Critica Sociale - XV - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1905

212 CRITICA SOCIALE Ricorderò da ultimo un ratto che, meglio di ogni altro, può dimostrare cosl l'importanza come la realtà del dis– sidio che si ò voluto negare. Xei paesi socialmente pili progrediti - in quei paesi, cioè 1 che, secondo il ~larx 1 mostrano agli altri la vin che dovranno percorrere - valo a dire in Inghilterra, nel Nord-America, noll'Australia 1 un partik, socialista, 11elsenso cm1ti11e11tale rlellci pa1·ola 1 non si ò mai svilup– pato (1). Oorganizzaziono operaia quindi vi ha risentito una scarsissima influenza da parte del socinlismo ad uso continentale, e vi si ò svolta in una quasi assoluta in– dipendenza. dal partito socialista, inteso corno da noi lo si intende. Prendiamo ora una delle più caratteristiche manife– stazioni di quel grande movimento: il tradesrmio,iismo Inglese. 1 socialisti ltalinni hanno sempre mostrata una irre– frenabile antipatia per il trades1mionismo inglese, o ne hanno fatto sempre uno scarsissimo conto. Potrei citare, a hde proposito, moltissimi passi dello stesso Uissolati. IO invece - parlo cli mo, solo In quanto mi vi ob- 1.Jliga il carattere de!la polemicA. - sono da anni o sarò costantemente un suo sincero ammiratore. Ora, la ragione di questo diversissimo modo di valu– tare lo stesso fenomeno sta tutta in ciò: che il Bissolati o gli altri amici hanno sempre giudicato il tr<Hles1mio- 11ismo inglese da un punto di vista esclusivnmentc so– cialista, mentre io l'ho giudicato sempre e solo da un punto di vista sindacalista. Da un punto di vi.<;tastrettamente socialista Il t.racles– unionismo è condanuabilc, pcrchè non confluisce poli– ticamente ad un partito socialista; percbè - beato lui! - non subordina la propria azione alle esigenr.e di al• cun programma massimo i perchò, secondo i bisogni e lo situazioni, si allea alle 1>iÙ diverse fra'lioni della classe dominante, ecc., ecc. Dal punto di vista sindacalista, invece, il lra(lesrmio– tiismo inglese rappresenta il movimento operaio più ge– nuino di tutta Europa; lo sforzo con cui una grande massa,. socialmente non tropJ)0 eterogenea, ha saputo, sotto la guida di uomini emeni dal suo stesso seno, ot– tenere rJlevantissime conquiste economiche o ))Otitiche. Ciò che importa per l'ascensione della cla~so operaia, ciò cbe costituisce il vero indice della sua iutrinseca mnturità, ò che essa sappia fnre da 11è i propri interessi i dirigere per esempio coi propri uomini una Cooperatim od una Federazione cli mestiere, valutare da sola esat– tamente le condizioni di una determinata lotta econo– mica o politica, ecc. Una classe, di cui una forte mino• ranza possieda queste cognizioni e queste facoltà, è ben più 1mdrona do! prOJ>riodestino che un'altra I;~ quale giuri, esempligrazia, noi collettivismo, ma poi non sap– pia fare un passo senza nffldarc ad altri la difesa dei propri interessi. Poichè, in ultima analisi, il punto rii \'ista strettamente socialista si risolve nel giudicare il frade1ii11111011ismo in base a quello a cui c1·cdo110 gli opernl della grande in– dustria inglese, ed il punto di Yista sindacalista nel giu• dicarlo in baso a quello che tali operai sa11110 fare da loro, lascio giudice il lettore spregiudicato - so ne a.vrò uno - quale dei duo sia pili conforme a.I materia– lismo storico o sia, sopratutto, pi1'1ragioneYole. Avrei molte altre cose da dire. )la non voglio abusare più oltre del diritto d'ospitalità. ( 1) Se tflluno Jl\'01180 (lUfll0IIC (\UlJIH0 In 11r0IJ0Rli0 olrC!l. l',\118iralla, è 11regalo di rlcor<111.rs1 lo 11qua1t11ct10la1wlate dttll'lfyud,1u11111 contro Il COllldeuo PMIII0 liOClflllBlfl austrnllano. Confido di aver dimostrato che gli amici 'l'reYes o Bissolnti si sono immaginati di troval'si d'nccordo con me, solo in quanto hnnno a,Jopcrnto il termine "sinda– calismo II in un senso che è diver:'lissimo, co1:1l da. quello conferitogli dall'uso pili generale, come da quello che, in corri<Jponclenza, io gli avevo attribuito. Accettando il 11intlacalisrno solo a patto di imporgli un significalo che lo svisa completamcntC' 1 essi so110 ,·enuti così a confer• mare, cou un'ulteriore Jlro,·a di fatto, la verità di quanto asseriYo: o cioè che ,i molti riformisti II combattono non soltanto il sind:lcalismo rh·oluzionnrio - nel che banno perfettamente ragiono - ma anche il sindacalismo tout cou,rt - nel che hanno 1>crfettamonte torto. i,: solo a dc• plorarsi cho una tale conrcrma - venuta per mezzo di ar. licoli che si fregiavano del titolo risolutivo: Uequit:oco del sindacalismo - sia stata raggiunta con un processo che non ò il più indicnto per combattere gli equivoci : il 1,rocesso di crearne degli altri. A~TOXIO ÙUAZIADEI. Non sarebbe il primo caso che, a voler esser troppo furbi> si finisca por trovarsi mugnificamente oorbel– h\ti. [nserendo, nel fascicolo scorso, l'articolo dell ·a– mico Antonio Graziadei '"Sindacalismo, riformismo, riroluzi011((rismo ,,, iwremmo giurato - e perciò a disegno ci astenemmo dAi rommenti - cli collabo– rare con lui a una graziosissima canzonatura. Co– nosciamo 1111un JJ<'Zzonel Graziadei un giovinotto pieno lii coltura e cli ~pirito uno spirito spesso o voloniiori un tal po' mefistofelico - e quelli.i." presa in giro " del neo sinclucalismo dei nostri mangiari– formisti ci Sfmbrnva che gli somigliasse. L'articolo, infatti, dice,·a: Il sindacalismo? Ma il sindacalismo non è nitro, non può essere altro, che il socialismo, oggi così detco riformista. Non è in– fatti il sindacalismo, per essenza e per definizione, la tendenza o lo sforzo di organizzare gli operai, di elevarne per tal guisa il tenore cli vita, cli Abilitarli· Aci un'azione sempre pili indipendente, intelligente cd cflicacC', sul tel'reno economico e po litico, all'infuori da C<'CC'ssive preoccupazioni di pro• grammi massimi, da metafisiche schifiltosità di in– transigenza elettorale, da dQgmatismi di scuola, da visioni a1>ocalitticho di catastrofi prosaimo o remoto? In fondo, il sindacalismo è la lotta di classe, non giÌl. preclicatu in astratto, cogli slupl'l'ilCC'nti puroloni dei P?liticanti dtt fiera che 8pa,l'rituno la g-l•11te, ma n,·r-:uta, ma pratirata, dì per dì, nel mezzo delle cose, sul terreno ch·lle conquiste graduali e !'C'ali: quella lotta cli cla8se, fLlla qurt,\e nessu,w o dif'oim o con• qui!-jta i,;emhra troppo piccina, qmrndo l'.iOf\'u a C'lC· ,•are di unu linea il valore e il vigore l'ivile del proletariato. 8 pl>rciò - rincalzava il liraziadei - il sinclarali>illl0 1 che vive nello Stato moderno e èa pitalist.H, hit cur;~ cli i111padro11irsi, come pili o meglio può, di og11i congegno dello Sh1to, per mnnovral'!o a profitto dei hworatori; agli antipodi dall'1marchi– Rmo1 cs110 pon<' fn1 i suoi sC'o1>i più importanti la lel-!'i:;h1zio11(' sociale. Per rendere pili nitido o qua~i froebelhrno il suo r11gionamonto 1 il Graziadei, sforzando forse un poco la tesi, evocava, come esempio del migliore e del pili genuino sindacalismo, il tradunionismo inglese - del quale i carattel'i, prosaict1.111ente antirivoluzio• nari per eccellenza, sono noti all'universale - che prende og-ni giorno il suo bene dove lo frovn e non si perita di allearsi, volta per volta, anche coi pnr– titi meno affini, pur di beccnre qualchC' cosa. E dicendo a. suocera perchè nuora intendesse> si clavi~ !'a.ria dì rimprovemro a " certi riformisti " di oppu– g-narn il sindacalismo, che dov1·C'hhe esse1·e invece carne della loro carne, sangue del loro sangue. Il

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