Critica Sociale - Anno XV - n. 13 - 1 luglio 1905
196 CRITICA SOCIALE pronti a giurare sulle finalità più estreme, ma i cui in– teressi reali si svolgono ogni giorno in ben altra sfera. ... Si dice: ma il sindacalismo è antipolitico, o, per lo meno 1 è antipnrlnmentaro; e ci riconduce ngli anarchici. Anche qui bisogna'evitare gli equivoci. Alcuni tra i nostri sindacalisti rivoluzionari sono giunti sino a sere• <lit.are oltre ogni misura Fazione parlamentare. Ma ve– ramente il sindacalismo, nelle sue forme reali, il sinda– calismo, non come teoria dei rivoluzionari: ma come ratto concreto della storia, non fu mai nè antipolitico nè an– tiparlamentarc. Prendiamo il movimento sindacalista più tipico: il tradcsunionismo inglese. Con una amena suffisance i marxisti che non cono– scono e non hanno c.-ipito il Marx - cioè la maggio– ranza dei marxisti - banno sempre affermato che gli operai inglesi non banno mai fatto della politica di classe. Invece, essi stanno mettendo in pratica da ottan t'anui una politica di classe che, tenuto conto delle con– dizioni del loro paese, ò quella che risponde meglio alla legge del minimo mezzo 1 ed è quindi la pit'1 sapiente. Coloro ohe asseriscono il contrario ragionano come quei curati di campagna, i quali pensano che i turchi non hanno religione, solo perchè ne hanno una dh·ersa dalla loro. li tradesnnìonismo inglese ha fatto una politicc. di classe diversa da quella che concepisce il socialismo ufflciale del continente; ma questa non è una ragione sufficiente per concludere che non ha mai fatta politica di classe. Ciò che si può dire è piuttosto questo: che la classe operaia, nel fare sempre più da sè sola la propria po– litica, tende necessariamente a darle un contenuto piì1 ecouomico, e ad attribuirle una importanza meno esa– gerata. Alcuni socialisti si sono dati completamente e con grande successo alla organizzazione economica. Sono quelli stessi che, non senza una ragione, si souo meglio eman– cipati dalle l'ormole tradizionali clel proprio partito. ~la, nel suo complesso, il partito socialista - appunto perchò ò composto di elementi socialmente troppo disparati - tende necessariamente a dare una importanza ecces!-iva all'azione politica, e a mettere in secondo ordine l'azionp, economica. li'inchò si trait.a di organizzare un bel Comi• zio io cui 11rotestare contro qualche proibizione prefet– tizia, o riaffermare quei supremi principì i quali, ccc., ecc. 1 è facile trovarsi tutti cPaccorrlo. Se imece si tratta di impiantare una Cooperativa di consumo o di metter su una Lega di resistenza, allora il piccolo commerciante e il proprietario, beochò regolarmente iscritti, riacqui– stano la propria sincerità di classe e - colpiti nella realtà dei propri interessi - minacciano di non portare più nè voti nè soldi. Si è arrivati così a questo eccesso: che l'organizzazione e l'attività del partito socialista come tale è diventata prevalentemente elettorale. k dunque tanto desiderabile quanto naturale che, man mano cbe l'attività. politica passa direttamente nelle mani della classe operaia, questa le dia un contenuto più sostanziale ed una importanza meno esagerata. È certo, ad esempio, che uno sciopero vinto od una Coo– perativa bene amministrata valgono più cli un successo elettorale; come, nello stesso campo politico, una mo– desta lega sociale, che sia il frutto di una coscienza di classe ben precisa e che non resti quindi lettera morta, ha un siqniflcato collettivo ben più grande che non un discorso di Jaurè.s. *** ì\fi sembra dunque che quei riformisti, i quali attac• cano non solo il sindacalismo rivoluzionario, ma anche il sindacalismo come fenomeno che nei pne!li più pro– grediti esiste da un pezzo e che anche nel nostro di• viene all'infuori di ogni teoria, vengano insipientemente ad inrlebolire la loro posizione dottrinale e pratica. Dottrinale, per le ragioni già clcttej pratica, per que• sta fra \'altre: elle di fùtto, sebbene il partito nel suo complesso abbia un ben diverso indirizzo, è proprio sopratutto tra i riformisti che piÌl si incontrano quei mi– rabili organizzo.tori della classe operaia sul terreno eco– nomico, i quali sono i11 fondo i migliori J)l'eparatori del sindacalismo e dell'azione diretta, nel senso che a quo• ste parole danno non le elucubrazioni teoriche dei ri• voluzionarì, ma la realtà delle cose. n dilemma: u o sindacalisti o riformisti" è un dilemma fondato sopra uu equivoco: e quei riformisti, i quali lo accettassero, si getterebbero da sò stessi in un assurdo trabocchetto. Il riformismo ben inteso è la strada maestra pe1· In quale i socialisti possono giungere al sinòacalismo. Naturalmente non al sindacalismo rivoluzionario. I rivoluzlonarì hauno una ragione c1·essere 1 la quale è costituita sopratutto dagli errori che hanno commesso i riformisti prima di diventare tali e dopo di esserlo diventati. Ma ciò che è assurdo nei rivoluzionarì è di voler fare una generale teoria pseudo-scientifica per spiegare uno stato d'animo riferibile a contingenze nazionali e mo– mentanee. Non solo non è vero che il sindacalismo sia in con– traddizione col rirormismo bene inteso i ma non è vero che il sindacalismo po8sa essere o rimanere rivoluzio– nario1 nel senso che essi clauno a questa parola. . .. 11 sindacalismo è la classe operaia che si occupa di– rettamente rtei propri interessi, sopratutto dal punto di vista economico. ~ dunque la classe operaia iu contatto immediato colla più complessa e la piì1 circostanziata delle realtà: con quella tra le realtà, che infligge au– tomaticamente le sanzioni più severe e pili gravi contro chi non sappia valutarla. Credere dunque che il sindacalismo sia per la sua essenza ecl in modo permanente rivoluzionario - sem– pre in quel tal senso tiella parola - è un concetto che l'esperienza storica, la dottrina economica, il buon senso smentiscono recisamente. Nè al sindacalismo genuino possono in alcun moclo interessare le disquisizioni intorno a.I problema supra– sensibile: se convenga la " penetrazioue nei poteri dello Stato ,, e la " eliminazione della. loro potenza "' Sono questioni queste che, oltre al risuscitare antiche e viete polemiche, oltre a trovarsi in aperto conflitto con tutte le norme metodologiche di un sano positivismo, hanno per il movimento operaio il Yizio d'origine di rappre– sentare una dilettazione .... di intellettuali. Il movimento operaio si svolge in mezzo a un am– biente sociale in cui esiste uno Stato, ed in cui tutte le altre classi cercano di servirsene ai propri flui. È natu– rale che, rlate le condizioni della lotta, anche la classe operaia debba seguire un tale esempio. 'l'anto ò vero che la così detta legislazione sociale è sempre stata e rimane una delle preoccupazioni degli operai au– tentici {'). (1) Clic se 1JrOJ)l'IO una tille cll:>•111\ilzlone si dovesse fare, così come si gtuoco. il 1Jrlsco1t1o SIleggono I romanzi d1a1•Jl6lldleo, el potrebbe
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