Critica Sociale - Anno XV - n. 11 - 1 giugno 1905

CRITICA SOCIALE IG'I lialtro aspetto sollo cni l'osservazione che stiamo esaminando può considerarsi è molto semplice. Se, no– nostante il divieto del contratto, della legge, ecc., lo sciopero si compie o questo si estende violentemente a lutto il personale impiegato nei servizi pubblici con– siderati, allora la questione, da giuridica ed economica, diventa acutamente politica e sociale. Lo Stato e il paese si trovano, per lo meno, dinanzi ad una gravissima ri– bellione. Ora, una ribellione che comprenda, ad esempio, 1in cento mila persone, non può e~sere considerata nò trattala con criterì e provvedimenti normali. Subentrano altri criteri e altri mezzi 1 lo studio dei quali non è com– preso, fortunatamente, noll'àmbito più modesto del pre– sente mio articolo. (') VI. Le 01•ga,nfa~aziouli clegli, 1111pieyati. Sin qui - si potrà giustamente OS!'-lorvaro - non mi sono occupato in sostnuza che delle classi pili propria– meuto operaie, non dicendo nulla dirottamente dello organizzazioni degli impiegati delle pubbliche ammi– nistrazioni o di altre organizzazioni consimili che con vocabolo poco italiano potremmo chiamare professioni– stiche. Ciò è avvenuto perchè, secondo a me sembra 1 questo speciale ge11ere di associazioni, dal punto di vista delle attuali conrlizioni politiche del paese e da quello economico-sociale e legislativo, presentano im– portanza minore e, ad ogni modo, diversa da quella pro• pria delle organizzazioni dei lavoratori manuali. Un'ec– cezione sarebbe da farsi per la categoria, ad es. 1 dei postelegrafici, che sono fra gli operai e i professionisti, clvUf JlCr nn·entura 11H1 feroci e sproporzlonnte delle pt11t vere o 11roprlc, se, pula caso, si ummettesse che ogni sclo11ero Importi rl• Mluzlone del contrntto e quindi perdlla del 1>1u1c,mettiamo 11egno Cli(, ciò parrebbe RI lavorRtorl pfif grort, e credhuno cJ1e sarel1lle In errotl.l pHt t11/.q110, eho 11011 l'RPJJIICaZIOIIO di (JIH\lohc sottlmaill\ di 1'onlarno formo - eomo è ormRI glurlsprtHlrn:rn 11robh·trnlc CO• slRnto - che 10 sc101ioro non 1m11llcl\,Rnzl e11e111<1c di regoli\, !'In• tenl\tono e c1ulndt la 1ircsunzlone dclii\ rottura del contratto. !-a~ellbo <11111101 soltanto caso 11orcaso, e non con unll normn aasolnrn o pre– costituita, che potrà ,:rtudlcaral della rtapo11s11buttà dello sciopero e dolla mL11111"a delle suo conseguenze giuridiche. Ma <1uestedovrebbero sempre poi cimentarsi col criterio delh, C1ftpllcc1bll.tt} 11olltlca o pra– tica dogli eventuali ,·erdclll. Di~lutto lo pRrt!, per tutte le ,·le, paro n 110\ che si ritorni nl J)rtnclplo d'onde slnmo pnrtlll (vedi la nostra 11rlmo.noto.): lo. collot– tlvlzzRzlone obblctt!1'R dello Industrie so,·verte I 1·cochl canoni di d1rlltO o lncluco a\lll 11eccss1t1\,non solo di nt10,•1 criteri, ma anche di nuo,·e J>rocedure: qui 11 trallA di creare un diritto o la procedura I\Slmne c111lndllm1iortanza preminente, come, QuRndo si tratta di orcRro un flgllolo, l'lml)Oril\111.1,11remtnente ù tlella 11111.dre. l.'Rrbt· Irato svllupJJerà R (JOCOA poco le soluzioni concrete che 111,·anot<m– tcrcmmo fin d'orl\ di 11rOCQ!jt\tulre.Intanto otò, n cui si de,·e mlrRre, non Ò tanto di p,mtr-e lo SOIOllCrO 1111antodi l'tlHlt,·10 i11uU/e t q11l11dl im1)osslbUt. Flnohè esso sii\ utile, o possa htlO raglonovolmente AJ>· J)Rrlre, ogni plìt Ingegnosa toorll, di sanzioni coucri\ nell'nssurdo. \.\'otCI dtlla CRITICA). ( 11 l'cr non dllungnrml tro1i110,tralasclo di esRrnlnaro sulla scorta dello Idee e delle pro11oste qui accennate I fRlnosl articoli 18 o !?1 {currl1pondcnt1 agli arneo\l 11 e 24 del disegno ministeriale) del vro\•1•l1orlo disegno di legge ferro\'larlo ap11ro,•1tlOdRI l'arlamonto nello scorso mese dl upr110. l'er Il concetto a cui gli articoli sono i111iiratlo l)er l'appllc11.·llone che in essi se no fR, m1 richiamo n q11Rnto dl11sero ln l'nr11unento oratori 01 pnrre nostrn, fra cui l'on. S11oehl, o I\ quanto scr1,•e l.lrllllrntomcmte 1•011.Turati nel fRsclcolo J6 aprlle dOIIR Critica Socklfe. l'Olc:hù Il lllnlstero del 11\\'0rl l)Ullbllcl è tenuto da un uomo di \'alore sclenttflco come !'on. C. n.:rrarl8, è da credere ohe la soluzione em11trlca o contrRddlttorla dRla 11.1111 t uestlonc dello 1JCl011ero ferroviario Slfl 811\ta determinata dRll'urgcnzA della legge rerro,•lflrlR e dtillo pnrtlcolurl condizioni psicologiche e polltlohc, dotermlnnte nel PRrlR111ento e nel paese dRll'lnfellcc 11ctopcro del ftlrro1•1cr\ nllorn proclnm11to. anche perchi: a,I e:-:sanon ,<,ii po~sono applicare inlcr,1- mente le con,<,iiderazioniaccennate pili sotto. Cercherò ora di chiarire, sempre con la maggior bre– vità, il mio concetto, rilevando quali ,',li11no, in gennale, i caratteri ciel movimento professionistico e quali i snoi pos'libili metodi di lotta. Soggettivamente, apparisce che, nelle associazioni proff>~-.ionistichc,gli intenti che le muovono sono molto meno acutizzati e deformati dalla suggestione collettiva di quanto non avvenga, per ragioni ovvie, in seno nlle cla~:-i meno colte tJ educate dei lavoratori del braccio, Oggettivamente 1 poi, i ceti profos.. ~iouisti si differen– ziano per altre due e,<,isenr.iali cir<'o-.tanze. Costoro, primierameute, sono addetti alla. soddisfa– zione di bisogni meno primari e meno necessari (:-:empre in ~enso relativo: di quello che non siano i bisogni fisici dell'nlimeutazione, della luce, della locomozione, del ve– stiario, dell'abitazione e via di seguilo e per ciò non !-i trovano nella condizione di potere infliggere alla gene– ralità. della popolazione privazioni dolorose e tali che la necessità di evitarle o l'urgenza di rimuoverle sia YJ\'i~sima e sentita da tutti. J Ct·ti stessi 1 inoltre, non sono tali, per ragioni psico· logiche, tecniche, economiche, che vogliano e pos~ano riunirsi facilmente in grandi masso, stringersi ferven– teml'nte in un patto comune, come invece sono in grado di fare le ch,,t'li operaie. i cui organizzatori tendono a contrapporle e armarle in blocco contro il re<.:todella società. I gruppi profei;sionistici, invero, sono in parte cointeressati e collegati con i detentori del reddito, rhe tuttora pesano maggiormente nel governo dello Stato e nella vita sociale, o in generalo sono divisi fra di loro da così profonde diversità e varietà di bisogni, di in– tt<rC8~i, di funzioni, di circostanze materiali e morali di vita. che gli ipotetici vincoli di classe da cui dovreb– bero essere stretti restano spezzati o per lo meno so– praffatti. L'azione pertanto dei ceti profesliionistici, diretta ad accrescere la rispotti\'a quota nello. redistribuzione del reddito i;iociale, non può essere di pressione violenta, ma solo di penetrazione e di persua~ione morale, non può disporre di altre armi all'infuori di quelle intel– lettuali1 atte a determinare in seno all'opinione pubblica le desiderato correnti morali. E da. rammentare però che in Italia il movimento professioui~tico è partico– larmeute vivace o tende ad assumere aspetto politico anche per la mancanza di una leggf>,laute volte chiesta dagli interessati, sullo stato giuridico degli impiegati. Xon so, ad esempio, 1'-!0 dai limiti e dai metodi dico– desto delicato lavorio 0011 abbia di recente sconfinato l'a.c.sociazionedegl'inseguanti delle scuole medie,la guaio col!"improvvisa adesione politica a quell'astrazione che ò l'J~strema sinistra, ha corso il pericolo di provocare contro di sè una reazione cosi forte da neutralizzare, in parto almeno, Petretto morale prodotto dall'insieme della sua propaganda. Eppure, gli egregi professori, senza imporsi un'opinione politica a scopo di tattica professionale, avrebbero potuto presto e semplicemente interrogare la propria coscienza di classe, e questa 1 non turbata dal calore e dalle suggestioni di un congres:;o, avrebbe per certo risposto loro che nel va-.to àmbilo del partilo radicale è il posto vero di tanti ceti profes~io• nistici, fra cui quello degli insegnanti, - che nell"opera intimamente e integralmente democratica del partilo radicale è da riconoscersi la più sicura garanzia per la dife~a di codesti ceti e dei più intellettuali in par• tir.olare.

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