Critica Sociale - XV - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1905

224 CRI'.l'ICA SOCIALE di clementi eterogenei, provenienti dai cessati go– verni, assunti tumultuosamente in servizio in periodi agitati, aventi limitatissima cultura letteraria e tec– nica. Ma oggi non è più così. La barriera cli presun– tuosa ignoranza nella massa degli ufficiali è stata spezzata e dispersa; mentre in una parte privile– giata di essi si è forse addensata un'atmosfera di presuntuosa Hapienza, la quale può ottenebrare le menti di coloro che la respirano, producendo in loro quel certo grado di prosopopea che tanto dispiace alla g-rande maggioranza dei miseri e diseredati uf– ficiali. " La reazione fu però eccessiva, continua il Ma– " razzi i l'aver fatto dello Stato maggiore un corpo " chiuso, che recluta i suoi addetti solo fra gli uf– " ficiali inferiori e che poi si va selezionando senza " ammettere che altri in età più matura lo possa " rinsanguare, gli diede le apparenze di una casta. " Casta potente che col nucleo maggiore preme sulla " capitale del regno e con altri presso tutti i grandi " poteri dello Stato e comandi dell'esercito. ,, Ed è, dico io, talmente radicata presso tutti gli ufficiali dell'esercito l'idea che lo Stato maggiore formi una vera casta privilegiata e potente, che esso comunemente viene denominata: la Compagnia di Oesù. Sono al di fuori delle gare che travagliano l'uffi– cialità., sto considerandole con mente serena, nè prendo parte per l'una o per l'altra delle fazioni. Però co– nosco e sono amico di molti ufficiali di Stato mag– giore e posso assicurare che, per essi almeno) tale nomignolo è ingiustamente applicato; e credo che lo sia ancora per l'arma tutta altamente rispettabile. Però soltanto il fatto) che esso abbia potuto essere imaginato da una parte dell'ufficialità verso un'altra, dimostra quanto il male sia profondo e quanto sia urgente il correre al rimedio. Del resto) per il servizio di Stato maggiore non occorrono specialissime cognizioni; e per avere dei huoni generali non è necessario che essi abbiano riscaldato i banchi della Scuola di guerra. Noi ne possediamo alcuni che si trovano in tali condizioni e non sono certo i peggiori. Concludo che la. Scuola cli guerra non è punto necessaria; e che gli ufficiali di Stato maggiore pos• sono essere reclutati fra quelli delle varie armi 1 scegliendo i più adatti a tale servizio ccl associan– doli alla carriera di tutti gli altri. Scomparirà così per incanto il terribile bacillo che mina l'energia, la tranquillità e la coscienza di tutta l'ufficialità deH'esercito; la quale ora languisce, col• pita dall'anemia che l'uccide. 5° I collegi militari. E vengo ai Co11egi militari. In massima sono contrario al sistema di educare i giovanetti, allontanandoli in tenera età dal contatto della propria famiglia e della società. L'educazione che si riceve in tal modo ha qualche cosa cli anor– male. Distacca l'individuo dall'osservazione quotidiana delle cure e delle intime necessità della vita pra– tica; e prepara un uomo che non ha vissuto la vita della generalità e che ignora per lungo tempo tutti gli ingranaggi del vivere sociale. J~ ciò tanto maggiormente avviene per i giova– netti rinchiusi sin dal 13° anno della loro tenera. esistenza in un ambiente dalle idee unilaterali, ove dimenticano il mondo esteriore per acconciarsi ad una vita fittizia cd anormale.]!] quando poi il giovanetto, siffattamente educato) messa la prima peluria sulle h1..hbra ed il primo galloncino al berretto, si affaccia relativamente libero di sè al mondo esteriore, egli lo contempla con una percezione che non è la vera) e rimane per molti e molti anni e forse poi per tutta la sua vita straniero in mezzo a quella società che egli è destinato a proteggere, ignaro di quella vera vita vissuta che egli meglio dl ogni altro avrebbe dovuto comprendere. Il seminario prepara il prete; il nostro collegio militare prepara il soldato nel senso antiquato della parola ('). :Ma oggi l'ufficiale dell'esercito non può, non deve essere semplicemente un soldato. Ben altra è la sua missione nella società moderna. Bisogna dunque da tutto ciò concludere che i col· legi militari hanno fatto ormai il loro tempo e deb– bono essere, non sostituiti, come propone il ì\Iarazzi, da altri nei qua.li i piccoli allievi sieno condotti a frequentare i corsi seconda.ri nelle scuole pubhliche, perchè non si otterrebbe così lo scopo di lasciare i giovanetti a contatto della loro famiglia e della so– cietà. durante i loro primi anni, cosa che il Marazzi stesso raccomanda: ma aboliti completamente come non necessari, anzi come dannosi. Già essi, in altre epoche più o meno recenti, furono successivamente diminuiti di numero, poi soppressi, poi ricostituiti in discreta quantità, poi diminuiti ancora; secondo il capriccio cli questo o quel }linistro della guerra, avente più o meno simpatia per i seminari. Ma oggi, per le considerazioni suesposte, si do– vrebbero definitivamente sopprimere; colla persua– sione cli bene operare, e colla ferma convinzione di non farli piì1 resuscitare. 6° Il servizio sanitario. " Relativamente al personale scientifico per ser– " vizio medico militare, scriYO il più volte citato ..:"Ma_ra.zzi, noi siamo di fronte a dei fatti singolari. " 1n tempo di pace l'esercito potl'Chbe fare a meno " dei medici militari e ricorrere a' professionisti civili· " in guerra, 1>oi,sono a.nzitutto necessari gli opera! " tori. Il medico militare in pace, sia presso le truppe " sia negli ospedali) non ha. molto da fare, e ne avrà " ancora meno per l'avvenire, quando le ferme brevi " ed il contingente unico venissero a. diminuire rrJi "effettivi di pace. La sua abilità scientifica non p~ò " quindi nò perfezionarsi, nè essere apprezzata. Gli " organici di pace danno un medico ogni 300 soldati, " e questi essendo di buona costituzione fisica, ben " nutriti, bene alloggiati, ben vestiti) ed in genere " faticando meno che alle case loro, non sono gente " da ospedale. La complessiva mortalità nei luoghi " di cura militare è annualmente inferiore a 1000 " uomini) il che corrisponde ad uua media di le½ " per ogni ufficiale medico, avendosi 686 sanitari, " oltre quelli di complemento. Il numero delle ferite " di punta e cli taglio curate in un anno nell'eser– " cito sa.le a 150 circa; e quelle di arma da fuoco " a 90. Su qua.le materiale patologico si esercitano "quindi i nostri clinici militari? ( 1) Serln) Il M(1.1·111.1.I: ~ Atlt111.llne11tche succede al giovane uln• " elale? Posto In un collegio mlliturc qunsl fanclullo, od 111Istituti " super!orl prima ancora di essersi atraeclato alln vita, egli di questa " non conobbe le dlftlcoltà. nè le ,•lrtù. mi dissero però subito che " l'essere suo crn privilegiato, che <1.ovevabenedire !'!dea del geni– " tore che lo llvevR dedlcRto allfl. J)fùrla, gli recero vedere I sempllot ~ mortali, I borghesuco1, dall'alto al b11sso,e lo persuasero che l'elmo " da generi1le - questione di tempo - ora cosa di sua natural llCr• " tlncnza. L'!Slruztone unllatcrnle, gli ammaestra,nentl speciali lo " confermarono In tal concetto; sì che egli molto e molto presume " di sè. ror8e 1rnpputo lmaghmndo ohe la llUbbllco. cdueazlone, che " la lot.ta quotl(l!anl\ per \'!vere e per c111crgcrc lrrobusll\'a ln co– " solon:1.11cl,·lle mo<lerntt, e che la libera concorrcnzn portav11.al " vertice Cd al governo delln società 1101111111 che t)er certo gli sn– " rebbero stati 111rer1or1. M

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