnl'O il ij(.•rvizio C'.lrne della propria carne - ed am•he questo in Italia è giÌ\ staro fa1to, dkhiarando i ferro\'ieri puhhliei uf. ficiali. :'Ira ò eYitato con queijt0 il perkolo cli seio– pcro, il pl'l'icolo di conflitto, il prricolo che si faccia v1\lcre una for·za di monopolio 1 nell 1 ipotrsi di u1u\ organizzu1.ionC' perfC'tla di daslSC' ·1 :-ii è :,.ril't parlato di diritto allo sciopl'ro da purtl.• dei fcrro,·ieri, unche se dichitmtti pubblici ufficiali, e si cita ht famosa scntouza dclh, Corte di Bud:lp<'st <'Ile ri<·onosco quo• sto diritto uei ferrovil'ri di Ht!Lto dì l'nghPria. Per cui 1tnche qui hl disti111.ione, tra illllu~tria Ji. ber~1 erl industria in condizio11c cli monopolio, non viene in alcun modo a,! alterare i rapporti tra il la– voratore o l'industrinlc, nè, per ciò che rigual"da l'in– tenento dello tato n modifirarc tali rapporti, pare vi sieno ragioni o modi ulteriori oltre quelli già con:tiderati. . .. C) /l vreno clt•i :st:l'l'igi e(l il Parla111f'11fo. (,lui incomincio ad intacc1.lre direttamente, caro )lurialcli 1 le tue opinioni - sebbene la tesi dell"au– torifa ciel Parlamento nella detcrmi11azio11c <lei va– lore dei servigi la si riscontri già noli:~ Relaziono Pisa e trovi lu sua fontr prima nella Relazione P1rntano-Lacava. Permetti cli"io svolga un po' ampia– mente questo punto. TI Parhuncnto 1 e cioè la rnpprcsenrnnza drlla col lettiYitù, o meglio di quella parto delltl collettiYità c:he partrcip,t e prepontlera nella vitu politica, lm i.p{!Cialmcnte una funzione quella di st,thilire le ,\'pese o la soddisfazione cli determinati bi1:1ogni, e quella di stabilire chi debba ed in che misura 80- stcnere il carico cli quC'ste spese. Xel cakolarc i di• rnr:si hi::wgni che si devono o 1:d,·ogliono soddi:sfarc è evidente che converrà tener conto del em,fo dei
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